Alcuni itinerari per scoprire il patrimonio storico, artistico ed etnografico della Valle d'Aosta
Naviga
Zone Turistiche
Previsioni Meteo
Meteo
Prenota la tua Vacanza
Itinerari culturali
Da Pont-Saint-Martin a Verrès un itinerario per scoprire i castelli e alcuni suggestivi borghi della Bassa Valle d‘Aosta.
continua
Un percorso nella media valle dove vigneti e castagneti incorniciano antiche dimore e castelli da fiaba.
continua
Da Sarre a Morgex, un itinerario per scoprire i castelli valdostani dell’alta Valle d'Aosta
continua
Nel centro pedonale alla scoperta dei monumenti di Augusta Praetoria e delle chiese di epoca medievale.
continuascegli il tuo itinerario
Aosta: giro delle mura romane e delle torri medievali
Itinerari culturali -Come: a piedi.
Durata consigliata: mezza giornata.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Lunghezza: 3 km circa.
Un “viaggio” nel cuore di Aosta lungo il perimetro delle mura romane alla scoperta delle sue torri e di pagine appassionanti di storia.
In epoca romana la cinta muraria di Augusta Praetoria formava un rettangolo di 724 m x 572, raggiungeva un’altezza pari a circa 7 m ed era costituita da un riempimento interno di ciottoli e malta, e da un rivestimento esterno di blocchi di travertino.
Le torri erano due per ogni porta, quattro angolari, più altre otto: venti in tutto. Per il loro numero, per il pronunciato aggetto verso l‘esterno e per il risalto dato loro da un doppio ordine di finestrelle ad arco poste su tutti e quattro i lati, è probabile che la loro funzione fosse anche decorativa oltre che difensiva: la cinta muraria, infatti, doveva creare una significativa delimitazione monumentale dell‘area urbana.
Nei secoli successivi alla caduta dell‘impero romano, Aosta conobbe una fase di abbandono e di forte declino; nel corso del Medioevo gli abitanti iniziarono a tornare, le abitazioni si strinsero lungo le vie principali e i nobili costruirono le loro caseforti e i loro castelli contro le antiche mura. Molti bastioni furono adattati a dimora feudale, e alcune torri sopraelevate e trasformate utilizzando il paramento esterno delle mura che venne in gran parte asportato.
Ancora oggi è possibile visitare a piedi gran parte del perimetro delle mura romane apprezzando diverse torri o resti di esse.
L’itinerario parte dalla Porta Praetoria, la più imponente delle quattro porte dell’originaria città romana, vero e proprio ingresso monumentale, ideologico e simbolico della colonia di Augusta Praetoria Salassorum.
La Porta è costituita da due cortine parallele, in ognuna delle quali si aprono tre arcate; lo spazio racchiuso all’interno rappresentava in origine un ampio cortile d’armi (il cavedio). Il passaggio sotto la grande apertura centrale era carrabile mentre i fornici laterali erano riservati al transito pedonale. Il paramento murario esterno oggi visibile sul lato ovest è costituito da grossi blocchi di puddinga (un conglomerato naturale di origine sedimentaria fluviale), ma è presumibile che in origine presentasse un ulteriore rivestimento in travertino. Sull’attuale fronte esterno orientale della Porta, monumentalizzato nella prima metà del I sec. d.C, in un momento successivo alla costruzione, sono ancora visibili i resti del rivestimento in bardiglio di Aymavilles (marmo grigio-azzurro locale) e in marmo bianco di probabile provenienza dalle cave di Carrara.
Le imponenti dimensioni dell’edificio antico, ancora oggi ben conservato, sono in parte percepibili tenendo conto che il piano di calpestio della città romana si trovava ad una quota inferiore di circa 2 metri rispetto al moderno piano di frequentazione.
Lasciata quindi la Porta Praetoria, si prosegue in via S. Anselmo e, dopo pochi metri, si svolta a sinistra in via Hôtel des Monnaies (via Antica Zecca), lungo la quale si incrocia la Tour Fromage. Innalzata, con tutta probabilità, tra il XI e il XII secolo, venne ampliata e ristrutturata nel 1381.
Inserita nell‘area archeologica del Teatro Romano ed affiancata da edifici di origine medievale, deve il suo nome ai nobili De Casei (francesizzato poi in Fromage) che la occuparono nel Medioevo. A pianta quadrata e non molto elevata, appoggiata su un lato alle mura cittadine e sull‘altro al muro di sostegno del terrapieno interno alla cinta romana, conserva la primitiva fisionomia.
Poco lontano, in via Guido Rey, sorge invece la Torre dei Balivi o “Tour du Baillage“, situata all‘angolo nord-orientale della cinta muraria romana. Fu anch’essa costruita nel Medioevo sulle strutture della preesistente torre romana di nord-est e occupata dalla nobile famiglia dei De Palatio, che derivò il suo nome dal cosiddetto “Palatium rotundum”, cioè l’anfiteatro romano, i cui resti rientravano nelle sue proprietà.
A decorrere dal 1430, il complesso venne destinato a residenza dei Balivi, gli amministratori della città, nonché a carcere: tale destinazione venne conservata fino al 1984.
Percorrendo via Guido Rey verso ovest, si arriva in corrispondenza dell’incrocio con via Xavier de Maistre dove è possibile vedere quanto resta di una delle torri settentrionali della cinta, nota con la denominazione medievale di Tour Perthuis. Proseguendo quindi in via Chanoux e continuando in via San Giocondo, vicoli storici che, sin dal Medioevo, indicano l’estensione del quartiere ecclesiastico urbano, si perde progressivamente la vista della cinta muraria fino ad arrivare in piazza Roncas dove, nell’edificio un tempo occupato dal Convento delle Visitandine e poi dalla Caserma Challant, sorge il MAR - Museo Archeologico Regionale nel sottosuolo di questo edificio sono visibili i poderosi resti della Porta Principalis Sinistra, ossia la porta nord della città romana.
Dando le spalle al Museo ci si dirige in via Tourneuve in direzione del settore occidentale della cinta muraria dove sarà nuovamente possibile apprezzare la vista delle mura e, in corrispondenza dell’angolo terminale, la Tourneuve (metà XIII secolo), che sorge all’incrocio tra la via omonima e via Monte Solarolo.
Giunti in piazza della Repubblica si imbocca, sulla sinistra, la pedonale via Edouard Aubert, per poi svoltare quasi subito a destra e giungere in via Torre del Lebbroso, dopo aver costeggiato l'edificio della Biblioteca Regionale, che si imposta al di sopra dei resti della Porta Decumana, peraltro visibili al piano interrato della stessa Biblioteca. Antico bastione romano, la Torre venne trasformata in residenza feudale dai nobili Friour, dei quali si ha notizia dal 1191; nel 1773 vi fu ospitato il lebbroso Pietro Bernardo Guasco, originario della città di Oneglia, la cui permanenza nella Torre fu resa famosa dalle pagine del romanzo “Le lépreux de la cité d’Aoste“, scritto nel 1811 dal nobile savoiardo Xavier de Maistre.
Infine, attraversando via Stévenin, si incrocia la Torre di Bramafam, che sorge all‘angolo tra via Bramafam e viale G. Carducci, lungo il lato meridionale della mura romane. Il monumento mostra un bastione a pianta circolare, alla cui base sono ancora visibili i resti della torre occidentale e parte di quella orientale che, in origine, fiancheggiavano la Porta Principalis Dextera, su cui fu innalzato il castello intorno al XII-XIII secolo.
Denominato Castello di Bramafam, ma comunemente designato come Torre, il maniero fu anch’esso proprietà dei nobili Challant, già visconti di Aosta, che, nel corso del XIII secolo, divennero la più importante famiglia aristocratica della Valle d‘Aosta; passò quindi nelle mani dei Savoia e, dopo varie vicissitudini, venne completamente abbandonato nel XVI secolo.
Per spiegare l‘origine del nome di questa torre, a tutt‘oggi sconosciuta, una leggenda narra che un membro della famiglia Challant, per gelosia, vi avrebbe rinchiuso la moglie, che ivi sarebbe morta, gemendo e lamentandosi per le sofferenze patite a causa della fame (brama fam). Altri, invece, attribuiscono questa denominazione al fatto che, per un certo periodo, il complesso ospitò il granaio pubblico, cosa che indusse la popolazione di Aosta, in seguito ad una grave carestia, a radunarsi ai piedi del maniero implorando cibo. Un’altra versione è quella che vorrebbe questa torre indicata come Porta Biatrix dal nome di Beatrice di Ginevra, moglie di Godefroi de Challant; tuttavia nessun indizio storicamente affidabile può avvallare tale tesi.
Lasciata quindi l’area ludica di via Festaz nota come “Giardino dei ragazzi” attraverso cui è possibile avvicinarsi al lato nord del Castello di Bramafam, si imbocca la vicina via A. Crétier procedendo in direzione est verso la stazione FS dove, una volta arrivati, si potrà apprezzare la mole della Tour du Pailleron: si tratta dell’unica torre cittadina, assieme a quella del Lebbroso, ad aver mantenuto, quasi inalterato, il suo aspetto romano, nonostante gli importanti restauri di fine Ottocento, resi riconoscibili dall’ampio impiego di mattoni.
