Patrimonio culturale: Antey-Saint-André, La Magdeleine, Saint-Denis, Torgnon, Verrayes

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Ru du pan perdu

Architettura  -  Antey-Saint-André

Dalle frazioni di Grand Moulin e Covalou sono visibili i resti dell’acquedotto con le sue maestose arcate addossate alla montagna.

Si tratta di un antico acquedotto, probabilmente risalente al 1300, che porta le acque del torrente Marmore verso i campi della media Valle. Oggi queste imponenti opere vengono denominate con i termini di “rus morts” o “rus du pan perdu”, a causa della loro vetustà e dello stato di degrado in cui versano.

L’itinerario alla scoperta del “Ru du pan perdu” parte dal piazzale A. Rolando, adiacente all’ufficio del turismo, seguendo in parte il sentiero escursionistico n° 105; la parte finale del sentiero non è sempre ben visibile, il dislivello è di m 175 e la durata è di circa 30 minuti.

Cappella della Madonna di Lourdes a Cerian

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

Dedicata alla Madonna di Lourdes, nonché a Santa Lucia e a San Grato, come risulta nei tre bellissimi affreschi sul frontale.

La vecchia cappella, risalente probabilmente al XVI secolo, andò in rovina verso il 1878 e fu ricostruita nel 1886 con la cooperazione dell’intera popolazione di Cerian. Il magnifico altare proviene dalla chiesa di Antey: è il vecchio altare della Natività del Signore, che fu restaurato e dorato dall’artista Aguettaz di Verrayes.

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Cappella della Madonna di Oropa a Buisson

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

Buisson
È dedicata alla Madonna di Oropa e fu costruita nel 1748.

L’altare è in muratura con tabernacolo in legno dorato di Joseph Meynet, risalente al 1910; lo completano sei candelieri e un crocefisso.

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Cappella di Challien

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

Challien
Risale al 1716. Sulla facciata vi sono affreschi raffiguranti San Pietro, Sant’Andrea e la Croce.

All’interno l’altare è ligneo con crocefisso e candelieri dell’800.

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Cappella di Fiernaz

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

È dedicata alla Visitazione di Maria Santissima. Fu eretta nel 1837 dagli abitanti del villaggio, dopo che la precedente – dedicata a S. Rocco – andò in rovina. Questo Santo è tuttora raffigurato sulla facciata, insieme a San Giorgio, alla Madonna ed al Padre Eterno. L’altare è ornato da una statua della Vergine Maria in legno dorato, donata dalla Cattedrale di Aosta insieme a sei candelieri lignei dorati.

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Cappella di Lod

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

Costruita nel 1726, originariamente fu dedicata alla Madonna Madre del Buon Consiglio, in seguito però il Patrono divenne San Pietro in Vincoli. Sulla facciata, dipinti attribuiti allo Zanone raffigurano San Pietro e il Buon Pastore. All’interno l’altare in legno è sormontato da una tela di fondo che raffigura la Vergine del Buon Consiglio in una cornice dell’800.

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Cappella di Petit Antey

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

Le sue dimensioni notevoli fanno supporre che un tempo fungesse da chiesa parrocchiale. È dedicata all’Addolorata, che un affresco del Curta, risalente al 1863, rappresenta sulla facciata, al di sopra del portoncino d’ingresso. Nell’interno, notevole l’altare in legno colorato con colonnine tortili.

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Cappella di San Giovanni Battista a Navillod

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

È intitolata a San Giovanni Battista e sorge sotto il villaggio che apparteneva anticamente alla Parrocchia di Torgnon. Tale cappella esisteva già nel 1637, ma nel 1844 fu ampliata e vi fu fatta la cantoria. Ha un campanile alto e svettante e per la posizione in cui sorge, molto panoramica e con vista sul Cervino, è ritratta in molte cartoline. Purtroppo i ladri che hanno trafugato le statue di santi che vi erano custodite.

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Cappella di Santa Barbara a Hérin

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

È intitolata a Santa Barbara. Sul trave si legge la data del 1890, ma la data di costruzione della Cappella risale al 1722. Sulla facciata vi sono gli affreschi di Nostra Signora degli Eremiti, Santa Barbara e San Grato.

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Chiesa parrocchiale di Sant'Andrea

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

La chiesa, dedicata a Sant’Andrea, risale alla metà del XV secolo; era originariamente ad una sola navata, mentre le due laterali sono state aggiunte nel XVII° secolo. La torre campanaria sorge isolata ai piedi dell’accesso alla chiesa. La tradizione la vorrebbe identificare con il donjon (torre) di una casa forte, citata in documenti del XV secolo.

Degni di nota, il portale in pietra lavorata e la porta in noce, realizzata con pannelli intagliati “a punta di diamante” e con altre decorazioni di gusto barocco.

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Museo etnografico "Un tempo, la veillà nella stalla"

Musei  -  Antey-Saint-André

In questo piccolo museo della bassa valle del Cervino, si riscopre la vita di un tempo in montagna e le serate trascorse in famiglia.

“Veillà” in franco-provenzale significa “veglia”, pratica che consisteva nel trascorrere le lunghe serate invernali nella stalla, con familiari ed amici. Si conversava, si raccontavano leggende e storie, si intagliava il legno, si riparavano gli attrezzi agricoli mentre le donne filavano o lavoravano a maglia.

