Patrimonio culturale: Antey-Saint-André, La Magdeleine, Saint-Denis, Torgnon, Verrayes

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Ru du pan perdu

Architettura  -  Antey-Saint-André

Dalle frazioni di Grand Moulin e Covalou sono visibili i resti dell’acquedotto con le sue maestose arcate addossate alla montagna.

Si tratta di un antico acquedotto, probabilmente risalente al 1300, che porta le acque del torrente Marmore verso i campi della media Valle. Oggi queste imponenti opere vengono denominate con i termini di “rus morts” o “rus du pan perdu”, a causa della loro vetustà e dello stato di degrado in cui versano.

L’itinerario alla scoperta del “Ru du pan perdu” parte dal piazzale A. Rolando, adiacente all’ufficio del turismo, seguendo in parte il sentiero escursionistico n° 105; la parte finale del sentiero non è sempre ben visibile, il dislivello è di m 175 e la durata è di circa 30 minuti.

Chiesa parrocchiale di Sant'Andrea

Chiese e santuari  -  Antey-Saint-André

La chiesa, dedicata a Sant’Andrea, risale alla metà del XV secolo; era originariamente ad una sola navata, mentre le due laterali sono state aggiunte nel XVII° secolo. La torre campanaria sorge isolata ai piedi dell’accesso alla chiesa. La tradizione la vorrebbe identificare con il donjon (torre) di una casa forte, citata in documenti del XV secolo.

Degni di nota, il portale in pietra lavorata e la porta in noce, realizzata con pannelli intagliati “a punta di diamante” e con altre decorazioni di gusto barocco.

    (+39) 0166548204

Museo etnografico "Un tempo, la veillà nella stalla"

Musei  -  Antey-Saint-André

In questo piccolo museo della bassa valle del Cervino, si riscopre la vita di un tempo in montagna e le serate trascorse in famiglia.

“Veillà” in franco-provenzale significa “veglia”, pratica che consisteva nel trascorrere le lunghe serate invernali nella stalla, con familiari ed amici. Si conversava, si raccontavano leggende e storie, si intagliava il legno, si riparavano gli attrezzi agricoli mentre le donne filavano o lavoravano a maglia.

In questi locali è stato ricostruito lo stile di vita di un tempo, quando il sfruttava il calore degli animali per riscaldare l’ambiente. Si passa dalla cucina, dove una mamma e la sua bambina svolgono le attività domestiche, alla stalla, dove padre e figlio accudiscono gli animali: il vitellino, la pecora, l’agnello, la capra, la gallina e il coniglio. Sono inoltre esposti gli attrezzi agricoli utilizzati in passato, via via sostituiti da oggetti tecnologicamente più avanzati.

    (+39) 0166.548450
    (+39) 0166.548209
    biblioteca@comune.antey-st-andre.ao.it

I mulini di La Magdeleine

Architettura  -  La Magdeleine

I mulini di La Magdeleine conservano ancora oggi un grande fascino, memore dei tempi antichi, quando il mulino era il fulcro della civiltà contadina.

Nelle frazioni di Brengon, Clou e Messelod, allineati rispetto ad un piccolo corso d’acqua che trae origine da alcune sorgenti sotto le pendici del Monte Tantané, si trovano ben otto mulini ad acqua; di essi, sette sono stati ristrutturati e tre, come certamente fecero per tanti e tanti anni, sono ora in grado di macinare i cereali che un tempo venivano coltivati sulle assolate pendici dei dossi che circondavano il paese.

Le origini di queste costruzioni si perdono nei secoli e sono certamente assai antiche, come lo furono i primi insediamenti umani nei luoghi dell’attuale comune di La Magdeleine.

L’importanza dei mulini nell’economia rurale delle epoche passate è confermata anche dal fatto che frequentemente, con la proprietà di un campo o di una porzione di terreno, veniva altresì trasferito il diritto ad utilizzare un determinato mulino per un tempo prestabilito.

La singolarità dei mulini consiste anche nel fatto che essi sono disposti “in catena”, allo scopo di sfruttare la poca acqua disponibile; questo fatto ha evidentemente condizionato anche la “tecnologia” utilizzata: si tratta di mulini a ruota idraulica orizzontale, in presa diretta, cioè senza l’utilizzo di ingranaggi o meccanismi, rispetto alle macine.

Inoltre, proprio al fine di utilizzare l’acqua nel modo più razionale possibile, era indispensabile che l’attività si svolgesse in modo quasi contemporaneo in ciascuno degli otto mulini: seguendo questa impostazione, il risultato era praticamente quello di moltiplicare per otto la capacità lavorativa dell’acqua. Furono allora messi a punto dei precisi “regolamenti di utilizzo dei mulini”, in cui si stabilivano tanto le modalità e le tempistiche di funzionamento, quanto i diritti di uso di ciascun partecipante o proprietario.

