Patrimonio culturale: Challand-Saint-Victor, Emarèse, Saint-Vincent

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Ponti "romani"

Architettura  -  Challand-Saint-Victor

Nella frazione Verval si trovano due ponti di origine medievale, noti però come “ponti romani”, che meritano di essere visti. Sono in pietra, costruiti a forma di schiena d’asino.
Particolare importanza hanno rivestito per l’economia rurale, in quanto permettevano il passaggio di uomini e animali collegando l’envers con l’adret (cioè un versante della valle con quello opposto).

Come arrivare
Giunti al paese di Challand-Staint-Victor, seguire i cartelli turistici di colore marrone per i ponti romani. Si scende con automobile per circa 1 km fino ad un piccolo parcheggio dove finisce la strada. Si segue l’indicazione del sentiero ed in 2-3 minuti si è in vista del torrente e dei due ponti.

Castello di Villa

Castelli e torri  -  Challand-Saint-Victor

È il più antico dei manieri della nobile famiglia degli Challant, una delle più importanti della Valle d’Aosta; fu costruito intorno al X secolo, ma assunse la sua forma definitiva nei primi decenni del Trecento, grazie ai lavori realizzati da Ebalo I di Challant. Il castello controllava, oltre al ricco feudo agricolo che vi era annesso, il transito commerciale lungo la Valle d’Ayas e specialmente il suo collegamento con quella di Gressoney, attraverso il Colle Dondeuil.

I ruderi del castello di Villa si trovano all’interno della riserva naturale “Lago di Villa” nel comune di Challand-Saint-Victor: salendo da Verrès, un chilometro dopo l’abitato di Villa, imboccare a sinistra una deviazione con l’indicazione “strada per il castello”. Dal posteggio circa 30 minuti a piedi.

Torre di Bonot o Tour des Signaux

Castelli e torri  -  Challand-Saint-Victor

La torre, che si erge in località Bonod a 744 metri di quota, è raggiungibile percorrendo un breve tragitto a piedi dalla frazione di Isollaz.
Alta una dozzina di metri, di forma cilindrica e priva di merlature, presenta una sola apertura, utilizzata per l’ingresso e posizionata a diversi metri di altezza: l’accesso avveniva attraverso una scala a pioli, che veniva poi ritirata all’interno.
Si dice che fosse utilizzata come torre di segnalazione per porre in collegamento il castello di Graines con quelli di Villa (Challand) e di Verrès, utilizzando fuochi variamente colorati a seconda della notizia da trasmettere, per consentire rapide comunicazioni.

Cappella della Madonna delle Nevi

Chiese e santuari  -  Challand-Saint-Victor

Costruita nel XVII secolo e poi completamente rifatta nel XIX mostra, sulla facciata,un affresco del 1872 del pittore Sogno. Vi appaiono la Vergine Addolorata e due angeli. All’interno, tela del Seicento con la Pietà, san Francesco, santa Lucia ed un perso­naggio di casa Masu.

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Cappella di Isollaz

Chiese e santuari  -  Challand-Saint-Victor

Collocata nella frazione di Isollaz, fu costruita nel 1859 a metà di un ponte, a testimonianza della richiesta di protezione divina su un luogo di passaggio pericoloso.
Gli affreschi della facciata presentano la Madonna d’Oropa, san Giacomo, san Bernardo ed il martirio di sant’Erasmo.

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Cappella di Oillon

Chiese e santuari  -  Challand-Saint-Victor

Situata nella frazione omonima (1.169 metri), risale al 1747 ed è dedicata a San Grato. Col suo candore, offre un suggestivo spettacolo.

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Cappella di Targnod

Chiese e santuari  -  Challand-Saint-Victor

La Cappella di Targnod è dedicata a Saint-Préjet (Proietto), soldato romano, fu compagno di martirio di san Maurizio e di san Vittore. Nel patois locale infatti “predzi” significa “parlare” e per questo ancora oggi si invoca il Santo a cui è dedicata la piccola cappella, affinché guarisca i bambini dalla balbuzie; in segno di gratitudine viene tradizionalmente offerto un galletto. La cappella è stata ricostruita già nel 1501. Sulla facciata, affresco del 1903 del pittore Stornone: Préject vi figura nelle vesti di ufficiale romano. Una nicchia nel muro meridionale conserva, secondo la tradizione, l’impronta del piede del santo sulla roccia.

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Cappelle

Chiese e santuari  -  Challand-Saint-Victor

Cappella di Oillon
Situata nella frazione omonima (1.169 metri), risale al 1747 ed è dedicata a San Grato. Col suo candore, offre un suggestivo spettacolo.

