Patrimonio culturale: Châtillon, Issogne, Montjovet, Saint-Vincent, Verrès

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Ponte romano

Architettura romana  -  Châtillon

Il ponte romano gettato sul torrente Marmore poggiava sulle sponde rocciose del torrente ed aveva un unico arco a tutto sesto di circa 15 metri di luce.

Costruito in blocchi squadrati di pietra locale, sulla superficie dei quali sono ancora chiaramente visibili i piccoli incavi per fissare le tenaglie con le quali gli elementi lapidei venivano sollevati.

La sua distruzione, secondo lo storico valdostano De Tillier, avvenne in occasione del ritiro delle truppe francesi nel 1691, ma lo troviamo rappresentato integro in una stampa, forse idealizzata, del 1797.

Castello di Ussel

Castelli e torri  -  Châtillon

Il castello di Ussel, posto su un evidente e scosceso promontorio, incombe da sud sull’abitato di Châtillon.
Costruito da Ebalo di Challant verso la metà del XIV secolo (dato confermato dall’analisi dendrocronologica), il Castello di Ussel rappresenta una svolta nell’architettura militare valdostana. Siamo infatti in presenza del primo esempio in Valle d’Aosta di castello monoblocco, ultima fase evolutiva del castello medievale, che segna il passaggio tra il contemporaneo castello di Fénis e le rigide forme di quello di Verrès.

Dopo essere passato più volte dagli Challant ai Savoia e viceversa, il castello venne utilizzato come prigione, fino al completo abbandono. Nel 1983 il barone Marcel Bich, dopo aver acquistato il castello dalla famiglia Passerin d’Entrèves, erede degli Challant, lo donò alla Regione, che ha provveduto al restauro e lo ha adibito a sede espositiva.

A pianta rettangolare di notevoli dimensioni, il castello presenta all’esterno una buona muratura con una fascia sommitale di archetti ciechi, assenti sul lato nord, e bellissime bifore, tutte diverse tra loro, con decorazioni floreali e geometriche. Agli angoli del lato sud (verso la montagna) si trovano due torrette cilindriche aggettanti, in origine collegate tra loro da un camminamento di ronda protetto da una merlatura. Sempre a sud, si trovava anche l’ingresso, sormontato da una caditoia. Il lato nord, che guarda verso Châtillon, presenta due torri quadrangolari leggermente sporgenti, tra le quali, al centro, si eleva il mastio, elemento simbolico della potenza del feudatario. All’interno rimangono i monumentali camini con grandi mensole, posizionati su una medesima linea ascendente in modo da sfruttare un’unica canna fumaria, nonché tracce delle scale e delle divisioni in piani.

Prima del restauro il maniero era pressoché ridotto allo stato di rudere, ma una puntuale indagine archeologica ha permesso di individuare e riproporre la reintegrazione delle lacune. Affiancato alle merlature, è stato attrezzato un percorso pedonale molto suggestivo, dal quale il visitatore può ammirare la piana di Châtillon ed i suoi edifici storici.

    (+39) 3669531109
    castellodiussel@gmail.com

Castello Gamba

Castelli e torri  -  Châtillon

Il castello sarà chiuso dal 18 marzo al 13 giugno 2025.

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Il castello
Fu edificato nei primi anni del ’900 su progetto dell’Ingegner Carlo Saroldi, per volere di Charles Maurice Gamba, marito di Angélique d’Entrèves, figlia del conte Christin d’Entrèves. Dal 1982 è proprietà della Regione autonoma Valle d’Aosta.

La collezione di arte moderna e contemporanea
Dopo un importante intervento di restauro, oggi il castello ospita un percorso espositivo che si snoda attraverso 13 sale, in cui sono esposte oltre 150 opere tra dipinti, sculture, installazioni, raccolte grafiche e fotografiche, appartenenti ad una collezione regionale che va dalla fine dell’Ottocento fino ai nostri giorni.
A fianco delle opere dei maestri del ‘900 tra le quali sculture di Martini, Mastroianni, Manzù, Arnaldo e Giò Pomodoro e dipinti di Casorati, De Pisis, Carrà, Guttuso, la collezione documenta la produzione figurativa italiana della seconda metà del secolo sino ad esponenti della ricerca contemporanea come Schifano, Baruchello, Rama, Mainolfi.
Un’ampia scelta di opere testimonia inoltre con varietà i movimenti che hanno animato la scena artistica italiana negli ultimi 25 anni: sono rappresentati ad esempio l’Informale, l’Astrattismo geometrico, la Transavanguardia e la Pop Art. Particolare rilievo è dato al territorio valdostano attraverso l’attività degli artisti locali, o attivi nella Valle su committenza regionale.