In questi locali è stato ricostruito lo stile di vita di un tempo, quando il sfruttava il calore degli animali per riscaldare l’ambiente. Si passa dalla cucina, dove una mamma e la sua bambina svolgono le attività domestiche, alla stalla, dove padre e figlio accudiscono gli animali: il vitellino, la pecora, l’agnello, la capra, la gallina e il coniglio. Sono inoltre esposti gli attrezzi agricoli utilizzati in passato, via via sostituiti da oggetti tecnologicamente più avanzati.

    (+39) 0166.548450
    (+39) 0166.548209
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Insediamento protostorico al Monte Tantané

Archeologia  -  La Magdeleine

Gli scavi cominciati nel 2003 per individuare l’insediamento protostorico situato ai piedi della piramide rocciosa del Monte Tantané, sono stati seguiti da sei successive campagne di ricerca - sino al 2010 - e sono a tutt’oggi lungi dall’essere conclusi.
Interessanti tradizioni leggendarie si riferiscono a questo sito, localmente conosciuto come Le Reparé du Tantané .
L’abitato del Monte Tantané risulta costituito da due gruppi diversi e contigui di capanne, separati da un breve pendio. Il gruppo superiore (“morena”, 2441 m s.l.m.), presenta una serie di 25 capanne adiacenti, allineate all’incirca in direzione nord-sud e dispone di un valloncello delimitato da due cordoni morenici ai piedi del ghiaione del Monte Tantané. Il gruppo inferiore (“abitato”, 2425-79 m s.l.m.) è disposto su un largo pendio a terrazzi digradante verso nord. Gli scavi hanno finora messo in luce 10 capanne sul terrazzo sommitale dell’abitato e 3 capanne sul terrazzo immediatamente sottostante. Si stima che il complesso dell’abitato possa comprenderne circa cinquanta, un numero assai maggiore rispetto al gruppo superiore della morena. Si tratta nell’insieme di un insediamento assai considerevole, per via dell’altitudine della sua collocazione.

Le capanne sono state costruite in muratura a secco, usando blocchi allungati di circa 60 cm. La loro forma è molto variabile, da quadrata a rettangolare, da ovale a circolare, a poligonale. Sono di solito adiacenti, a formare piccoli agglomerati o allineamenti. Non è ancora evidente il tipo della loro copertura, che doveva essere ligneo.

I reperti archeologici ritrovati nelle capanne comprendono ceramiche, utensili in pietra ollare, in ferro, in bronzo e alcune monete celtiche. Sono inoltre presenti oggetti in legno e abbondanti testimonianze di semi commestibili (cereali, leguminose). Questi reperti consentono di datare l’epoca dell’abbandono dell’insediamento al I secolo a.C., ovvero alla fase conclusiva dell’Età del Ferro, mentre allo stato attuale delle ricerche non è ancora precisabile il periodo della sua fondazione.

L’interrogativo maggiore riguardo a questo insediamento stagionale di alta quota rimane comunque quello relativo alla sua funzione, se si prescinde da quella pastorale o di alpeggio; è possibile ipotizzare che alcune attività di tipo economico si siano sviluppate in relazione alle risorse presenti sul sito, così come non sono da escludere funzioni di tipo militare-strategico, di controllo del territorio o di rifugio.

I forni di La Magdeleine

Architettura  -  La Magdeleine

In tre delle cinque frazioni di La Magdeleine esistono dei forni il cui utilizzo, previo il rispetto di alcune semplici regole, è pubblico in quanto la loro proprietà è comunale.

A Messelod il forno si trova sulla strada poco prima della Cappella di S. Rocco. La costruzione fa praticamente corpo unico con un bel rascard recentemente restaurato e mantiene l’aspetto degli antichi forni valdostani grazie ad un sapiente ripristino. La “bocca” ha forma triangolare ed è stata realizzata utilizzando una pietra per ciascun lato del triangolo; sul pavimento, direttamente sotto alla bocca è stato ricavato l’alloggiamento per ricevere le braci. Su di una pietra è incisa la data del 1889.

Risalendo verso i villaggi superiori, troviamo nel centro di Vieu una costruzione in pietra a due piani: il forno è stato oggetto di un moderno restauro che ha reso più funzionale e comodo il suo utilizzo.
A piano terra si trova il forno vero e proprio, mentre una scala in ferro e legno conduce al piano superiore, dove è stato ricavato il locale per l’impastatura e la lievitazione del pane.

Un altro forno, oggetto di un recente restauro, si trova nella frazione Artaz nei pressi della rustica fontana che, salendo dagli altri villaggi, si incontra sulla sinistra.
Anche in questo forno, così come per quello di Messelod, non esiste alcun luogo annesso per l’impastatura e la lievitazione del pane.