Procedendo lungo via Cerlogne e continuando a seguire la cinta muraria dall’interno, all’incrocio tra via Festaz e via Torino, si vedono i resti della Torre Plouve, una delle torri frontali del prospetto est della cinta muraria di Augusta Praetoria che, durante il Medioevo venne occupata dalla nobile famiglia dei De Plovia . Da qui si imbocca via Vévey, che corre parallela alla linea delle mura antiche, e si ritorna così alla Porta Praetoria.
Aosta: i cammini sacri
Itinerari culturali -Come: a piedi.
Durata consigliata: mezza giornata.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Lunghezza: 2 km circa.
Un itinerario inconsueto, alla scoperta dei più antichi e significativi luoghi di culto della città, che si snoda tra vicoli e stradine “segrete”, orti, giardini e antiche mura…
L’itinerario parte dal cuore antico della città: la Porta Praetoria, sul cui lato nord svetta l’imponente Torre dei Signori di Porta Sant’Orso che segna l’ingresso nel medievale Borgo di Sant’Orso. Da qui si imbocca via Sant’Anselmo e, dopo alcuni metri, si svolta a sinistra in direzione della Collegiata dei Santi Pietro e Orso luogo carico di storia e misticismo, la chiesa affonda le sue origini in epoca paleocristiana e da sempre rappresenta un simbolo della religiosità valdostana.
Chiesa funeraria privilegiata per secoli da nobili, potenti e prelati, Sant’Orso racchiude veri e propri tesori di archeologia cristiana e di storia dell’arte. Sempre qui si trova il noto Quadrato magico: un elegante tappeto musivo di forma quadrata risalente all’XI-XII secolo e riportato alla luce da scavi archeologici condotti nel 1999, ancora oggi ritenuto carico di mistero.
La chiesa contiene anche un altro tesoro: il magnifico ciclo di affreschi nel sottotetto, risalenti ad epoca ottoniana (inizi dell’XI sec. d.C.) e rimasti celati per secoli in seguito alla realizzazione di una controsoffittatura verso la fine del Quattrocento.
Accanto alla chiesa il meraviglioso chiostro romanico che, con i suoi 40 capitelli di marmo istoriati, richiama folle di studiosi e visitatori ogni anno.
Alla sinistra del sagrato, uscendo dal chiostro, lo splendido Priorato rinascimentale con le sue raffinate quanto inusuali finestre a crociera in terracotta scolpita, così voluto dal priore Giorgio di Challant alla fine del XV secolo.
Sulla destra, invece, svetta il possente campanile romanico, in origine una torre difensiva, come dimostra la posizione particolarmente elevata della porta d’accesso presente sul lato est.
La vicina chiesetta di San Lorenzo, infine, sotto l’aspetto tardogotico, nasconde origini paleocristiane (inizi del V secolo d.C.); qui furono scoperte le sepolture di importanti vescovi aostani tra cui Grato (patrono della diocesi), tutte databili tra la seconda metà del V e il VI secolo d.C. Sulla sinistra della chiesa attuale un percorso conduce all’ area archeologica sotterranea.
Si prosegue ora lungo via Sant’Orso che, in breve, ci conduce in un’area rurale, fatta di orti e giardini: qui sorge l’antico cimitero monumentale del Borgo di Sant’Orso, dove riposano numerose personalità della cultura, della scienza e della politica valdostana.
Piegando a sinistra si raggiunge l’angolo nord-est della cinta muraria di Aosta romana, sottolineato dalla poderosa torre quadrata detta dei Balivi, contro cui nei secoli è andato formandosi un complesso che, da dimora urbana dei signori De Palatio, è diventato sede dei Balivi, rappresentanti del duca di Savoia e amministratori della giustizia. Dal 1430 al 1984 qui hanno trovato posto le carceri cittadine e oggi, dopo un decennale restauro, vi sarà ospitato l’Istituto musicale regionale.
La facciata nord dell’edificio, agganciata alle mura romane, ci accompagna lungo via Guido Rey fino alla breccia che, sulla sinistra, consente di avvicinarsi allo storico Convento di Santa Caterina, fondato nel XIII secolo, al cui interno sorgono i resti dell’anfiteatro romano di Augusta Praetoria. L’entrata del convento è sottolineata da un pregevole affresco di fine Quattrocento; oltre le mura di cinta emerge il piccolo ma elegante campanile della cappella conventuale, risalente al XIII secolo.
Attraversando via Xavier de Maistre si imbocca via San Giocondo (anticamente rue des Prêtres): qui sembra davvero di essere in campagna, tra bassi edifici storici e alberi da frutta. Questo percorso, sin dal Medioevo, segnava l’accesso al quartiere ecclesiastico dove si godeva del diritto d’asilo, e che corrispondeva all’area oggi perimetrata da via abbé Chanoux (a nord, parallela a via San Giocondo), piazza Roncas (a ovest), via De Sales (a sud) e infine via Xavier de Maistre (a est). Lungo questo percorso, fino al 1808, si svolgeva la processione detta des Immunités.
Giunti in piazza Roncas si avrà davanti la facciata di palazzo Roncas: ora in restauro, questo edificio rappresenta una delle più eleganti dimore cinquecentesche della città e racchiude al suo interno splendidi affreschi e “grottesche” realizzati tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo.
Il palazzo di fronte, oggi sede del MAR - Museo Archeologico Regionale), nel XVI-XVII secolo rientrava tra le proprietà della nobile famiglia Vaudan che qui ospitò l’ordine monastico delle Visitandine.
Nel 1802 le sorelle della Visitazione furono obbligate a lasciare il monastero per ordine di Napoleone e così il convento fu trasformato in caserma col nome di Caserne René de Challant.
Prima di procedere lungo il percorso delle Immunità, è d’obbligo una breve deviazione: da piazza Roncas si imbocca via Martinet; dopo pochi metri, sulla destra, si apre un passaggio voltato che conduce sul sagrato della chiesa di Santo Stefano, racchiusa in un angolo quasi nascosto appena al di fuori delle mura antiche, in un’area originariamente occupata da necropoli. Semplice nelle forme ma ricca di storia, la chiesa di Santo Stefano presenta una pregevole facciata affrescata risalente alla metà del ‘700 e un largo reimpiego di elementi architettonici di età romana.
Tornando poi sui propri passi e insinuandosi in via Forum, si raggiunge l’attuale piazza della cattedrale che, in pratica, ricalca quella che era l’originaria terrazza sacra del foro romano, sede del culto ufficiale della colonia. Dalla piazza della cattedrale ci si immette su via De Sales e si piega a destra per pochi metri; poco oltre, sulla sinistra, si imbocca la stretta via Lostan. Nonostante le apparenze questa viuzza possiede aspetti interessanti: prende il nome dai nobili Lostan che qui avevano il loro palazzo, ancora riconoscibile, seppure attualmente in restauro, grazie ai due piani di arcate ribassate tipicamente secentesche che ne connotano la corte interna.
Si giunge così in via De Tillier, nel punto in cui sorge la chiesetta di San Grato, oggi sconsacrata e utilizzata come sede espositiva, ma in origine vero punto nodale delle più sentite celebrazioni cittadine. Nonostante le ridotte dimensioni attuali conferitele dai rimaneggiamenti ottocenteschi, la cappella, esistente almeno dall’inizio del XIII secolo, era in origine più grande e doveva presentare il canonico orientamento est-ovest. Da qui continuiamo verso piazza Deffeyes dove sorge il Palazzo dell’Amministrazione Regionale, costruito sulle strutture del precedente ospedale Mauriziano, qui fondato nel 1773.
Girando a sinistra seguendo via Festaz si arriverà in prossimità di una chiesetta, nell’area un tempo occupata dal Priorato di Saint-Bénin con annesso collegio maschile, uno dei più quotati degli Stati sabaudi. Salendo quindi lungo viale Conseil des Commis alla volta di piazza Chanoux non si potrebbe mai immaginare che, dove oggi si eleva il monumentale Hôtel de Ville (municipio), fino alla fine del XVIII secolo sorgeva una delle più grandi e belle chiese gotiche dell’Italia nord-occidentale, parte del convento di San Francesco, qui voluto nel 1352 da Amedeo VI di Savoia. Inizialmente trasformato in caserma, nel 1836 il convento venne completamente raso al suolo per edificare il moderno municipio neoclassico; rimane solo una cappella gotica decagonale, oggi inglobata nel Caffè Nazionale.
Aosta: l’antica città romana e gli affascinanti angoli medievali
Itinerari culturali -Come: a piedi.
Durata consigliata: mezza giornata.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Lunghezza: 4 km circa.