Da visitare sia per l’apprendimento sia per lo svago, l’esposizione offre una serie di servizi pensati per avvicinare diverse fasce di visitatori (famiglie, adulti, scuole, bambini, giovani) all’arte moderna e contemporanea attraverso attività di laboratorio, visite guidate ed eventi.

Guarda il video con una selezione delle opere esposte.

Il parco
Il castello è circondato da un parco all’inglese che si estende su una superficie totale di 50.400 metri quadrati, dove vivono circa centocinquanta alberi di specie diverse. Al suo interno si trovano tre alberi monumentali: la Sequoia gigante della California, il Cipresso calvo e lo Spino di Giuda.

    0166.563252
    info.castellogamba@regione.vda.it

Castello di Issogne

Castelli e torri  -  Issogne

La raffinata dimora di Giorgio di Challant,  nonostante il suo aspetto esterno austero e modesto, custodisce al suo interno secoli di storia e splendidi capolavori: ammira i suoi splendidi affreschi e la suggestiva fontana del melograno. 

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La storia

Inizialmente dominio dei vescovi di Aosta, la proprietà passò successivamente nelle mani della famiglia Challant. Nel corso del tempo gli edifici esistenti furono ampliati ed uniti, fino alla trasformazione radicale avvenuta tra il 1490 circa e il 1510 ad opera di Giorgio di Challant, priore di Sant’Orso, che ne fece una sontuosa dimora per la cugina Margherita de La Chambre ed il figlio Filiberto. Fu allora che il castello assunse l’aspetto attuale, diventando un unico palazzo a ferro di cavallo, affacciato su un ampio cortile e un giardino all’italiana, sul cui alto muro di cinta furono dipinti personaggi importanti ed eroi; il porticato al piano terreno fu ornato da una serie di lunette affrescate con scene di vita quotidiana e rappresentazioni di botteghe, mentre al centro del cortile sorse la celebre fontana in ferro battuto detta del Melograno, simbolo di prosperità. Sempre in quel periodo molti ambienti interni furono decorati con affreschi, sia nelle zone di rappresentanza, quali la Sala di Giustizia o la Cappella, sia nelle stanze più private, tra cui gli oratori di Margherita de La Chambre o di Giorgio di Challant. Dopo i fasti del Cinquecento, la residenza si avviò verso un progressivo declino e nel 1872 fu venduta all’asta pubblica: acquistata dal pittore torinese Vittorio Avondo, divenne oggetto di un’attenta campagna di restauro che le restituì l’antico splendore. Donato allo Stato nel 1907, oggi il castello appartiene alla Regione Autonoma Valle d’Aosta e si presenta con alcuni elementi dell’originale mobilia ed altri arredi rifatti alla fine dell’Ottocento, che insieme a numerosi oggetti d’uso domestico ripropongono l’ambientazione tardo quattrocentesca voluta da Avondo.

La visita

Entrando nel palazzo ci si trova nel cortile, attorniato da edifici sulle cui pareti sono ritratti gli stemmi del casato Challant e delle famiglie con esso imparentate. Oltrepassata la fontana del melograno si prosegue verso l’androne: gli affreschi nelle lunette del porticato rappresentano con notevole realismo la vita quotidiana del borgo, raffiguranti il corpo di guardia, la bottega del beccaio e del fornaio, il mercato di frutta e verdura, il sarto, lo speziale e il pizzicagnolo.
In seguito, si procede alla visita dell’interno del castello:

  • al pianterreno, la sala da pranzo, la cucina, e la sala baronale, in cui si possono ammirare un bel camino in pietra recante sulla cappa lo stemma dei Challant affiancato da un leone e da un grifone, pitture sulle travi lignee del soffitto e le pareti affrescate con paesaggi, scene di caccia ed il Giudizio di Paride;
  • al primo piano, la cappella, dalle volte a ogiva finemente decorate, con affreschi alle pareti e con l’altare gotico in legno intagliato e dorato adorno di un trittico fiammingo e la camera della Contessa, con l’oratorio ornato di pitture;
  • al secondo piano, la stanza detta “del re di Francia”, con il soffitto a cassettoni decorato da gigli e un camino che reca sulla cappa lo scudo della dinastia francese dei Valois, e quella detta dei “Cavalieri di San Maurizio” con il bel soffitto a cassettoni su cui è dipinta la croce di quest’ordine.
    A poca distanza dal castello sorgono ancora i ruderi della colombaia.