Un tempo, proprio per le caratteristiche di autosufficienza che contraddistinguevano la vita di una piccola comunità come quella che viveva a La Magdeleine, in ciascuno dei cinque villaggi esistevano certamente uno o più forni, sia di proprietà privata che collettiva. Era poi tradizione che ciascuna famiglia cuocesse il pane necessario per un intero anno in una sola occasione, iniziando dai primi giorni del mese di dicembre. Il pane veniva quindi conservato su rastrelliere di legno dette “ratélé” e spezzato solo al momento dell’utilizzo con un attrezzo apposito: il “copapan”.
Il venir meno di quella tradizione ed il trascorrere del tempo hanno ridotto notevolmente il numero dei forni. Quelli ancora funzionanti presentano varie dimensioni, ma comuni caratteristiche costruttive. In particolare si può notare come la zona davanti al forno garantisca un buon riparo da eventuale pioggia o neve.
Sempre molto ampio è lo spazio per raccogliere le ceneri, infatti queste ultime non venivano buttate ma utilizzate per “fae bouya”: il bucato casalingo.

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I mulini di La Magdeleine

Architettura  -  La Magdeleine

I mulini di La Magdeleine conservano ancora oggi un grande fascino, memore dei tempi antichi, quando il mulino era il fulcro della civiltà contadina.

Nelle frazioni di Brengon, Clou e Messelod, allineati rispetto ad un piccolo corso d’acqua che trae origine da alcune sorgenti sotto le pendici del Monte Tantané, si trovano ben otto mulini ad acqua; di essi, sette sono stati ristrutturati e tre, come certamente fecero per tanti e tanti anni, sono ora in grado di macinare i cereali che un tempo venivano coltivati sulle assolate pendici dei dossi che circondavano il paese.

Le origini di queste costruzioni si perdono nei secoli e sono certamente assai antiche, come lo furono i primi insediamenti umani nei luoghi dell’attuale comune di La Magdeleine.

L’importanza dei mulini nell’economia rurale delle epoche passate è confermata anche dal fatto che frequentemente, con la proprietà di un campo o di una porzione di terreno, veniva altresì trasferito il diritto ad utilizzare un determinato mulino per un tempo prestabilito.

La singolarità dei mulini consiste anche nel fatto che essi sono disposti “in catena”, allo scopo di sfruttare la poca acqua disponibile; questo fatto ha evidentemente condizionato anche la “tecnologia” utilizzata: si tratta di mulini a ruota idraulica orizzontale, in presa diretta, cioè senza l’utilizzo di ingranaggi o meccanismi, rispetto alle macine.

Inoltre, proprio al fine di utilizzare l’acqua nel modo più razionale possibile, era indispensabile che l’attività si svolgesse in modo quasi contemporaneo in ciascuno degli otto mulini: seguendo questa impostazione, il risultato era praticamente quello di moltiplicare per otto la capacità lavorativa dell’acqua. Furono allora messi a punto dei precisi “regolamenti di utilizzo dei mulini”, in cui si stabilivano tanto le modalità e le tempistiche di funzionamento, quanto i diritti di uso di ciascun partecipante o proprietario.

Secondo la consuetudine, anche i mulini di La Magdeleine avevano dei nomi, che derivano dalla loro localizzazione, dai proprietari, oppure della famiglia che li aveva costruiti. Partendo dal mulino che si trova in posizione più elevata, i nomi che sono stati ritrovati grazie ai ricordi degli anziani del paese, sono i seguenti: moulin hatu, moulin d’Arfonse, moulin di Tonne, moulin di Chioset, moulin de la Place, moulin di Mule e moulin di Messelou.

Durante l'estate sono aperti i primi tre mulini da scoprire con visite libere. Per gruppi e scolaresche è possibile organizzare delle visite guidate contattando le guide turistiche valdostane abilitate inserite negli elenchi regionali

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Cappella di San Rocco a Messelod

Chiese e santuari  -  La Magdeleine

È la più antica del paese, dedicata a San Rocco. Documenti notarili fanno risalire la sua fondazione al 7 giugno 1672 per iniziativa di Michele Messelod; si tratta di una costruzione di dimensioni relativamente contenute.
All’esterno, la facciata reca tre dipinti: a sinistra è raffigurato San Rocco con il cane che, secondo la leggenda, gli porge il pane, al centro Gesù Crocifisso, mentre a destra San Sebastiano, trafitto dalle frecce. Il tutto è sovrastato dal simbolo della Divina Trinità e dall’iscrizione “anno 1827” (epoca corrispondente ad un significativo restauro).
L’interno ospita una pala d’altare datata 1673, raffigurante la Madonna con ai lati i santi Rocco e Sebastiano. Al centro, sostenuto dal trave di catena, spicca un grande crocefisso ligneo in cui il Cristo è rappresentato sanguinante in tutto il corpo, in linea con la consuetudine devozionale del tempo. Due piccole statue lignee, parzialmente dorate rapprentanti un santo ed una santa non identificabili, completano l’arredo sacro della cappella.

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Cappella Notre Dame de la Neige a Vieu

Chiese e santuari  -  La Magdeleine

Cappella risalente al 1739, realizzata grazie ad un lascito di Anna Maria Vittaz Dujany, e dedicata a Notre Dame de la Neige.
La costruzione, su terreno con pendenza accentuata, ha frequentemente richiesto interventi manutentivi di rilievo. È’ consigliabile una sosta sul piccolo sagrato delimitato da rustici muri in pietra, reso ombroso da frondosi alberi. Vi si accede da una ripida scalinata in pietra consumata dal tempo: il panorama che si presenta davanti agli occhi è splendido per bellezza e serenità. L’interno abbastanza austero, è ornato da una pala raffigurante la Madonna con bambino ai cui piedi figurano una Santa e San Grato.
A poche centinaia di metri, sulla mulattiera che passando per Herin conduce ad Antey-Saint-André, si può vedere l’oratorio dedicato a Notre Dame de Tout Pouvoir, costruito là dove la peste del 1630 si era fermata risparmiando “i magdeleins”.