Tour classico per scoprire il centro storico: una suggestiva passeggiata nel tempo e nello spazio alla scoperta dell’antica colonia romana di Augusta Praetoria Salassorum e dei suoi incantevoli tesori monumentali di epoca medievale.
L’incontro con la colonia fondata dall’imperatore Augusto nel 25 a.C. dopo lunghi e cruenti scontri con la popolazione locale dei Salassi, inizia in corrispondenza del poderoso ponte romano costruito sull’antico letto del torrente Buthier. Si raggiunge poi la piazza dominata dall’Arco d’Augusto, qui voluto dal fondatore di Augusta Praetoria al fine di esaltare la definitiva sconfitta dei Salassi e celebrare la nascita di una colonia che doveva porsi come baluardo dell’Impero al di qua delle Alpi.
Si prosegue quindi in via Sant’Anselmo, l’antico Decumano Massimo, ma occorre ricordare che si è ancora fuori dalla cinta muraria romana e si sta attraversando un quartiere sviluppatosi in epoca medievale grazie alla presenza attrattiva del noto complesso ecclesiastico di Sant’Orso che, sicuramente, merita una visita.
Sorto in un’area utilizzata quale sede sepolcrale sin dall’Alto Medioevo, divenuta nel tempo meta di pellegrinaggi in virtù della presenza di tombe di martiri locali, ma soprattutto dei primi vescovi, il complesso si sviluppò probabilmente attorno a importanti sepolcri famigliari e in netta prossimità con la basilica paleocristiana di San Lorenzo (V secolo d.C.). Quest’ultima conserva ancora nel sottosuolo la sua lunga storia: interessante dunque visitare il sito archeologico dove sono stati musealizzati e valorizzati i resti della prima basilica cimiteriale.
Notevole l’impatto visivo dell’imponente campanile romanico di Sant’Orso, nato però come torre difensiva pertinente alla cinta fortificata che in origine doveva proteggere il borgo; a est del campanile si eleva la chiesa dei SS. Pietro e Orso, la cui facciata tardo-gotica si caratterizza per la svettante ghimberga in terracotta e i pinnacoli sommitali. All’interno della chiesa, connotata da un ricco apparato liturgico, si apprezza in particolar modo la cripta romanica (inizi XI secolo) sottostante il bel coro ligneo del presbiterio, dove si dice sia stato sepolto Sant’Orso (vissuto nell’VIII secolo d.C.). Pregevole inoltre il ciclo di affreschi ottoniani del sottotetto (X-XI secolo) (possibile con visita guidata a pagamento, vedere gli affreschi e la cappella del Priorato).
Altro elemento affascinante è il mosaico raffigurante il cosiddetto “Quadrato magico”: un elegante mosaico di forma quadrata risalente all’XI-XII secolo e riportato alla luce da scavi archeologici condotti nel 1999. Accanto alla chiesa il meraviglioso chiostro: un vero e proprio gioiello di architettura e arte romanica che con i suoi 40 capitelli di marmo istoriati richiama folle di studiosi e visitatori ogni anno.
Alla sinistra del sagrato, uscendo dal chiostro, è impossibile non notare lo splendido Priorato rinascimentale con le sue raffinate quanto inusuali finestre a crociera in terracotta scolpita.
Tornati quindi su via Sant’Anselmo, dopo pochi passi si raggiunge la splendida Porta Praetoria, la più imponente delle quattro porte dell’originaria città romana, vero e proprio ingresso monumentale, ideologico e simbolico della colonia di Augusta Praetoria Salassorum. Da notare la torre nord della Porta, nota come “Torre dei Signori di Porta Sant’Orso” in quanto, durante l’epoca medievale (XI-XII secolo) occupata da questa nobile e potente famiglia locale che qui aveva creato la sua residenza urbana. Trovate qui anche l'ufficio del turismo di Aosta.
Appena usciti dalla Porta Praetoria si svolta immediatamente a destra per raggiungere il Teatro romano ; ci troviamo qui nel settore nord-est della città antica, corrispondente al cosiddetto “quartiere degli spettacoli” in virtù della presenza dell’imponente Teatro e del vicino Anfiteatro (quest’ultimo è oggi incluso nel Convento di Santa Caterina, non è visitabile se non col permesso delle Suore di San Giuseppe che lì risiedono).
Uscendo dall’area del teatro sul lato ovest, si prosegue in direzione di piazza Giovanni XXIII, meglio nota come “piazza della Cattedrale” che, in epoca romana, rappresentava la zona sacra del foro cittadino, costituita da una terrazza sopraelevata occupata da due templi gemelli affiancati e aperti verso sud, di cui sono ancora visibili i resti di parte di quello orientale.
Volendo iniziare l’esplorazione dell’area con le vestigia di epoca romana, sorge spontanea la curiosità di cominciare col Criptoportico, monumento singolare e affascinante che poche città del mondo romano possono vantare. Realizzato prioritariamente con funzione sostruttiva, questo articolato corridoio seminterrato a doppia navata deve probabilmente aver rivestito anche la funzione di galleria legata al culto dell’imperatore.
Proprio sulle strutture del criptoportico è andata impostandosi e sviluppandosi l’imponente Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta, le cui radici affondano nel IV secolo d.C.; successivamente, nell’XI secolo, per volontà del vescovo Anselmo, si ebbero imponenti trasformazioni sul modello delle cattedrali nordiche di stile ottoniano. Quindi, tra XV e XVI secolo un’ultima serie di interventi sul corpo dell’edificio conferì alla cattedrale quell’assetto definitivo che avrebbe poi mantenuto fino ad oggi. Da segnalare, infine, nel corso dell’Ottocento, la costruzione della nuova facciata neoclassica che va ad incorniciare il precedente prospetto rinascimentale in terrecotte dipinte.
Terminata la visita della Cattedrale è possibile inforcare via Forum e dirigersi verso piazza Roncas sul cui lato orientale sorge l’attuale sede del MAR - Museo Archeologico Regionale, ospitato all’interno dell’edificio che accolse prima il convento delle Visitandine (XVI-XVII secolo), per poi essere trasformato in caserma all’inizio dell’Ottocento. Da non dimenticare, inoltre, che questo stesso edificio si imposta sui resti della torre est dell’antica Porta Principalis Sinistra della cinta muraria di Augusta Praetoria, visibili nel sottosuolo del MAR.
Sul lato opposto della piazza si erge Palazzo Roncas, fatto erigere all’inizio del XVII secolo dal barone Pierre-Léonard Roncas, primo segretario di stato del Duca di Savoia Carlo Emanuele I: una delle più pregevoli residenze aristocratiche urbane di epoca barocca esistenti in Aosta.
Da piazza Roncas si imbocca via Croix de Ville e si raggiunge l’incrocio delle due principali arterie viarie urbane del centro; si prende quindi via E. Aubert per raggiungere la sede della Biblioteca Regionale, inaugurata nel 1996 dopo complesse operazioni di indagine archeologica che hanno evidenziato le strutture pertinenti alla Porta Decumana di Aosta romana.
Procedendo oltre piazza della Repubblica, chiaro esempio di architettura fascista, si imbocca Corso Battaglione; dopo alcune decine di metri sotto i portici di destra, si noterà un cancelletto in ferro che dà accesso all’area archeologica denominata Area funeraria fuori Porta Decumana. Individuata negli anni Quaranta del XX secolo, questo sito ha restituito numerose sepolture di epoca romana, cellae memoriae paleocristiane e i resti di una piccola basilica funeraria (visitabile solo su prenotazione).
Tornando ora sui nostri passi ritorniamo fino alla Biblioteca e da lì scendiamo fino alla Torre del Lebbroso ; quindi proseguiamo su via Festaz fino all’angolo col cinema Splendor da cui procediamo su via Trottechien fino ad intercettare l’imbocco del caratteristico passage du Verger che consentirà di raggiungere via Challant e poi immettersi in via De Tillier.
Concludiamo quindi la passeggiata arrivando sull’ elegante piazza E. Chanoux, su cui si affaccia il complesso neoclassico dell’ Hôtel de Ville (Municipio) con i suoi ariosi porticati, sorto sull’area precedentemente occupata dal monastero trecentesco di San Francesco. L’antico complesso monastico comprendeva una chiesa gotica a tre navate, un campanile alto quasi 40 metri ed un chiostro; tale struttura rimase pressoché inalterata fino al 1835, quando fu demolita per consentire l’avvio dei lavori di edificazione del municipio.
Oltre alla ricca facciata dell’edificio, da notare sono la coppia di statue poste davanti al porticato che raffigurano le personificazioni dei due fiumi della città: la Dora e il Buthier.
A ovest dell’Hôtel de Ville si trova l’ Hôtel des Etats (inizi XVIII secolo). Scendiamo da rue du Collège per arrivare di fronte al Centro Saint-Bénin - sede di interessanti mostre temporanee - e proseguire in Avenue du Conseil des Commis, noto come viale della Stazione (esempi di architettura fascista); si fiancheggia la Tour du Pailleron e si risale lungo via Ollietti (sede dell’Archivio storico regionale e del Tribunale). Attraversata via Festaz avremo di fronte il singolare profilo semicircolare delle Poste centrali, altro inequivocabile esempio di architettura e di urbanistica fascista.