Secondo la consuetudine, anche i mulini di La Magdeleine avevano dei nomi, che derivano dalla loro localizzazione, dai proprietari, oppure della famiglia che li aveva costruiti. Partendo dal mulino che si trova in posizione più elevata, i nomi che sono stati ritrovati grazie ai ricordi degli anziani del paese, sono i seguenti: moulin hatu, moulin d’Arfonse, moulin di Tonne, moulin di Chioset, moulin de la Place, moulin di Mule e moulin di Messelou.

Durante l'estate sono aperti i primi tre mulini da scoprire con visite libere. Per gruppi e scolaresche è possibile organizzare delle visite guidate contattando le guide turistiche valdostane abilitate inserite negli elenchi regionali

    (+39) 0166548274
    sindaco@comune.la-magdeleine.ao.it

Museo etnografico del Petit Monde

Musei  -  Torgnon

Le frazioni di Triatel e Étirol costituiscono l’insieme del Petit-Monde, il cui nome è indicativo del fascino di questa zona di Torgnon, che rappresenta effettivamente un piccolo mondo a sé stante, non solo per la collocazione geografica appartata e per il fatto di anticipare l’incanto del vallone di Lodetor, ma altresì per la sua storia ben documentata.

La storia
I particolari rapporti feudali con i signori di Cly, molto più stretti rispetto al resto del territorio comunale, permisero ai sudditi di questi villaggi di ottenere da parte dei loro feudatari concessioni relative al possesso di terre, case ed acque già a partire dal XIII secolo: le Reconnaissances (atti notarili attraverso cui si riconoscevano, dietro pagamento di tasse di vario genere, tali conferimenti) del 1588 sono perfettamente conservate in un volume che è divenuto per Torgnon un riferimento cardine per lo studio della storia del paese. Nel 1750 in occasione dell’accordo tra il comune di Torgnon e Jacques François Bergera, barone di Cly, per estinguere i benefici feudali e porre così fine alle servitù medioevali, la “Consorterie” di Petit-Monde si fece carico di pagare interamente la propria quota, ammontante a 1.280 lire, mentre l’amministrazione comunale versò 8.450 lire per gli altri feudi del comune: questa “consorterie” è rimasta attiva fino ai giorni nostri, sviluppando un elevato spirito di collaborazione per poter far fronte a tutte le necessità e difficoltà dovute all’isolamento della comunità.
Gli abitanti del Petit-Monde impararono così a gestire in autonomia la rete di distribuzione dell’acqua per l’irrigazione, il mulino ed il forno; si preoccuparono anche di dare l’istruzione di base ai loro figli e, quando a Torgnon capoluogo nel 1773 sorse la prima scuola comunale, essi pensarono di aprirne una nel villaggio (nel 1783) per evitare ai ragazzi il lungo e pericoloso tragitto.

La visita
Il complesso museale è costituito da un raccard a schiera, unico esempio in Valle d’Aosta, una grandze ed un grenier, costruiti tra il 1462 ed il 1700, restaurati e valorizzati da un allestimento molto originale.
La visita inizia al piano terra del raccard con l’esposizione permanente “Il labirinto della memoria”, che racconta la vera storia dell’uomo, l’origine, l’evoluzione del villaggio, la vita e l’organizzazione sociale degli abitanti di questo piccolo mondo antico.
I testi, una sintesi della ricerca storica, comprensibili anche dai più piccoli, sono valorizzati dai disegni di Francesco Corni.
Visitando le collezioni nei numerosi tsé e tzambron (locali interni), ci si può immergere nella vita degli abitanti del luogo, vita dura, scandita dai ritmi lenti del lavoro dei campi.
Il percorso si completa con la visita al mulino, che si trova poco distante, sul torrente Petit Monde.

Come arrivare
Per apprezzare il luogo, il sito museale e la natura che lo circonda, si consiglia di raggiungere il museo a piedi, attraverso una bella passeggiata alla portata di tutti che permette di ammirare lo splendido panorama su Torgnon, sulla Valtournenche e sul Cervino.

Il museo è raggiungibile anche in auto, per la stessa strada stretta e asfaltata, frequentata da molti pedoni (circa 1,8 km).

    (+39) 0166540213
    (+39) 0166540433
    biblioteca@comune.torgnon.ao.it

Chiesa parrocchiale di San Martino e Santa Barbara

Chiese e santuari  -  Verrayes

Il primo documento storico che fa menzione della parrocchia di Verrayes è una Bolla del Papa Lucio III del 7 maggio 1187, dove si elencano le parrocchie dipendenti dalla collegiata di Sant’Orso in Aosta.
La chiesa attuale di Verrayes fu costruita alla fine del sec. XIX. Sulle mura del campanile si vedono le tracce dell’antica chiesa. Era un edificio molto basso a tre navate divise da grandi pilastri in muratura. La navata principale era coperta di volte a crociera divise da nervature sporgenti. Questa Chiesa fu demolita nel 1873 e fu sostituita dalla chiesa attuale, il cui progetto è dell’architetto Lancia. Nel 1877 l’edificio era terminato e venne consacrato da Mons. Duc l’11 novembre 1887.

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