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Chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena

Chiese e santuari  -  La Magdeleine

Nel 1482 gli abitanti di Brengon e di Clou decisero di edificare una cappella dedicata a Santa Maria Maddalena. La primitiva costruzione, probabilmente di dimensioni più modeste dell’attuale, fu oggetto di numerosi interventi nel corso dei secoli (furono eseguiti lavori per eliminare infiltrazioni d’acqua e rendere più accogliente il luogo sacro; il piano della chiesa fu alzato di 180 centimetri rispetto al livello stradale e venne conseguentemente aggiunta la gradinata).
Negli anni 1774 – 1776 la cappella fu ingrandita fino a raggiungere praticamente l’attuale aspetto.
In seguito furono ripresi i tentativi per ottenere che la chiesa, così ampliata, divenisse parrocchia (fino ad allora tale funzione era assolta dalla chiesa di Antey-Saint-André). Questo risultato fu conseguito solo nel 1789, quando gli abitanti di La Magdeleine erano circa 340, divisi in 64 famiglie.
La chiesa è ad unica navata: il presbiterio è ristretto anteriormente per lasciare spazio, verso la navata, a due altari laterali. L’altare maggiore ed il tabernacolo sono in legno intagliato, e risalgono probabilmente alla fine del 1700. L’altare è ornato da una grande pala raffigurante la Madonna Assunta con il Bambino. Sulla sinistra spiccano S. Maria Maddalena e S. Grato, mentre sulla destra sono ritratti una santa ed un Santo Vescovo (probabilmente S. Martino).
Nel periodo natalizio la pala viene coperta da cartone raffigurante La Magdeleine in epoca invernale. L’opera, dovuta al pittore Brunetti, rende il luogo di culto particolarmente suggestivo ed intonato con le festività.
L’altare laterale destro, anch’esso ligneo, è sormontato da pala raffigurante al centro Cristo Risorto. A sinistra l’effige di Sant’Orso, con un uccellino sulla spalla e a destra quella di Sant’ Antonio Abate.
Rivolgendosi verso l’altare laterale sinistro, dello stesso stile di quello contrapposto, si rileva una pala in cui si nota la Madonna con Bambino con scapolare carmelitano, San Giuseppe ritratto con il bastone fiorito, come da tradizione, e San Pietro con la chiave. La statua della Madonna Immacolata è di epoca settecentesca.
All’esterno, a destra del campanile, in cui è murata una pietra recante l’anno 1841, è visibile l’antico cimitero caratterizzato da una grande croce in pietra recante la scritta “Ici reposent nos ancêtres”.

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La Magdeleine in miniatura

Musei  -  La Magdeleine

La Magdeleine in miniatura, il plastico in rilievo in scala 1:87 che illustra fedelmente ogni più piccolo dettaglio del comune della Valle del Cervino, si può ora ammirare nella sua quasi interezza presso il Municipio.

Il suo creatore, Mario Castelli, “puro milanese di Porta Romana”, come lui stesso ama definirsi, pensionato-artista, ha scelto di vivere a La Magdeleine nel 1990, dopo aver lavorato a lungo come funzionario e tecnico vetraio per prestigiose ditte francesi e belghe; da circa vent’anni lavora quattro o cinque ore al giorno in una sala dell’edificio comunale per realizzare un capolavoro in miniatura, il modellino de La Magdeleine con i suoi cinque villaggi.

Tutto è stato riprodotto: la chiesa parrocchiale, i 200 edifici, il municipio, le aree verdi, le strade, i mulini, i ruscelli, persino i Magdeleins ed i villeggianti (alcuni si sono riconosciuti, affacciati ai balconi, mentre chiacchierano tra loro, o a passeggio con il cane…).

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Costume tipico di La Magdeleine

Tradizioni  -  La Magdeleine

Il costume di La Magdeleine riprende i vestiti delle feste usati dai contadini appartenenti al casato di Cly ramo della nobile famiglia feudale Challand.

Sul grembiule sono raffigurati, intrecciati, cinque fiori che simboleggiano i villaggi di La Magdeleine: la genzianella per Messelod, la margherita per Clou, l’anemone per Brengon, la rosa di macchia per Vieu, la stella alpina per Artaz. Il costume è completato da uno scialle in lana bianca e dalla cuffia sulla quale è ricamato solamente il fiore relativo al villaggio cui il costume si riferisce.

Castello di Cly

Castelli e torri  -  Saint-Denis

Sorto su un’altura rocciosa a controllo del fondovalle, in un’area già interessata da insediamenti di epoca protostorica (Età del Bronzo e del Ferro), questo maniero rientra a pieno titolo nella tipologia dei cosiddetti “castelli primitivi” in virtù del suo poderoso donjon, datato al primo trentennio dell’XI secolo, e della cappella castrense intitolata a San Maurizio, vero gioiello di architettura romanica la cui abside era anticamente decorata con dipinti murali, oggi quasi scomparsi.