Da qui continuiamo lungo via Porta Pretoria fino all’omonimo monumento: lungo la strada si noterà Palazzo Ansermin, barocca residenza urbana dei baroni di Nus.
Architettura rurale e etnografia nella bassa valle del Cervino
Itinerari culturali -Come: in auto, a piedi o in funivia.
Durata consigliata: due giornate.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Lunghezza: 20 km circa.
Un “viaggio” alla scoperta di antichi borghi che conservano la caratteristica architettura alpina, dei mulini di La Magdeleine, del museo etnografico di Torgnon e del paese di Chamois, raggiungibile solo con una funivia o con una comoda passeggiata da La Magdeleine.
L’itinerario parte da Antey-Saint-André, il primo centro abitato della vallata da cui si gode di un’incomparabile vista sul Cervino.
Dalla primavera all’autunno, dalla frazione Grand Moulin sono visibili i resti dell’ acquedotto medievale (XIV sec.) con le sue maestose arcate addossate alla montagna. Oggi queste imponenti opere vengono denominate con i termini di “rus morts” o “rus du pan perdu”, a causa della loro vetustà. Il punto di partenza è il piazzale A. Rolando adiacente all’ufficio del turismo, seguendo il sentiero escursionistico n° 105, il dislivello è di m 175 e la durata è di circa 30 minuti.
Ad Antey è possibile visitare anche un piccolo museo etnografico allestito al pian terreno della Casa “Engaz”, l’antica sede della Magistratura della Valtournenche che oggi ospita la biblioteca comunale.
Da Antey-Saint-André partono 2 strade che raggiungono rispettivamente Torgnon a destra e La Magdeleine a sinistra del torrente.
Torgnon è un comune composto da 22 piccole frazioni distribuite su un ampio e soleggiato terrazzo morenico, da cui si gode una splendida vista sulla valle e sui monti circostanti. Merita una visita il museo etnografico Petit-Monde, situato in frazione Triatel. Il sito, l’architettura e la storia fanno del Musée Petit-Monde un bene culturale di notevole interesse per l’intera comunità valdostana: un raccard a schiera, unico esempio in Valle, una grandze ed un grenier, costruiti tra il 1462 e il 1700, restaurati e valorizzati da un allestimento molto originale, sono oggi testimoni di un passato che rischia di essere dimenticato. Visitando le collezioni nei numerosi tsé e tzambron (locali interni), ci si può immergere nella vita degli abitanti del luogo, vita dura, scandita dai ritmi lenti del lavoro dei campi. Il percorso si completa con la visita al mulino, che si trova poco distante sul torrente Petit Monde.
Per apprezzare il luogo, il sito museale e la natura che lo circonda, si consiglia di raggiungere il museo a piedi e ammirare lo splendido panorama su Torgnon, sulla Valtournenche e sul Cervino. Una bella passeggiata alla portata di tutti. Il museo è raggiungibile anche in auto, per la stessa strada stretta e asfaltata, frequentata da molti pedoni (circa km 1,8).
Degna di nota è anche la chiesa parrocchiale le cui notizie storiche più antiche risalgono al 1413, ma l’attuale costruzione di stile neogotico risale al 1868. Sul lato destro si innalza il campanile di stile romanico, ma costruito nel 1773, con accesso ad arco ribassato, cella campanaria a due piani con bifore. Su lato sud si nota una meridiana.
Nella navata centrale della chiesa si può ammirare il grande Crocifisso trionfale cinquecentesco, sicuramente una delle opere più impressionanti visibili nella regione: di grande drammaticità, sembra di scuola tedesca, poiché traspone nella scultura gli esiti delle ricerche espressive dei maggiori pittori tedeschi del primo ‘500.
La Magdeleine è una tranquilla località di villeggiatura composto da cinque piccoli villaggi dislocati a poca distanza uno dall’altro. Interessante è il caratteristico Sentiero dei mulini che congiunge otto mulini di recente ristrutturazione tutti posizionati lungo lo stesso corso d’acqua. Questi antichi mulini (alcuni dei quali funzionanti e allestiti con oggetti e foto d’epoca) venivano utilizzati per macinare i cereali (orzo, avena, frumento, segale) che un tempo crescevano rigogliosi sulle pendici ben soleggiate di questo paesino. Poco oltre c’è la frazione di Buisson dalla quale parte la funivia che collega il fondovalle con Chamois (1815 m.), tradizionale villaggio con case in legno e unico comune d’Italia non raggiungibile dalle auto ma solo da una moderna funivia o a piedi percorrendo il sentiero di collegamento con il comune di La Magdeleine, un itinerario adatto a tutti di circa 11 km (andata e ritorno).
Il fascino e l’eleganza dei castelli della Valle centrale
Itinerari culturali -Come: in auto.
Durata consigliata: due giornate.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Lunghezza: 43 km circa.
Un percorso dedicato alla scoperta della media valle dove i vigneti e i castagneti incorniciano antiche dimore e castelli da fiaba.
Lasciando Aosta in direzione Torino, dopo aver superato il comune di Saint-Christophe, guardando gli assolati pendii sulla sinistra si nota un castello dall’aria severa, tenacemente aggrappato alla roccia e dominante sul fondovalle: è il castello di Quart. Non visitabile perché in corso di restauro, il castello racchiude pregevoli esempi di architettura e pittura distribuiti dal XII al XVII secolo.
Il nome Quart ricorda la presenza di un punto tappa lungo la via romana, distante quattro miglia dall’antica Augusta Praetoria, l’attuale Aosta - Ad quartum (lapidem) - ma la località è abitata sin dal IV millennio a.C., come testimonia la necropoli di tombe a cista in località Vollein (sito non visitabile).
Passando sull’altra riva della Dora, qualche km dopo Quart, si raggiunge il paese di Saint-Marcel, impreziosito da un interessante castello di tipo “rural-residenziale” in loc. Surpian; risalente al XIV-XV secolo e appartenuto al ramo Aymavilles della famiglia Challant, dal 2009 il maniero è oggetto di studio nell’ambito del Progetto Interreg “AVER – Anciens Vestiges En Ruine”, i cui risultati condurranno ad una piena valorizzazione di questo interessante edificio. Merita una visita anche l’antico Santuario di Plout, intitolato a “Notre Dame du Tout Pouvoir”, oggetto di una forte e diffusa devozione popolare, nonché meta di frequenti pellegrinaggi.
Il borgo di Nus è situato allo sbocco del vallone di Saint-Barthélemy, a ridosso del tracciato della strada romana delle Gallie cui deve il suo nome, derivante dalla distanza pari a nove - Ad Nonum - miglia romane da Augusta Praetoria e si presenta inserito in un’ariosa cornice di prati, vigneti e castagneti. Nel centro storico del borgo merita una sosta il cosiddetto castello di Pilato, turrita casaforte dei Signori di Nus risalente al XIII secolo, e così chiamata in seguito ad una leggenda secondo cui Pilato si sarebbe fermato qui nel suo viaggio in esilio verso la Gallia. Da una posizione elevata, a monte del borgo, si eleva l’arcigno castello dei baroni di Nus, databile al XIII secolo (privato non visitabile); in alcuni documenti del XVII-XVIII secolo il castello viene descritto come dimora confortevole e ingentilita da giardini: sul cortile interno si affacciava un loggiato di cui si intravedono ancora oggi le tamponature. All’interno vi era una grande sala di rappresentanza, detta “Salle rouge”, forse identificabile con la sala affrescata, intorno al 1680, da scene mitologiche alternate a stemmi araldici dei signori di Nus.
Da Nus, in pochi minuti di auto, si raggiunge il comune di Fénis, situato sull’ombroso versante dell’ envers, sulla riva opposta della Dora. Qui, solennemente adagiato nel mezzo di un’ampia radura, fa bella mostra di sé il più noto e scenografico castello medievale della Valle d’Aosta, un tempo appartenuto alla potente casata degli Challant. La sua doppia cortina difensiva, i suoi merli e le numerose torri di guardia fanno di questo maniero un vero e proprio simbolo dell’“Età di Mezzo” valdostana.
Procedendo verso il fondovalle si arriverà al comune di Chambave, da cui si potrà prendere la strada diretta a Saint-Denis, località dove sorge lo spettacolare Castello di Cly. Sorto su un’altura rocciosa a controllo del fondovalle, in un’area già interessata da insediamenti di epoca protostorica (Età del Bronzo e del Ferro), questo maniero rientra a pieno titolo nella tipologia dei cosiddetti “castelli primitivi” in virtù del suo poderoso donjon, datato al primo trentennio dell’XI secolo, e della cappella castrense intitolata a San Maurizio, vero gioiello di architettura romanica. Il castello appartenne agli Challant del ramo di Cly ed era la sede giurisdizionale di un vasto feudo che comprendeva i territori di Verrayes, Diémoz, Saint-Denis, Chambave, Antey, Torgnon, fino all’intera Valtournenche; a seguito di drammatiche vicende passò ai Savoia che lo tennero sino al 1550. Nel XVII secolo l’edificio fu acquistato dai baroni Roncas che ne smantellarono molti materiali per la costruzione del loro palazzo di Chambave.
