Caduto in disuso all’inizio del Novecento, il costume femminile di Gaby è stato riportato in auge a fini folkloristici dopo l’ultimo conflitto mondiale. Presenta molte similitudini con il costume di Issime (ricordiamo che Gaby ha costituito il proprio comune soltanto nel 1952).
Il vestito è confezionato in panno nero (drap) ed è composto da una gonna stretta in vita, lunga fino alle caviglie (cotta) e da un corpino a maniche lunghe (coursèt), cuciti insieme. Sopra l’abito, il grembiule (foudèr) ravviva la tinta scura del vestito con la sua seta broccata o cangiante; viene cucito a pieghe strette, tenute insieme da un nastro di velluto che funge da cintura. Ad arricchire il costume, anche lo scialle (foular dè sià), di forma quadrata con lunghe frange, in seta assortita e coordinata al grembiule. L’elemento più originale del costume è senz’altro il copricapo (scuffia), formato da un’aureola di merletti e da un fondo di tulle bianco (moussouléina), incorniciato da una composizione di fiori e frutti nonché da un nastro di seta cangiante che ricade sul dorso. È usanza ornare il costume con alcuni gioielli: una croce e un cuoricino d’oro sospesi ad un nastro di velluto nero, delle collanine (djerètti) di perline, e delle spille d’oro utilizzate per fermare la pettorina del grembiule al corpino.