Il castello appartenne agli Challant del ramo di Cly ed era la sede giurisdizionale di un vasto feudo che comprendeva i territori di Verrayes, Diémoz, Saint-Denis, Chambave, Antey, Torgnon, fino all’intera Valtournenche; a seguito di drammatiche vicende passò ai Savoia che lo tennero sino al 1550. Nel XVII secolo l’edificio fu acquistato dai baroni Roncas che ne smantellarono molti materiali per la costruzione del loro palazzo di Chambave.

Il complesso è parzialmente visitabile (l‘ingresso nord, la spianata a ovest e la cappella) unicamente attraverso le visite guidate organizzate nel periodo estivo e durante gli eventi organizzati al castello.

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Chiesa parrocchiale di San Dionigio

Chiese e santuari  -  Saint-Denis

Nella Bolla di Innocenzo III del 12 maggio 1204 viene menzionata la Parrocchia di Saint-Denis, come dipendente dalla Prevostura di Saint-Gilles. Dal 1754 la parrocchia è libero collazione del Vescovo.
La chiesa attuale di Saint-Denis fu ricostruita alla metà del sec. XVIII e consacrata il 3 giugno 1794 da Mons. François De Sales. Nel 1963 a causa delle numerose lesioni l’edificio fu dichiarato pericolante e l’amministrazione regionale ha curato ingenti lavori di consolidamento e di restauro e nel 1984 fu nuovamente aperta al pubblico.

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Meridiane

Architettura  -  Torgnon

Chiesa parrocchiale
Situata sulla lunetta della porta laterale, l’anno di realizzazione è sconosciuto. Riapparsa nel 1975 a seguito di lavori di rifacimento degli intonaci, è stata restaurata dal pittore piemontese Pirlato.

Hotel Panoramique
In Frazione Mongnod, m.1500.
Anno di costruzione 1985.
Autori R. Anselmi e A. Carlon.

    (+39) 0166.540433
    info@torgnon.net

Ospizio di Chavacour

Architettura  -  Torgnon

Dopo aver percorso un tratto dell’antica strada che porta verso il Vallese, si raggiunge una conca verde dove, a 2084 metri di quota, si conservano i suggestivi resti dell’ospizio di Chavacour, che si suppone essere stato punto di ricovero e di ristoro per i commercianti che si recavano in Svizzera attraverso il Col Collon e il ghiacciaio di Arolla.

I ruderi formano una pianta quadrata con la facciata rivolta verso nord e coprono una superficie di 480 m2; le mura non sono realizzate a secco come quelle degli alpeggi circostanti, ma utilizzando pietre accuratamente cementate con una malta di calce e sabbia.

L’edificio doveva avere un aspetto piuttosto imponente, tanto che ci si domanda se si trattasse di un ospizio che accoglieva mercanti, viandanti e pellegrini o piuttosto di una casa forte volta a controllare e difendere il territorio. Dal punto di vista documentaristico ci sono poche notizie a questo proposito e l’espressione stessa “hospice de Chavacour” non è in uso che dopo il 1800.

La tradizione vuole che attraverso il Col Collon si trasportassero vino, grano ed altri prodotti. Per i pastori valdostani questo passo era importante per portare le loro bestie alla fiera di Evolène, in Svizzera e, in senso inverso, per condurre le mucche della Val d’Hérens alla fiera che si teneva annualmente a Valpelline.

È da rilevare che il Col Collon era strategico per le famiglie Challant e Cly, che avevano dei possedimenti e vari interessi nella Val d’Anniviers e a Sion, paesi confinanti con la Valtournenche; per i conti di Savoia invece, che nel 1367 s’impossessano del feudo di Cly, questo colle rivestiva una funzione secondaria, considerato che le loro proprietà transalpine erano più facilmente raggiungibili dai colli del Piccolo e Gran San Bernardo.

È certo che alla fine del 1700 l’ospizio di Chavacour era ormai in rovina: il canonico Frutaz ipotizza che parte delle pietre siano state riutilizzate nella costruzione del vicino alpeggio Château risalente al 1780.

Come arrivare
Dalle case di Etirol, seguire la bella mulattiera che entra nel vallone e proseguire lungo i pianori superiori fino ad attraversare il torrente; seguire la poderale n.1 abbandonandola poi sulla sinistra per il sentiero che permette di guadagnare i ruderi dell’Hospice de Chavacour.

Testo e disegni liberamente tratti daIl labirinto della memoria
A cura del comitato scientifico del Musée Petit-Monde

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Chiesa parrocchiale di San Martino

Chiese e santuari  -  Torgnon

Le notizie storiche più antiche risalgono al 1413, ma l’attuale costruzione di stile neogotico risale al 1868.

La facciata presenta recenti decorazioni all’interno di tondi e di monofore. Sono raffigurati: la Vergine col Bambino, nelle nicchie ogivali due angeli, al centro Gesù Cristo. Sulla facciata laterale è raffigurato Papa Giovanni. Il portale in legno è sormontato da cuspidi. Sul lato destro è il campanile di stile romanico, ma costruito nel 1773, con accesso ad arco ribassato, cella campanaria a due piani con bifore. Sul lato sud si nota una meridiana. L’interno a tre navate scandite da colonne è arredato in stile neogotico, ad eccezione dell’altare in marmo un tempo dotato di pannelli lignei.