Si prosegue dunque alla volta di Châtillon dove, in località Breil, si viene accolti dall’elegante Castello Gamba, costruito dal barone Carlo Maurizio Gamba tra 1901 e 1903 e oggi divenuto sede della pinacoteca regionale di arte moderna e contemporanea, dopo un lungo e complesso intervento di restauro. Notevole l’ampio parco impreziosito da piante esotiche e particolari essenze vegetali.
Sull’altra sponda della Dora, a picco sulla roccia, si innalza il massiccio castello di Ussel, costruito da Ebalo di Challant verso la metà del XIV secolo. Primo esempio valdostano di castello monoblocco, il maniero di Ussel rappresenta una vera e propria svolta nel panorama dell’architettura militare trecentesca. Dopo essere passato più volte dagli Challant ai Savoia e viceversa, il castello venne utilizzato come prigione fino al completo abbandono. Nel 1983 il barone Marcel Bich, dopo aver acquistato il castello dalla famiglia Passerin d‘Entrèves, erede degli Challant, lo donò alla Regione, che ha provveduto al restauro e lo ha adibito a sede espositiva.
La bassa Valle d'Aosta e i suoi castelli
Itinerari culturali -Come: in auto.
Durata consigliata: due giornate.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Lunghezza: 21 km circa.
Un itinerario per scoprire i castelli e alcuni suggestivi borghi della Bassa Valle d’Aosta.
La Valle d’Aosta è famosa per i suoi numerosi castelli, testimonianza di una storia particolarmente ricca ed intensa.
L’itinerario inizia a Pont-Saint-Martin, il primo paese che si incontra entrando in Valle d’Aosta, merita una visita il ponte romano, che misura 36,65 metri di corda e 5,82 metri di larghezza, risalente al I sec. a.C. Qui si tiene in febbraio uno storico carnevale che ripropone l’antica leggenda del "Ponte del diavolo" e quella della “ninfa del Lys”, con i fatti storici che hanno visto la contrapposizione tra Salassi e Romani per il possesso della regione. Salendo in direzione di Perloz, si raggiungono il vecchio cimitero di Fontaney con l’annessa cappella, fatta costruire dal barone Pierre de Vallaise alla fine del XVI secolo come riproduzione, in scala ridotta, della cattedrale di Aosta. Lungo la strada sorge anche l’elegante castello Baraing, costruito alla fine del XIX secolo in stile neogotico e recentemente restaurato, attuale sede della Comunità Montana. Procedendo per circa un chilometro, dopo l’area attrezzata Bousc-daré, si possono apprezzare i resti del castello di Pont-Saint-Martin, anche noto come Castellaccio o Castello vecchio, il cui nucleo originario (donjon) risalirebbe all’XI sec. con successive aggiunte e rifacimenti databili tra il XIII e il XIV sec.
Si prosegue verso Bard, sede di un imponente forte risalente al 1034 che costituisce una delle principali realizzazioni dell’architettura militare in Valle d’Aosta e che occupa l’intera rocca di Bard.
Svolse un ruolo importante in occasione della calata dei Francesi nel 1704 e nel 1800. In quest’ultima occasione Napoleone Bonaparte e il suo esercito vennero bloccati per circa una settimana. Il Forte, aperto tutto l’anno, ospita eventi ed esposizioni ed è sede del Museo delle Alpi.
Il borgo di Bard è un tipico villaggio nato lungo la strada romana. Esso si presenta oggi nel suo assetto urbano medievale e conserva pregevoli edifici residenziali del XV-XVI secolo: Casa Challant, con dettagli decorativi e architettonici affini a quelli del castello di Issogne; Casa Ciucca; Casa della Meridiana, Casa del Vescovo; Casa Valperga. Da segnalare è anche l’elegante palazzo settecentesco dei nobili Nicole, ultimi conti di Bard.
Proseguendo verso Aosta, dopo circa 5 km si giunge ad Arnad, dove è possibile ammirare una bellissima chiesa in stile romanico-lombardo, proprietà dei Benedettini di Fruttuaria sin dal 1019, distrutta da una tremenda inondazione nel 1408 e restaurata nel 1500. La parrocchiale precedente, risalente all’ XI secolo e intitolata a San Germano d’Auxerre, doveva sorgere poco più a sud-est dell’edificio attuale e fu rasa al suolo da una terribile alluvione nel corso dello stesso secolo. Sono degni di nota le volte gotiche a crociera, il quattrocentesco portale d’ingresso e gli affreschi esterni; interessante il ciclo di affreschi tardo-gotici presente nel sottotetto della navata sinistra, attribuibile al cosiddetto “Maestro di Arnad”. Ma oltre che per la sua chiesa Arnad è famosa anche per il suo gustosissimo lardo che ben si accompagna al vino locale, l’ Arnad-Montjovet. In alcune particolari occasioni è visitabile il Castello dei Vallaise di Arnad detto anche castello inferiore di Arnad, o palais de La Costetta, magnifica dimora aristocratica che oggi si offre ai visitatori nel suo aspetto secentesco, seppure possieda una storia ben più antica (il primo nucleo dell’edificio, una casaforte, risale infatti al XIV secolo). (per le aperture straordinarie contattare l'ufficio turistico). Dal castello Vallaise, inoltre, durante la bella stagione è possibile raggiungere con una gradevole passeggiata il santuario di Machaby, dedicato alla Madonna delle Nevi, le cui origini parrebbero risalire al XIV secolo.
Continuando sulla strada statale si raggiunge in breve Verrès, l’antica Vitricium; dominata dall’imponente castello costruito fra il 1361 e il 1390 da Ibleto di Challant sulle rovine di un’antica fortezza. All’Alto Medioevo, secondo la tradizione al 912, risale la fondazione del convento di Saint-Gilles (Sant’Egidio) i cui canonici, retti da un prevosto - da cui il nome di Prevostura dato all’istituzione - vivevano in comunità seguendo, almeno a partire dall’inizio del XIII secolo, la regola di Sant’Agostino. L’edificio della Prevostura, più volte rimaneggiato fino alla fine del XVIII secolo, conserva una dominante impronta tardogotica e, col castello, caratterizza ancora oggi il vecchio borgo. La Prevostura acquistò subito importanza economica grazie ai benefici ed alle parrocchie che le vennero affidati da vescovi e da Papi ed alle donazioni dei fedeli. Essa costituì quindi un centro di attrazione per la popolazione dei dintorni e contribuì così al popolamento ed allo sviluppo del borgo la cui posizione assunse sempre più - a partire dal rinnovamento economico e sociale riscontrabile in tutta l’Europa occidentale all’inizio del secondo millennio dell’era cristiana - una importanza anche strategica per il controllo del transito nella valle centrale della Dora ed in quella laterale dell’Evançon. Durante il carnevale esso rivive i fasti della nobile casata degli Challant: per tre giorni vi si svolgono serate danzanti, festose rievocazioni storiche e la rappresentazione della giacosiana “Partita a scacchi”.
A soli 2 km da Verrès, a Issogne, sorge un altro splendido castello, il cui raffinato aspetto si deve all’intervento commissionato dal priore Giorgio di Challant nell’ultimo ventennio del XV secolo. Sono degni di particolare nota: la celebre fontana del melograno in ferro battuto, le pitture dell’androne e del portico che riproducono scene di vita del Quattrocento, la magnifica sala baronale adorna di pitture parietali e la cappella. Il castello è aperto al pubblico tutto l’anno.
La bassa Valle del Lys: da Pont-Saint-Martin a Fontainemore
Itinerari culturali -Come: in auto.
Durata consigliata: una giornata.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Lunghezza: 18 km circa.
Un itinerario per scoprire il tratto inferiore della Valle del Lys, antico dominio dei signori di Vallaise tra Piemonte e Valle d’Aosta.
A Pont-Saint-Martin, il primo paese che si incontra entrando in Valle d’Aosta, merita una visita il ponte romano, che misura 36,65 metri di corda e 5,82 metri di larghezza, risalente al I sec. a.C. Qui si tiene in febbraio uno storico carnevale che ripropone l’antica leggenda del "Ponte del diavolo" e quella della “ninfa del Lys”, con i fatti storici che hanno visto la contrapposizione tra Salassi e Romani per il possesso della regione. Salendo in direzione di Perloz, si raggiungono il vecchio cimitero di Fontaney con l’annessa cappella, fatta costruire dal barone Pierre de Vallaise alla fine del XVI secolo come riproduzione, in scala ridotta, della cattedrale di Aosta. Lungo la strada sorge anche l’elegante castello Baraing, costruito alla fine del XIX secolo in stile neogotico e recentemente restaurato, attuale sede della Comunità Montana. Procedendo per circa un chilometro, dopo l’area attrezzata Bousc-daré, si possono apprezzare i resti del castello di Pont-Saint-Martin, anche noto come Castellaccio o Castello vecchio, il cui nucleo originario (donjon) risalirebbe all’XI sec. con successive aggiunte e rifacimenti databili tra il XIII e il XIV sec.