L’appartamento di Avondo

Dal 2018 un allestimento emozionale dedicato a Vittorio Avondo, illustre proprietario del maniero di Issogne, valorizza ed arricchisce l’offerta del castello mettendone in risalto le vicende tardo-ottocentesche con una serie di pannelli, soluzioni multimediali ed elementi di suggestione poetica.
Nato a Torino nel 1836 e dedicatosi fin da giovane alla pittura, Avondo è considerato uno dei migliori rappresentanti del paesaggismo piemontese del XIX secolo. Dopo un periodo vissuto a Roma, che trascorse a dipingere soprattutto paesaggi della campagna laziale di ispirazione naturalista, si dedicò allo studio dell’arte antica e nel 1865 curò il riordinamento del museo del Bargello di Firenze. Successivamente tornò a Torino, dove dal 1891 assunse l’incarico di direttore del Museo Civico.
L’acquisto ed il restauro, insieme ad Alfredo D’Andrade, del castello d’Issogne, gli permisero di ampliare le sue competenze e collezioni di arte medievale, che lo portarono a collaborare con lo stesso D’Andrade alla costruzione del Borgo medievale a Torino (1884).

    (+39) 0125929373

Cappella del Saint-Suaire

Chiese e santuari  -  Issogne

Questa cappella si trova in prossimità del ponte che collega Issogne con Verrès, lungo l’itinerario escursionistico Cammino Balteo.
Fu fatta costruire intorno al 1560 dal conte Renato di Challant che, nella qualità di luogotenente dei Savoia a Chambéry, era il custode della Santa Sindone (in francese Saint Suaire) prima del trasferimento di quest’ultima a Torino.
Nel XVI secolo era meta, nel periodo pasquale, di una processione che partiva dalla cappella interna del castello.

    0125/929333

Cappella di Saint-Solutor

Chiese e santuari  -  Issogne

La Cappella di Saint-Solutor presenta su una parete esterna una serie di archetti pensili che ne permettono la datazione al XII secolo.
La facciata conserva degli affreschi attribuiti allo stesso pittore della chiesa di San Martino di Arnad e datati 1427. Sono rappresentati San Cristoforo, San Francesco d’Assisi e la Vergine sul trono con il Bambino.
All’interno, rimaneggiato nel XVIII° secolo, si può ammirare un bell’altare in legno scolpito, pitturato e dorato, depredato purtroppo di qualche elemento decorativo.
Alla cappella è annesso un antichissimo cimitero.

    0125/929333

Mulino di Arlaz

Architettura  -  Montjovet

L’immobile fu edificato da privati probabilmente nei primi anni del 1800 per essere utilizzato dagli abitanti dei villaggi limitrofi.
Il luogo, che si credeva stregato, ha anche ispirato un’antica leggenda.

Dopo anni di abbandono, il mulino è stato restaurato. Nell’angolo del fabbricato, appoggiata al muro, una macina della quale a suo tempo uno scalpellino aveva iniziato la lavorazione.

Gran parte delle strutture lignee mobili che permettevano al mulino di funzionare nel corso degli anni sono state trafugate. All’interno del fabbricato, in posizione simile a quella originaria, solamente una grande macina in pietra con il suo albero ligneo che risultava fortunatamente ancora recuperabile.

Il fabbricato testimonia il suo passato di vita e cultura contadina attraverso alcune iniziative di interesse turistico che ne consentono la visita.

Castello di Chenal

Castelli e torri  -  Montjovet

Il castello, costruito non prima del XIII sec. a pianta rettangolare, apparteneva ai signori di Montjovet. Solo più tardi, in seguito al matrimonio di Ebalo il Grande con Alexie di Chenal, divenne possedimento degli Challant: in questo modo i due casati potevano così controllare i passaggi sulla strada tra Chenal ed il castello di Montjovet.
Oggi il castello, che si trova lungo il percorso della Via Francigena e del Cammino Balteo, è ridotto a rudere.

    0166/79131
    protocollo@comune.montjovet.ao.it

Castello di Saint Germain

Castelli e torri  -  Montjovet

Il castello svolse un ruolo importante nella storia della Valle d’Aosta. Era tra i più strategici della regione per la sua posizione elevata che gli permetteva facilmente di controllare e difendere il borgo sottostante e la valle centrale.

Del suo aspetto originario rimangono poche tracce e non si conosce con certezza la data di costruzione.