Le pareti sono decorate con pitture, realizzate da G. Stornone di Ivrea, entro tondi e con tele. Le vetrate, provenienti dalla fabbrica dell’abate Pron (Pont d’Ane in Francia) sulla parete meridionale sono dell’epoca della costruzione, mentre quella sull’organo è più recente.

Nella navata centrale della chiesa si può ammirare il grande Crocifisso trionfale cinquecentesco, sicuramente una delle opere più impressionanti visibili nella regione: di grande drammaticità, sembra di scuola tedesca, poiché traspone nella scultura gli esiti delle ricerche espressive dei maggiori pittori tedeschi del primo ’500, come Grünewald.

La cappella dell’Immacolata Concezione, a pianta ottagonale, in stile neogotico, comunica con la chiesa parrocchiale. Nella volta, a spicchi, presenta decorazioni pittoriche realizzate tra il 1863 ed il 1868 in cui sono raffigurate quattro storie della vita di Maria inframezzate da tondi con figure di Santi e da una finestrella reniforme. Alle pareti sono raffigurati la Madonna de la Salette, l’Adorazione dei Magi e Gesù nell’orto dei Getsemani.

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Le cappelle del paese

Chiese e santuari  -  Torgnon

Berzin
Dedicata a San Giacomo, fu costruita nel XV secolo per volontà del notaio Aymonod. La cantoria è del 1868 e forse in quell’occasione venne modificata la facciata che non presenta più la nicchia che doveva contenere la statua di San Giacomo. All’interno, altare settecentesco in legno dorato, le cui statue sono attualmente esposte nel Museo Parrocchiale.

Champagnod
Dedicata ai Santi Fabiano e Sebastiano, è anteriore al 1660, data del primo restauro. Caduta pressoché in rovina, fu ricostruita dal parroco Borine che la benedisse il 23.11.1734. All’interno la cappella presenta volte decorate ed un altare settecentesco dorato e dipinto, un tempo ornato da statue lignee ora purtroppo scomparse perché rubate nel 1981.

Chaté
Grazie ad una donazione di Rosalia Chatrian del 1868, la cappella fu edificata tra quell’anno ed il 1871 e fu intitolata a San Giuseppe. Il nome della donatrice è ricordato anche sulla trave del tetto.

Chatelard
Dedicata a San Grato, esisteva già nella seconda metà del XVII secolo. Fu ricostruita nel 1719 dal Parroco Borine a spese del Comune.

Chatrian
Fondata nel 1773 in seguito ad una donazione testamentaria di Marie Anne Chept, fu eretta nel 1785, ma fu aperta al culto solo nel 1805. Nel 1870 versava in cattivo stato, fu perciò ricostruita e nuovamente benedetta nel 1891. È dedicata a Nostra Signora del Carmelo.

Fossemagne
Fu fatta edificare nella località Désert del Vallone di Chavacour nel 1764 dal notaio Fronçois Jérome Frutaz e benedetta nel 1774. Fu restaurata nel 1889 (data leggibile sulla facciata davanti alle iniziali V.G.). È dedicata a Nostra Signora di Oropa.

Gilliarey
Sorge su un ardito promontorio roccioso che si affaccia sul fondovalle all’altezza di Buisson. Fu fondata nel 1866 e benedetta il 21.7.1867 dal Canonico Luigi Gorret, la cui famiglia era proprietaria dell’alpe già dal XVI secolo. Tutt’intorno alla cappella sono disposte delle lastre di pietra a distanza regolare che hanno fatto avanzare alcune suggestive, anche se azzardate, ipotesi relative al reimpiego di menhir preistorici atti alla costruzione di una meridiana terrestre.

Mazod
Dedicata a Notre-Dame di Lourdes, la sua costruzione risale al 1873 a cura del parroco di Diemoz, Giacomo Antonio Chatrian originario di Torgnon, anche se già nel 1840, nel testamento di J.L. Engaz, era stata lasciata la somma di Lire 2000 proprio per la sua edificazione, ma il lascito venne impiegato per l’oratorio e la rimanenza devoluta per la scuola femminile.

Nozon
Dedicata alla Visitazione, fu costruita nel 1853 (la data è incisa sul trave al di sopra della porta) per volontà del parroco Perruchon, anche se esistono notizie di lasciti per la sua edificazione già nel 1735.

Ponty
Dedicata a Notre-Dame de Pitié, fu costruita tra il 1720 e il 1730 in posizione addossata alla sovrastante parete rocciosa sulla strada tra Mongnod e Triatel. La sacrestia, leggermente aggettante verso la strada, presenta una curiosa apertura con una canaletta in legno posta in pendenza, dalla quale i devoti potevano far scivolare le loro offerte, in questo caso sotto forma di grano.

Saint-Évence
Eretta in posizione assai panoramica, a mezz’ora circa di cammino dal Colle di San Pantaleone, esisteva già nel XIII secolo e dipendeva dalla collegiata di Sant’Orso. Ancor oggi questa cappella, recentemente ristrutturata, è meta di pellegrinaggi per auspicare primavere piovose.