Seguendo la strada regionale per Gressoney-Saint-Jean (frazione Ivéry, frazione Holay) può essere raggiunta la Riserva Naturale dello stagno di Holay.
A Perloz si possono ammirare il Santuario di Notre-Dame-de-la-Garde, risalente al XII secolo e, all’interno del borgo, alcuni interessanti edifici nobiliari costruiti tra XIV e XV secolo, tra cui il castello Vallaise e il castello Charles. Poco fuori dal capoluogo, in frazione Tour d’Héréraz, si innalza la torre di Héréraz, unica testimonianza dell’originario omonimo castello e oggi trasformata nel campanile della chiesa parrocchiale del villaggio. Nelle frazioni non raggiungibili in auto spiccano interessanti esempi di architettura rurale (rascards), mulini, cappelle e ponti. A metà luglio a Perloz si svolge una gara di panificazione del pane di segale denominata Fehta dou pan ner (Festa del pane nero).
A Perloz si possono inoltre visitare:
- il Museo della Resistenza - Il museo è dedicato alla III Brigata Lys ed è collocato nell’edificio Brigata Lys del Capoluogo. Vi sono raccolti alcuni cimeli della Brigata Partigiana e vari documenti frutto di donazioni e di accurate ricerche storiche.
Il tratto di mulattiera tra i villaggi di Plan de Brun e Marine percorso, nella Seconda Guerra Mondiale, dai nazifascisti alla ricerca dei partigiani della Brigata Lys e durante le ripetute azioni di rappresaglia è stato segnalato come “Chemin de la liberté”.
Prenotare la visita presso il Comune tel. 0125.807974 (chiamare dal lunedì al venerdì)
- la Mostra École d’autrefois allestita nel sottotetto della vecchia scuola di Marine, si presenta con arredi, oggetti e documenti di un’aula dell’inizio ‘900. Prenotazioni presso il Municipio tel. 0125 807974 (chiamare dal lunedì al venerdì)
- il Moulin des Glacières, vecchio mulino ristrutturato nel quale si può vedere la vecchia macina e visitare i locali dove si faceva il pane. Prenotazioni presso il Municipio tel. 0125 807974 (chiamare dal lunedì al venerdì)
- “Le Chemin de la Vallaise”, un percorso di media difficoltà, della durata di circa un’ora, dal borgo
di Perloz a Tour d’Héréraz, lungo il quale si possono ammirare le costruzioni che meglio illustrano la storia di questa comunità e dei suoi signori.
- Il percorso delle ‘’Grehe’’ (o ‘’Gra’’) - Perloz e Lillianes: un itinerario che permette di vedere 8 “Grehe’’ (o ‘’Gra’’ per la Valle del Lys), edifici su due piani usati un tempo per l’essiccazione delle castagne, in parte all’interno dei villaggi in parte al loro limitare.
Le ‘’Gra’’ visibili sono situate in 3 frazioni di Perloz (Marine, Miocha e Derbellé) e in altrettanti villaggi di Lillianes.
Per visite all’interno degli edifici contattare il Municipio tel 0125 807974 (chiamare dal lunedì al venerdì).
Da Perloz è possibile imboccare la strada che sale nella Valle di Gressoney.
Il primo comune che s’incontra è quello di Lillianes, che vanta un suggestivo ponte lapideo di fine Settecento, l’unico a quattro arcate in Valle d’Aosta, che collega il centro abitato alla chiesa parrocchiale di San Rocco, costruita nel XVII secolo sui resti di una precedente cappella di fine Quattrocento. In centro al borgo si trovano un’antica fontana ed un lavatoio incassati in strutture ad arco in muratura grezza.
Proseguendo per la strada regionale si arriva quindi a Fontainemore. Ci sono due ipotesi sull’origine del suo nome: secondo la prima deriverebbe da un’antica fontana, denominata “Fontaine de Saint-Maur”, l’altra versione, narra che la presenza di arsenico nell’acqua abbia trasformato il nome di questa sorgente in quello di “Fontaine de la mort”. Entrando in paese l’attenzione è attirata dal ponte tardo-medievale che attraversa il torrente Lys con un’unica campata di 22 metri. Sono interessanti anche la Chiesa di Sant’Antonio, per il pregevole portone d’ingresso in legno intagliato, il presbiterio ad abside semicircolare del XV secolo e la volta a vela con lo stemma dei Vallaise; in paese si trova altresì il Centro Visitatori della Riserva Naturale del Mont Mars, la più vasta della regione. Nel territorio di questo comune ricade la delimitazione naturale tra il mondo latino (francoprovenzale) e il mondo tedesco (walser), segnata dall' orrido di Guillemore, che indicava la netta separazione tra il mandamento dei Vallaise e quello di Issime e di Gressoney, e che consiste in una profonda e stretta fenditura nella roccia, in cui il torrente Lys cade a cascata: una diga raccoglie le acque che vengono incanalate e portate alla centrale di Pont-Saint-Martin. Dal ponte che unisce le due rive del torrente l’orrido può essere ammirato in tutta la sua spettacolarità.
A Fontainemore:
La riserva Naturale del Mont Mars è caratterizzata da un paesaggio subalpino e alpino in condizione di elevata naturalità con boschi alternati a pascoli e praterie alpine, pietraie e pareti rocciose, laghi e zone umide.
Presso il Centro Visitatori della Riserva del Mont Mars in località Capoluogo, è possibile visitare l’esposizione “La fauna della Riserva del Mont Mars e la processione di Oropa” e prenotare delle escursioni guidate all’interno dalla Riserva stessa (tel. 0125 832700 oppure 0125 832121 (quest’ultimo numero disponibile dal lunedì al venerdì)
- visita all’ Ecomuseo della media montagna - Loc. Pra dou Sas - un bellissimo villaggio di media montagna alle porte della Riserva Naturale del Mont Mars, i cui edifici sono stati in parte adibiti a museo di se stessi.
Per informazioni e prenotazioni contattare il Centro Visitatori: tel. 0125 832700 oppure 0125 832121 ( quest’ultimo numero disponibile dal lunedì al venerdì)
- visita al giardino geologico Le pietre del Lys, all’interno dell’area verde sulle rive del Lys, è composto da nove stazioni con nove tipi di rocce diverse che possono essere osservate e toccate, sono inoltre illustrate con pannelli in due lingue.
Per informazioni: Centro Visitatori (tel. 0125 832700) oppure Municipio 0125 832121 (quest’ultimo numero disponibile dal lunedì al venerdì).
- visita al mulino e al forno del villaggio di Farettaz: il mulino è oggi in funzione a scopo didattico con una piccola vasca di carico, mentre nel forno (ancora perfettamente funzionante dopo essere stato restaurato) sono conservati gli attrezzi utilizzati in passato.
Per informazioni e prenotazioni: Centro Visitatori (tel. 0125 832700) oppure Municipio 0125 832121 (quest’ultimo numero disponibile dal lunedì al venerdì).
L'alta Valle d'Aosta e i suoi castelli
Itinerari culturali -Come: in auto.
Durata consigliata: una giornata.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Lunghezza: 38 km circa.
Un itinerario per scoprire i castelli valdostani dell’Alta Valle.
La Valle d’Aosta è famosa per i suoi numerosi castelli, testimonianza di una storia particolarmente ricca ed intensa.
Questo itinerario inizia a Sarre circa 5 chilometri da Aosta, sulla strada che porta a Courmayeur, dove sorge il castello acquistato dai Savoia nel 1869 e adibito dai reali ai soggiorni di caccia in Valle d’Aosta. Di particolare interesse è la sala con i trofei delle partite di caccia decorata con centinaia di corna di camosci e stambecchi. Il castello è aperto al pubblico.
Si ritorna per un breve tratto sulla strada statale per immettersi sulla strada regionale che porta a Cogne. Ad Aymavilles si ammira lo splendido castello, visitabile all’interno dalla primavera del 2022, costituito da un corpo centrale a pianta quadrangolare e quattro torri cilindriche angolari.
La visita, con un percorso museale su quattro livelli, consente di scoprire la storia del castello attraverso le fasi salienti della sua trasformazione legate alle diverse famiglie che lo hanno abitato.
A circa 3 km. dall’abitato di Aymavilles, sosta a Pont d’Ael per visitare il ponte-acquedotto romano del 3° anno a.C.. Ardita costruzione di un solo arco, gettato a 52 metri di altezza sul torrente, tale ponte è, grazie al suo isolamento, uno dei monumenti romani meglio conservati della Valle d’Aosta.