Intorno alla fine del XIII secolo i Savoia ne divennero proprietari, sostituendosi alla famiglia Montjovet. Come già era avvenuto per Bard, anche in questo caso il pretesto era fornito dai soprusi che Feidino di Montjovet operava nei confronti dei valligiani e dei viandanti. Ceduto successivamente alla famiglia Challant, ritornò nei domini sabaudi nel 1438, quando Amedeo VII vi installò una guarnigione che rimase attiva fino al 1661, quando fu trasferita al forte di Bard, lasciando il castello di Montjovet preda del degrado.

Ancora oggi la sua torre connota il paesaggio e svetta dall’altura che in epoca romana era nota come Mons Jovis. Un cancello impedisce l'accesso all'area per pericolo di crolli.

    0166/79131
    protocollo@comune.montjovet.ao.it

Sito archeologico sottostante la chiesa di Saint-Vincent

Archeologia  -  Saint-Vincent

Chiuso temporaneamente per lavori

Il sito archeologico sottostante la Chiesa parrocchiale di Saint-Vincent testimonia tracce di attività riconducibili già alla fine dell’età del bronzo / età del ferro.
In epoca romana (II - IV secc. d.C.) si riscontrano vari nuclei di strutture con funzione termale.
Dopo l’inizio del V secolo d.C. l’area fu occupata da sepolture orientate in senso est-ovest, tipiche della prima cristianità. La loro presenza sembra aver determinato la nascita di un primo edificio a carattere funerario, seguito da ulteriori fasi di sepolture nei secoli VII e VIII che precedono l’impianto della chiesa romanica.

Un apposito percorso di visita corredato di pannelli didattici divulgativi e di supporti multimediali condurrà il visitatore alla scoperta del sito.

    (+39) 0166512867
    (+39) 3297395561
    parrocchia_stvincent@libero.it

Ruderi del ponte romano

Architettura romana  -  Saint-Vincent

Le imponenti rovine, visibili lungo la statale per Montjovet, suggeriscono l’antica maestosità del ponte e ricordano come la via consolare delle Gallie attraversasse anche questa parte della valle.

Della costruzione originaria, sul torrente Cillian, rimane oggi soltanto la spalla di sinistra, poiché l’arcata centrale crollò nel 1839.

Notevole per il disegno elegante e rivestito di lastre squadrate di piccolo formato, il ponte doveva essere importante non solo per la naturale funzione di attraversamento, ma anche quale segno di potenza e di solidità costruttiva.

Chiesa di Moron

Chiese e santuari  -  Saint-Vincent

È situata nell’abitato di Moron, sulla collina di Saint-Vincent.

La sua struttura attuale, dall’ampia abside circolare, risale al XV secolo, allorché furono apportate importanti modifiche a un probabile preesistente edificio romanico. Essa ha conservato a lungo alcune prerogative delle chiese parrocchiali (funzioni festive e cimitero), pur non essendo mai stata parrocchia.

La volta dell’abside è segnata da una bella serie di costoloni di pietra. Restauri recenti hanno eliminato strutture e decorazioni moderne, tentando di restituire alla chiesa il suo aspetto originario.
In passato, nel giorno del lunedì di Pasqua, si svolgeva la cosiddetta “processione delle vigne”, che in quasi sei ore attraversava tutti i villaggi e le cappelle della collina di Saint-Vincent.
Oggi la chiesetta è dedicata a San Maurizio (festa patronale il 22 settembre).

    (+39) 0166512867
    parrocchia_stvincent@libero.it

Chiesa parrocchiale di San Vincenzo

Chiese e santuari  -  Saint-Vincent

Edificata dai Benedettini nell’XI secolo, in stile romanico, la chiesa è stata oggetto di molteplici sovrapposizioni architettoniche, ma anche di significativi restauri moderni (1968 - 1972).

Essa sorge sulle strutture di un edificio romano, in cui si riscontrano nuclei di strutture con funzione termale, riportato alla luce in occasione di recenti restauri, e risalente al 300-400 d. C., forse una grande villa patrizia o un edificio pubblico che disponeva di un doppio sistema di riscaldamento ad aria soffiata sotto il pavimento, che provvedeva a riscaldare il “calidarium”.
Il sito archeologico sottostante è attualmente chiuso.

L’interno è di grande effetto per il contrasto netto tra la sobrietà dell’ambiente e la ricchezza della decorazione pittorica della zona absidale. La navata è scandita da una successione di colonne alternativamente quadrate, circolari e poligonali.