Cappella del Colle San Pantaleone
Risale agli anni 1845-1847, ma si ha notizia di un oratorio precedente la cappella, costruito probabilmente dopo la peste del 1630. Si trova appena sotto il Colle, sul versante del comune di Verrayes. La facciata, ora molto deturpata da graffiti, presenta decorazioni pittoriche tra riquadri eseguite dal pittore Avondo.

Triatel
Dedicata a San Teodulo e San Rocco, risale al Sei-Settecento. Qui venivano tradizionalmente portati i bambini morti senza battesimo, con la speranza che dessero qualche segno di vita per poter essere battezzati.

Valleil
La costruzione della cappella di San Nicola e Notre Dame des Neiges risalirebbe al 1745-1749.

Vesan Dessous
Dedicata a Notre Dame des Grâces, risale al 1852 (trave datato al 1854 con iniziali BVM) anche se già nel 1761 vi fu una prima donazione per conto di M. Hiblet per la sua edificazione.

    (+39) 0166.548204

Gruppo folkloristico Les Sargaillons de Torgnon

Gruppi folcloristici / bande / corali  -  Torgnon

Risalendo la Valtournenche, dominata dal maestoso Monte Cervino, si sviluppa sulla sinistra, in un magnifico anfiteatro naturale, il comune di Torgnon, il cui territorio è caratterizzato da estese pinete, verdi pascoli e da numerosi villaggi disposti su una serie di terrazze. I suoi abitanti sono allegri, vivaci, attivi e aperti: insomma “Sargaillon”, come vengono chiamati dagli abitanti dei paesi limitrofi.
A questo appellativo si sono ispirati i fondatori, quando nel 1969 crearono il gruppo folkloristico “Les Sargaillons de Torgnon”.
Vecchi attrezzi da lavoro e vari strumenti in legno, ideati e realizzati da alcuni membri, costituiscono il materiale utilizzato dal gruppo per le sue attività e accompagnano ritmicamente le fisarmoniche nell’esecuzione delle musiche e dei balli che rievocano momenti di vita quotidiana e ricorrenze solenni a cui partecipavano tutti gli abitanti del paese.
I costumi indossati dai componenti sono semplici e vivaci, e testimoniano del vestire di un tempo, oltre a riprendere i colori della bandiera valdostana.
Gli obiettivi principali del gruppo sono quelli di collaborare con enti locali e regionali per far conoscere e rivivere antiche tradizioni del paese, in Valle d’Aosta, in Italia e all’estero, oltre che organizzare, promuovere e partecipare a manifestazioni di vario genere.

    (+39) 3489173900

Museo etnografico del Petit Monde

Musei  -  Torgnon

Le frazioni di Triatel e Étirol costituiscono l’insieme del Petit-Monde, il cui nome è indicativo del fascino di questa zona di Torgnon, che rappresenta effettivamente un piccolo mondo a sé stante, non solo per la collocazione geografica appartata e per il fatto di anticipare l’incanto del vallone di Lodetor, ma altresì per la sua storia ben documentata.

La storia
I particolari rapporti feudali con i signori di Cly, molto più stretti rispetto al resto del territorio comunale, permisero ai sudditi di questi villaggi di ottenere da parte dei loro feudatari concessioni relative al possesso di terre, case ed acque già a partire dal XIII secolo: le Reconnaissances (atti notarili attraverso cui si riconoscevano, dietro pagamento di tasse di vario genere, tali conferimenti) del 1588 sono perfettamente conservate in un volume che è divenuto per Torgnon un riferimento cardine per lo studio della storia del paese. Nel 1750 in occasione dell’accordo tra il comune di Torgnon e Jacques François Bergera, barone di Cly, per estinguere i benefici feudali e porre così fine alle servitù medioevali, la “Consorterie” di Petit-Monde si fece carico di pagare interamente la propria quota, ammontante a 1.280 lire, mentre l’amministrazione comunale versò 8.450 lire per gli altri feudi del comune: questa “consorterie” è rimasta attiva fino ai giorni nostri, sviluppando un elevato spirito di collaborazione per poter far fronte a tutte le necessità e difficoltà dovute all’isolamento della comunità.
Gli abitanti del Petit-Monde impararono così a gestire in autonomia la rete di distribuzione dell’acqua per l’irrigazione, il mulino ed il forno; si preoccuparono anche di dare l’istruzione di base ai loro figli e, quando a Torgnon capoluogo nel 1773 sorse la prima scuola comunale, essi pensarono di aprirne una nel villaggio (nel 1783) per evitare ai ragazzi il lungo e pericoloso tragitto.

La visita
Il complesso museale è costituito da un raccard a schiera, unico esempio in Valle d’Aosta, una grandze ed un grenier, costruiti tra il 1462 ed il 1700, restaurati e valorizzati da un allestimento molto originale.
La visita inizia al piano terra del raccard con l’esposizione permanente “Il labirinto della memoria”, che racconta la vera storia dell’uomo, l’origine, l’evoluzione del villaggio, la vita e l’organizzazione sociale degli abitanti di questo piccolo mondo antico.
I testi, una sintesi della ricerca storica, comprensibili anche dai più piccoli, sono valorizzati dai disegni di Francesco Corni.
Visitando le collezioni nei numerosi tsé e tzambron (locali interni), ci si può immergere nella vita degli abitanti del luogo, vita dura, scandita dai ritmi lenti del lavoro dei campi.
Il percorso si completa con la visita al mulino, che si trova poco distante, sul torrente Petit Monde.