Ai due lati della strada stalale che porta al Monte Bianco, giunti a Saint-Pierre, si elevano due castelli: il castello di Saint-Pierre e quello di Sarriod de la Tour.
Il castello di Saint-Pierre, completamente diverso da tutti gli altri della Valle, collocato su uno sperone roccioso, ha un aspetto fiabesco e forma, con la chiesa sottostante dal bel campanile romanico, un insieme molto pittoresco. Il castello primitivo, che risale al 1191, è stato però quasi completamente ricostruito nel XIX secolo. Il castello ospita il Museo Regionale di Scienze Naturali con moderni allestimenti multimediali per conoscere flora, fauna ed ambienti naturali della Valle d'Aosta.
Poco oltre questo maniero sorge il castello dei nobili Sarriod de la Tour (1393), appartenuto fino agli inizi del XXI secolo alla medesima famiglia da cui prende il nome, il castello, oggi visitabile, si presenta come un insieme di fabbricati compresi entro una cinta muraria che gli conferiscono una particolare e caratteristica irregolarità architettonica.
Sempre fiancheggiando il corso della Dora Baltea si arriva al borgo di Villeneuve, rannicchiato contro la roccia e anticipato da una scenografica altura su cui svetta la torre cilindrica del castello di Châtel-Argent, dominante le cinte murarie e la piccola cappella castrense. Poco più in basso la splendida chiesa di Santa Maria, attestata storicamente sin dal XII secolo, ma sicuramente più antica vista la presenza di strutture murarie databili al V sec. d.C.
A circa 14 Km da Aosta, posto a 880 m di quota, su un terrazzo dominante la valle della Dora Baltea, si trova Introd con il magnifico castello del XIII secolo dalla singolare forma poligonale, quasi arrotondata, che lo distingue da tutti gli altri manieri valdostani (visitabile nei mesi estivi); degna di nota l’adiacente cascina Ola, uno degli esempi più significativi di costruzione rurale quattrocentesca in Valle d’Aosta.
Diversi i percorsi escursionistici che partono dalla località di Les Combes, scelta ripetutamente da Papa Giovanni Paolo II per le sue vacanze.
Ad Arvier è apprezzabile dall’esterno il bel castello La Mothe, la cui facciata è decorata con una serie di bifore a chiglia rovesciata; merita una visita la Maison de Mosse, casaforte costruita dai signori d’Avise tra XIV e XV secolo lungo il tracciato della strada romana e attualmente sede di esposizioni.
Proseguendo sulla statale, sosta all’antico borgo di Avise, punto strategico in epoca romana sulla strada delle Gallie. Qui sorgono alcuni tra i più suggestivi manieri dell’Alta Valle: nel capoluogo, nei pressi della chiesa parrocchiale di Saint-Brice e in posizione avanzata rispetto allo strapiombo sul fiume Dora, si eleva il Castello de Blonay, la cui massiccia torre quadrata risale all’XI secolo.
Sempre a non grande distanza dalla chiesa si erge il castello d’Avise, realizzato sul finire del XV secolo e ancora recante al suo interno pregevoli esempi di arredo ligneo e di elementi architettonici lapidei. Infine, in posizione panoramica più a monte del villaggio, i resti dell’antica casaforte di Le Cré.
Sempre in loc. Runaz di Avise si colloca il sito denominato Pierre Taillée, corrispondente ad una gola rocciosa a strapiombo sulla Dora dove i Romani erano riusciti a ricavare il passaggio per la strada diretta al colle del Piccolo San Bernardo; il forte rischio frane, purtroppo, non consente di avvicinarsi a questo spettacolare tratto di viabilità antica.
Superato quindi il ponte dell’Equilivaz, si entra nel comune di La Salle, meravigliosa località dell’Alta Valle adagiata su un panoramico terrazzo morenico esposto a solatìo. Di interesse la frazione di Derby, con le sue inaspettate caseforti medievali che occhieggiano lungo la via principale del borgo. Giunti poi in prossimità del capoluogo non si potrà non notare l’agile torre cilindrica di Châtelard (castello di proprietà privata non visitabile) che, dall’alto, domina l’intero fondovalle.
Ancora pochi km e si raggiungerà Morgex il cui grazioso centro storico è impreziosito dal complesso fortificato della Tour de l’Archet (X-XI secolo): il castello è costituito da un imponente insieme di corpi di fabbrica addossati ai quattro lati della torre più antica, una costruzione eccezionale, di 9 metri di lato con muri spessi oltre 2,50 m, datata a prima dell’anno 1000. Il complesso è comunque accessibile da parte di semplici visitatori e, a piano terra, una serie di pannelli ne raccontano storia e vicissitudini. L’alta e massiccia torre quadrata, inoltre, recentemente restaurata, ospita la Fondazione “Natalino Sapegno” deputata a studi e ricerche nell’ambito della letteratura europea moderna e contemporanea.
L’alta valle del Lys: da Issime a Gressoney-La-Trinité. Nella terra del popolo Walser
Itinerari culturali -Come: in auto.
Durata consigliata: una giornata.
Periodo consigliato: tutto l’anno.
Lunghezza: 28 km circa.
Un itinerario per scoprire la terra delle genti Walser, originarie del Vallese svizzero.
I Walser colonizzarono questo territorio nel corso del Duecento giungendo da Zermatt sin dall’inizio del XIII secolo e insediandosi in quasi tutta la Valle del Lys (Gressoney, Issime, Gaby e Niel) e nell’alta Val d’Ayas (Canton des Allemands), attraverso il Passo del Teodulo (3.317 m) ad Ovest, e dal Monte Moro (2.984 m) ad Est.
Tali migrazioni avvennero per cause che vanno ricercate in ambito economico e demografico, quali le ristrettezze economiche e l’eccessiva popolazione dei territori d’origine, ma soprattutto nella volontà dei signori feudali del Vallese che vedevano in esse la possibilità di far fruttare e di valorizzare le proprietà al di là delle Alpi.
Importante elemento distintivo della cultura walser è la lingua: il töitschu, dialetto parlato nella zona di Issime, e il titsch, proprio dell’area di Gressoney, assai simile all’idioma germanico sia per i vocaboli, sia per la strutturazione del discorso. A favore della sua diffusione e stabilizzazione hanno certamente influito i continui rapporti commerciali e culturali con i paesi d’origine.
Nel 1970 è stato introdotto lo stemma della comunità Walser (un cuore bianco-rosso con 10 stelle) che racchiude simbolicamente tutta la storia del popolo walser. Una valle particolare, dunque, dove una forte identità culturale si inserisce in un paesaggio autentico e affascinante.
Lasciata Fontainemore, il primo paese che si incontra nel risalire la vallata è Issime ( Eischeme ), dove vale la pena sostare per visitare la chiesa parrocchiale di San Giacomo, edificio di notevole interesse storico e artistico. Fonti d’archivio attestano la sua esistenza sicuramente già nel XII secolo, ma venne completamente ricostruita alla fine del Seicento. Splendido l’affresco che ne riveste l’intera facciata con la rappresentazione del Giudizio Universale. Di prestigio la croce mauriziana e il portale ligneo scolpito; all’interno degno di nota l'Altare Maggiore realizzato in stile barocco all'inizio del XVIII secolo e ornato da 182 statue. Fino al XVIII secolo il comune fu retto da 3 sindaci scelti tra i capi famiglia più illustri, uno per la piana inferiore (l'attuale capoluogo e il fondo valle), un altro per la montagna dei valloni di San Grato e di Burinni e, infine, un terzo per la piana superiore ora territorio di Gaby. L’ultimo avvenimento di una certa rilevanza per la vita del paese è la divisione da Gaby nel 1952.
Si raggiunge quindi il paese di Gaby, particolare isola franco-provenzale tra gli insediamenti Walser di Issime e Gressoney, incastonato in una conca prativa circondata da severi pendii montuosi. Tipica in questa località è la presenza dei “Rascard”, costruzioni in legno che qui si ritrovano frequentemente, insieme ad altre tipologie realizzate completamente in pietra, come le apprezzabili caseforti.
A metà strada tra Issime e Gaby si trova il Santuario di Vourry, dedicato alla Madonna delle Grazie, particolarmente suggestivo per la disposizione della Via Crucis a monte del Santuario ad imitazione del Calvario di Varallo Sesia.
Da notare, in paese, il bel presbiterio affrescato della chiesa parrocchiale dedicata a San Michele, ricostruita all‘inizio dell‘ 800 nel luogo dove sorgeva l‘antica cappella di Saint-Michel de Chamboursière (oggi Kiamourseyra).