In origine la chiesa non aveva le volte (sono del 1696) né le grandi finestre attuali. Il tetto era retto da capriate in vista o con soffitto a cassettoni e la luce entrava, discreta, attraverso finestre alte, strette, centinate, a doppia strombatura. Anche l’arco a sesto acuto che sovrasta l’altare è posticcio, sebbene assai antico. L’arco trionfale che, probabilmente nel XIII secolo ha ristretto il catino absidale, ha sensibilmente ridotto l’area della sottostante cripta romanica, raccolta in mistica cappella sotterranea a tre piccole navate, ciascuna a tre arcate e le cui colonnine in pietra sorreggono capitelli risalenti all’VIII secolo.

Gli affreschi della chiesa più antichi sono quelli dell’absidiola nord, dovuti a Iacopo Jacquerio (o alla sua scuola), datati 1416.
Sempre nel XV secolo Giacomino da Ivrea dipinse l’arco trionfale con un ciclo di dottori della Chiesa, santi e profeti. Sopra questi dipinti, scialbati e intonacati, Filippo da Varallo eseguì verso la fine del XVI secolo le decorazioni che ancora si vedono (in parte, e grazie ai restauri degli anni ’70), e che a suo tempo ricoprivano interamente la conca presbiteriale.
Il Cristo in Croce del presbiterio è opera bronzea di Luciano Minguzzi.

Merita la visita il museo di arte sacra in fondo alla navata sinistra, che conserva sculture lignee, come il San Maurizio policromo del XV secolo proveniente dalla chiesa di Moron, ed altre opere d’arte che vanno dal XV al XVIII secolo, tra cui croci processionali, reliquiari e oggetti liturgici.

    (+39) 0166512867
    parrocchia_stvincent@libero.it

Museo mineralogico e paleontologico

Musei  -  Saint-Vincent

Il Museo, creato dal gruppo mineralogico del Cenacolo Italo Mus nel 1978, ha come scopi principali quelli di raccogliere, classificare e far conoscere i minerali della Valle d’Aosta e numerosi cristalli e pietre dure provenienti da varie parti del mondo.

L’esposizione conta circa 750 pezzi, di cui gran parte provenienti dalle montagne vicine a Saint-Vincent, in particolare dal Monte Barbeston, da Emarèse, da Brusson e da Champorcher, siti notoriamente ricchi di minerali.
I pezzi più belli e rari provengono da miniere d’oro, di ferro, di magnetite e di amianto oggi dismesse. Molto interessanti i quarzi purissimi, i granati e rarissime vesuviane locali.

Il museo possiede inoltre una collezione di circa 170 fossili.

    (+39) 3395679736
    (+39) 3483238638
    cenacolo.saintvincent@gmail.com

Castello di Verrès

Castelli e torri  -  Verrès

In occasione del Carnevale Storico, il castello è chiuso nelle seguenti giornate: 9,10,11,12 gennaio 2025 - 27,28 febbraio 2025 - 1,2,3,4,5,6 marzo 2025

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La storia
Costruito su un picco roccioso che domina il sottostante borgo, il castello è citato per la prima volta nel 1287 come proprietà dei signori De Verretio. Un’iscrizione scolpita in caratteri gotici attesta che fu Ibleto di Challant nel 1390 a porre mano ai lavori che fecero assumere all’edificio l’aspetto attuale. Nel 1536 Renato di Challant rinnovò l’apparato difensivo del maniero, adattandolo all’uso delle moderne armi da fuoco. In questa occasione venne costruita una cinta muraria munita di cannoniere, di speroni a contrafforte e di torrette poligonali da offesa, idonei all’impiego delle spingarde e dei cannoni fusi nel feudo che il conte di Challant possedeva a Valangin, in Svizzera; l’ingresso fu reso più sicuro mediante la realizzazione dell’antiporta con il ponte levatoio e l’apertura di feritoie. Si provvide inoltre ad aprire nuove finestre a crociera, in aggiunta a quelle a tipo gotico a monofora e a bifora già esistenti, e nuove porte ad arco moresco, di evidente influsso spagnolo; gli interni furono arricchiti con nuovi arredi. Alla morte di Renato di Challant (1565) senza eredi di sesso maschile, il castello venne incamerato dai Savoia. Nel 1661 il duca Carlo Emanuele II ordinò di smantellare gli armamenti e di trasferirli al forte di Bard, punto strategico dove si concentrava la difesa della Valle d’Aosta.
Gli Challant riottennero il possesso della rocca nel 1696 e lo mantennero fino all’estinzione della casata, ai primi del XIX secolo. A quell’epoca il castello era abbandonato da quasi due secoli: il tetto, già in parte crollato, era stato demolito del tutto per evitare il pagamento del canone erariale, così che i piani superiori erano esposti alle intemperie e invasi dalle erbacce. Il salvataggio di questo castello, come per quelli di Issogne e di Fénis, si deve all’interesse di un gruppo di intellettuali piemontesi accomunati dalla passione per il Medioevo.