Come arrivare
Per apprezzare il luogo, il sito museale e la natura che lo circonda, si consiglia di raggiungere il museo a piedi, attraverso una bella passeggiata alla portata di tutti che permette di ammirare lo splendido panorama su Torgnon, sulla Valtournenche e sul Cervino.

Il museo è raggiungibile anche in auto, per la stessa strada stretta e asfaltata, frequentata da molti pedoni (circa 1,8 km).

    (+39) 0166540213
    (+39) 0166540433
    biblioteca@comune.torgnon.ao.it

Museo parrocchiale di arte sacra

Musei  -  Torgnon

Il museo, situato all’interno della Cappella dell’Immacolata Concezione, comunicante con la chiesa parrocchiale di San Martino, presenta diversi elementi interessanti:

  • un rarissimo Cristo alla colonna, databile intorno alla metà del ’300;
  • un San Giacomo (purtroppo danneggiato) della metà del ’400, che sembra attribuibile alla stessa mano autrice del San Maurizio di Moron (St-Vincent) e del grande San Cristoforo di Saint-Étienne (Aosta);
  • un Santo vescovo del XIV secolo, accompagnato da due chierichetti reggi-calice: è probabile che si tratti del gruppo che decorava l’altare maggiore della Chiesa nel XIV° e nel XV° secolo;
  • una Madonna col Bambino e i Santi Giacomo e Martino, patroni della Chiesa. Si tratta delle opere più preziose del museo, databili all’inizio del XVI° secolo, molto probabilmente provenienti da un altare a sportelli del primo ‘500’ che doveva sostituire quello preesistente: le tre sculture sono di scuola tedesca, verosimilmente della bottega di Jorg Lederer, scultore dell’Allgau attivo per tutta la prima metà del ’500 tra la Svevia ed il Tirolo.
    (+39) 0166.548204
    (+39) 0166.540213
    biblioteca@comune.torgnon.ao.it

Cappella di San Michele

Chiese e santuari  -  Verrayes

La cappella sorge su un promontorio panoramico ad ovest del villaggio di Marseiller.
Costruita durante la prima metà del XV secolo e consacrata il 4 maggio 1441, la cappella è tra le più antiche del comune di Verrayes. Era stata commissionata dalla famiglia Saluard, proveniente dalla Tarentaise, a servizio dei Signori di Cly.

Gli affreschi che decorano le sue pareti intere furono realizzati dal pittore Giacomino d’Ivrea, già presente con suoi lavori in altre chiese della regione. Nel 1845, in occasione di un ampliamento, vennero quasi totalmente ricoperti.

Un successivo restauro ha permesso di ripristinare gran parte delle pitture originali raffiguranti temi classici della tradizione religiosa cristiana come il Giudizio Universale, l’Adorazione dei Magi, la Strage degli Innocenti, la fuga in Egitto e San Michele che pesa le anime.
Accanto all’ingresso sono raffigurati il notaio Saluard e la moglie e, nel vano della porta, si vede un contadino con gli attrezzi in mano.

Visita la cappella prenotando con l’app “Chiese a porte aperte”.  L’app gestisce molteplici operazioni dalla prenotazione della visita all'apertura automatizzata della porta. Giunti sul posto nell’orario selezionato, basta inquadrare un QR code con la app per aprire la porta della cappella e far partire la “voce narrante” abbinata a un sistema di illuminazione dei dettagli artistici. Al termine della visita, la porta si chiude automaticamente.

 

Guarda qui l'immagine 360° dell interno 

Chiesa parrocchiale di Diémoz

Chiese e santuari  -  Verrayes

Nella Bolla di Innocenzo III del 12 maggio 1207 viene menzionata la Parrocchia di Diémoz come dipendente dalla Prevostura di Verrès. Ma dal 1665, Diémoz fu sempre affidata a sacerdoti secolari ed era alla diretta dipendenza del Vescovo.
La chiesa parrocchiale di Diémoz fu rifatta interamente nel 1804, ma poi un secolo dopo, nel 1904, essendo diventata insufficiente a contenere tutta la popolazione, fu allungata e fu ricostruito interamente il campanile.

    0166/43117

Chiesa parrocchiale di San Martino e Santa Barbara

Chiese e santuari  -  Verrayes

Il primo documento storico che fa menzione della parrocchia di Verrayes è una Bolla del Papa Lucio III del 7 maggio 1187, dove si elencano le parrocchie dipendenti dalla collegiata di Sant’Orso in Aosta.
La chiesa attuale di Verrayes fu costruita alla fine del sec. XIX. Sulle mura del campanile si vedono le tracce dell’antica chiesa. Era un edificio molto basso a tre navate divise da grandi pilastri in muratura. La navata principale era coperta di volte a crociera divise da nervature sporgenti. Questa Chiesa fu demolita nel 1873 e fu sostituita dalla chiesa attuale, il cui progetto è dell’architetto Lancia. Nel 1877 l’edificio era terminato e venne consacrato da Mons. Duc l’11 novembre 1887.

    0166/43120