Da Gaby il viaggio prosegue alla volta di Gressoney-Saint-Jean ( Onderteil ), il più esteso e più popolato centro della vallata, la cui storia si lega strettamente a quella delle comunità Walser di cui sono ancora vive la cultura, le tradizioni, l’architettura originale e la lingua. La chiesa parrocchiale, dedicata a San Giovanni Battista fu edificata nel 1515 e poi ingrandita nel 1753, anno in cui venne collocata l’imponente croce lapidea che domina lo spazio antistante l’edificio, un tempo adibito a cimitero. Il porticato secentesco comprende una serie di cappelle (d’Gheimnisse) i cui dipinti sono dedicati ai Misteri della Via Crucis.
Si segnalano, inoltre, le cappelle dei villaggi di Ecko, risalente al 1657, e di Chaschtal, costruita nel 1717, sui ruderi di una casa forte appartenuta ai conti di Challant.
Da non perdere lo splendido Castel Savoia, il cui profilo fiabesco si lascia intravedere nel mezzo di un bosco di pini appena a sud dell’abitato, in località Belvedere. Il castello fu costruito tra il 1899 e il 1904 su espresso desiderio della Regina Margherita di Savoia che vi soggiornò, durante i mesi estivi, fino al 1925; l'edificio evoca un maniero medievale costituito da un nucleo centrale cui si affiancano 5 torrette cuspidate, l'una differente dall'altra, e si articola su 3 piani: il piano terreno con i locali da giorno, il piano nobile con gli appartamenti reali e il secondo piano riservato ai gentiluomini di corte. Le raffinate decorazioni interne, con richiami allo stile Liberty, sono un omaggio alla Sovrana, evocata un po' ovunque dal fiore e dalle iniziali, mentre i soffitti a cassettoni, le boiseries e gli arredi sono di ispirazione medievale. Poco distante si trova la dipendenza nota come Romitaggio Carducci, dedicata alla memoria del poeta che fu ospite e devoto cantore della Regina. Ai piedi del castello, infine, si trova un giardino roccioso ricco di specie botaniche tipiche della flora alpina locale (il periodo migliore per ammirare la fioritura sono i mesi da luglio a settembre/ottobre). Castel Savoia è aperto e visitabile tutto l’anno .
Altro edificio notevole è la Villa Margherita, fatta realizzare nel 1883 dal barone Luigi Beck Peccoz per ospitare la Regina Margherita di Savoia dal 1889 al 1904. Villa Margherita fu acquistata dal Comune di Gressoney-Saint-Jean nel 1968 e destinata a sede del Municipio.
I gruppi interessati a conoscere le origini e le tradizioni dell’etnia Walser possono rivolgersi al Centro Culturale Walser (tel./fax 0125.356248 – walserkultur@libero.it ).
L’ Alpenfaunamuseum – Museo regionale di fauna alpina - ospita una rara e ricca collezione di trofei di caccia, armi antiche, quadri, libri e pubblicazioni inerenti la fauna alpina. All’interno del Museo periodicamente vengono allestite delle mostre di artisti e/o artigiani valdostani.
La tappa finale del percorso porta quindi a Gressoney-La-Trinité ( Oberteil ), stazione alpina di fama consolidata, punto di partenza per le ascensioni al gruppo del Monte Rosa e ben attrezzata per gli sport invernali.
Numerose e pittoresche le costruzioni walser della vallata, sparse sul territorio secondo l’usanza germanica e che si distinguono nella struttura dal tipico “rascard”, l’abitazione primitiva con strutture in legno più ampiamente diffusa in Valle d’Aosta.
Fin dalla sua costruzione, la chiesa ebbe il titolo della SS. Trinità; come parrocchiale ricevette per patrono S. Francesco Saverio, non potendosi attribuire il titolo patronale alle tre Divine Persone. Fu consacrata da mons. Milliet d’Arvillars il 24 giugno 1702. L’accesso si apre sul vecchio cimitero, oggi dichiarato area monumentale e non più destinato alla pratica funeraria. La torre campanaria, a pianta quadrata con monofore e cuspide a cipolla, s’innalza per circa trenta metri, possedeva 3 campane nel 1702. Un campanone, di nome Ulrich, venne fuso in Asti nel 1855, dopo vari tentativi compiuti sul posto. Tre altre campane furono aggiunte nel 1933. L’intero concerto campanario, ormai pericolante, venne rinnovato e completato; fu inaugurato e benedetto da S.E. mons. Lari, vescovo di Aosta, il 20 settembre 1992. Con le sue dodici campane, è ora il più completo di Piemonte e Valle d’Aosta. In piazzetta viene conservata la più antica campana di sicura datazione dell’antico concerto, fusa a La Trinité e benedetta il 9 settembre 1789.
Tra le numerose cappelle presenti sul territorio si segnala quella in località Stafal-Oagre, costruita nel 1776 dal gressonaro G. J. Curtaz, parroco a Issime, a ricordo della madre Caterina Knobal e della visione da lei avuta il l febbraio 1701 alla fontana esistente sul posto. La cappella, dedicata alla Madonna delle Nevi, è diventata per Gressoney un centro di devozione mariana, meta di pellegrinaggi (5 agosto).
Molto particolare, infine, la caratteristica cappella strutturata “a transito” e situata in regione Underwoald, nei pressi del capoluogo: viene detta “dei Morti” (Tototschappolo) e, infatti, la sua unica funzione è ancor oggi quella di accogliere i cortei funebri provenienti dalle frazioni.
A Gressoney-La-Trinité l’ Ecomuseo propone la visita di 3 strutture che offrono l’opportunità di un viaggio alla scoperta dei Walser:
- La Casa Rurale – Puròhus: Antica casa rurale del 1700 che offre l’autentica atmosfera di una tipica abitazione walser con il suo “wohngade”, stalla-abitazione. Visitabile anche la bella cantina a volta e il fienile con gli attrezzi da lavoro.
- La Casa Museo – Pòtzsch hus: Nelle sale di questo “stadel”, tipica casa Walser, sono allestite mostre permanenti dedicate al territorio.
- La Baita di Binò Alpelté: Si tratta di un piccolo alpeggio (Alpelté) in località Binò, con l’interessante particolarità di essere costruito al riparo di un unico masso naturale (balma) che funge da tetto.
La Salle medievale: La Salle, Ecours, Echarlod, Favrey, Le Pont
Itinerari culturali -Come: a piedi o in bicicletta.
Tempo di percorrenza: 2 ore circa (a piedi).
Quando: da maggio ai primi di novembre (neve permettendo).
Lunghezza: 4 km circa.
Da un villaggio all’altro per scoprire non solo un magnifico angolo rurale della Valdigne meno conosciuta, ma anche la storia di La Salle e delle sue antiche, nobili famiglie.
Partenza dalla fraz. Le Pont (vedi casaforte) dalla strada; appartenuta alla famiglia Bovet. Si tratta di una dimora fortificata del Trecento con feritoie e alcune finestre di foggia tardo-gotica; il corpo centrale risulta affiancato da una coppia di corpi aggettanti quale ulteriore sistema difensivo verso l’ingresso. La dimora è stata oggetto di un recente restauro). Arrivo al parcheggio sotto Maison Gerbollier dove si lascia l’auto.
Poco a monte del capoluogo, in località Ecours, sorgono i resti dell’antico castello (XIII sec.) dei signori Lescours (o De Curiis), una delle casate più antiche della Valdigne estintasi nel corso del XVI secolo. Visibili alcuni tratti della cinta muraria e la torre con porta d’ingresso posta a circa 8 m d’altezza; i merli di tipo guelfo sorreggono, oggi, il tetto in lose a quattro spioventi. Nei pressi la graziosa cappella della Natività di Maria con la facciata decorata da affreschi quattrocenteschi.
A est del complesso, lungo la sponda del torrente de l’Echarlod, un sentiero sterrato consente di raggiungere la frazione di Echarlod dove sorge la “casaforte d’Aragon”, casata nobilitata nel Cinquecento ma estintasi ad inizio Seicento in seguito alla terribile epidemia di peste. Si presenta come un solido e sobrio edificio nobiliare; ancora riconoscibile la caditoia al di sopra della porta d’accesso.
Tornando quindi verso il capoluogo, nei pressi del cimitero si potrà vedere, sulla sinistra, la sagoma della Tour Favray , nell’omonima località, oggi inglobata in un’azienda agricola; la sua struttura imponente, benché tozza e per nulla raffinata, e la presenza di feritoie, l’hanno fatta identificare come torre e datare tra XIV e XV secolo.
Imboccata dunque la via centrale del borgo di La Salle, si sale a monte dell’abitato per incontrare la bella Maison Gerbollier-Viard , oggi sede del Comune. In origine dimora della nobile famiglia dei Viard, passò poi in eredità ai Gerbollier con cui si trasformò da casaforte in residenza rustica. Notevole la generale omogeneità stilistica del complesso (frutto dei recenti restauri), l’elegante corte interna e lo splendido portale d’ingresso a tutto sesto.
Giungendo nella graziosa piazza centrale si noterà la bianca mole della chiesa parrocchiale di san Cassiano, completamente ricostruita a metà del XIX secolo ad eccezione della prima parte dell’abside, ancora risalente alla prima chiesa di epoca romanica.