La visita
Superata l’antiporta che si apre nella cinta fortificata, accessibile anche a cavallo dal ponte levatoio, si incontra l’edificio destinato a corpo di guardia situato di fronte all’entrata del castello. Il portale di ingresso immette in un androne difeso da una caditoia dissimulata nella volta; una seconda porta, anticamente protetta da una saracinesca, dà accesso al cortile del castello. Attorno a questo ambiente quadrato il corpo dell’edificio è disposto ad anello su tre piani, collegati da un monumentale scalone in pietra impostato su archi rampanti. La regolarità geometrica della struttura e l’essenzialità della decorazione, affidata unicamente ai particolari in pietra verde e bianca lavorata, si intonano al carattere militare dell’edificio e denotano altresì l’eccellenza delle maestranze che operarono a Verrès.
Al piano terreno si aprono due grandi saloni simmetrici che occupano per intero i lati est e ovest del castello, mentre a sud è situata la cucina. Il salone orientale probabilmente in origine adibito a magazzino per l’artiglieria, è coperto da una volta a botte. Di maggior interesse è la sala d’armi sita a occidente, voltata a sesto acuto: essa presenta due camini monumentali dagli stipiti sagomati; il raddoppio delle murature e altri indizi emersi nel corso di un restauro attestano la sovrapposizione di più campagne costruttive.
I locali del primo piano, riservati ai signori del castello, sono illuminati da eleganti bifore di gusto trecentesco, più ampie di quelle degli altri piani. La grande sala da pranzo è collegata da un passavivande alla cucina padronale. Questo ultimo ambiente, dotato di tre grandi camini, presenta una volta in pietra a vele multiple rifatta ai tempi di Renato di Challant, l’unica copertura originale ancora esistente nel castello; degno di nota è anche il camino situato sul lato nord, di dimensioni eccezionali e riccamente decorato da modanature e pilastrini.
Al secondo piano (non visitabile) sono situati gi appartamenti di servizio, collegati da una scala in legno al piano delle caditoie.

Il castello ogni anno è il prestigioso palcoscenico del Carnevale Storico verreziese in cui si rievoca, tra storia e leggenda, l’epopea della contessa Caterina di Challant.

Guarda il video Alfredo d'Andrade e i castelli di Fénis e di Verrès

    (+39) 0125929067

Prevostura di Saint-Gilles e chiesa parrocchiale

Chiese e santuari  -  Verrès

La tradizione fa risalire la fondazione del monastero al X secolo, ma i canonici di Sant’Egidio sono menzionati per la prima volta nel 1050. E’ sede della parrocchia, che comprende strutture realizzate tra l’XI e il XVIII secolo. L’edificio principale, in pietra a vista, e l’adiacente campanile maggiore furono edificati nel 1512 dal Prevosto Carlo di Challant.

L’attuale parrocchia di Sant’Egidio fu costruita invece nel 1775 sul luogo ove sorgeva la precedente chiesa romanica, di cui si conserva un semplice campaniletto. In quell’occasione il conte Francesco Ottavio di Challant consentì di unire alle strutture della chiesa preesistente la cappella dei Santi Giorgio e Maurizio, voluta nel 1407 dal cavaliere Ibleto di Challant come cappella sepolcrale di famiglia. Le strutture di tale cappella sono ancora oggi ben identificabili, dall’esterno per la magnifica trifora in pietra lavorata che campeggia sulla parete orientata verso il borgo, dall’interno per la volte gotiche a vela che sono state risparmiate dagli interventi settecenteschi.

Il 25 maggio 1800 il convento di Verrès ospitò, per la notte, Napoleone che con le sue truppe, scendendo dal Gran San Bernardo, attraversava la Valle dando inizio alla sua seconda campagna d’Italia.

Dal dicembre 2015 i pellegrini che percorrono la Via Francigena possono trovare accoglienza presso la Collegiata nella struttura denominata “La Casa del Pellegrino”.

    0125/929093