Cappella dei Santi Erasmo e Giacomo
Collocata nella frazione di Isollaz, fu costruita nel 1859 a metà di un ponte, a testimonianza della richiesta di protezione divina su un luogo di passaggio pericoloso.

Oratorio di Saint-Maxime
Collocata nella frazione Targnod, la cappella è anteriore al XV secolo e sarebbe stata la prima chiesa di Challand. Tradizione vuole che gli abitanti di Issime, nella vicina Valle di Gressoney, attraversassero il colle Dondeuil e scendessero fino all’alpe di Cialesch per assistere di lassù alla celebrazione della Santa Messa nella sottostante cappella. Lo stesso itinerario è oggi percorso, in senso inverso, da una corsa podistica che si svolge nel mese di settembre. Sulla facciata, nell’abside e nell’arco trionfale pregevoli affreschi del 1441. Di fronte alla cappella, un grossa roccia presenta numerose coppelle, forse di origine druidica.

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Chiesa parrocchiale di San Vittore

Chiese e santuari  -  Challand-Saint-Victor

La parrocchia è nominata per la prima volta nella bolla del 5 aprile 1145 con la quale il papa Eugenio III prende sotto la sua protezione i canonici di Saint-Gilles di Verrès.

La chiesa di San Vittore è a pianta rettangolare ad una sola navata. La chiesa attuale risale alla fine del XV secolo o all’inizio del XVI e venne consacrata nel 1521. La sua costruzione fu finanziata dai conti di Challant, di cui si può osservare lo stemma in una chiave di volta sopra un contrafforte. La facciata fu ricostruita nel 1670 e presenta un porticato a protezione dell’ingresso.
Degno di nota è il portale seicentesco in pietra tagliata e scolpita e, nell’interno, interessanti sono anche gli altari barocchi in legno intagliato, dipinto e dorato. Gli stalli in noce del coro sono databili alla fine del secolo XVII e recano diversi stemmi di famiglie nobili della parrocchia.
A causa del nuovo orientamento della chiesa a partire dal Seicento, il campanile è venuto a trovarsi dietro l’abside. Crollato nel 1755, fu ricostruito nel 1762, ma pare conservare nella parte infe­riore la tipologia medievale.

Il museo parrocchiale conserva alcuni oggetti sacri tra i quali un crocifisso trecentesco in legno, capolavoro del gotico locale (XIV secolo). Finì esposto alle intemperie in un crocevia di Sizan da dove fu portato in chiesa nel 1930. Restaurato nel 1976, pare fosse il crocifisso trionfale offerto dagli Challant e sistemato nel coro della chiesa medievale.
Risalgono al Quattrocento una croce processionale, in lamina d’argento e con impugnatura di rame, ed un reliquiario in rame argentato.
Notevole anche una pianeta in damasco rosso con ricami in oro dei Seicento. Una curiosità sono gli attrezzi per modellare le ostie.

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Oratorio di Saint-Maxime

Chiese e santuari  -  Challand-Saint-Victor

Collocata nella frazione Targnod, la cappella è anteriore al XV secolo e sarebbe stata la prima chiesa di Challand.

Nel 1441 venne decorata dal pittore Giacomino da Ivrea, attivo, tra l’altro, anche nel castello di Fénis e nella cappella di Marseiller di Verrayes.

L’affresco della facciata presenta al centro la figura della Vergine con il Bambino con ai lati san Michele con spada e bilancia, sant’Antonio abate e un santo forse identificabile con san Bernardo d’Aosta. Non è più visibile l’iscrizione, posta sulla pedana del trono della Vergine, che tramandava il nome del committente.

All’interno, nel catino absidale, è raffigurato Cristo in mandorla circondato dal tetramorfo, costituito dai simboli dei quattro evangelisti (l’aquila, il bue, l’angelo e il leone). Sulla parete si susseguono invece le figure dei dodici apostoli con i santi Massimo e Sigismondo.

Tradizione vuole che gli abitanti di Issime, nella vicina Valle di Gressoney, attraversassero il colle Dondeuil e scendessero fino all’alpe di Cialesch per assistere di lassù alla celebrazione della Santa Messa nella sottostante cappella. Lo stesso itinerario è oggi percorso, in senso inverso, da una corsa podistica che si svolge nel mese di settembre.
Di fronte alla cappella, una grossa roccia presenta numerose coppelle, forse di origine druidica.

Guarda qui l'immagine 360° dell interno

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Coro Chanteurs du Ru Herbal

Gruppi folcloristici / bande / corali  -  Challand-Saint-Victor

Direttore: Mauro Savin
Il coro nasce nell’estate del 1999. Il coro prende il nome dal canale omonimo medioevale che forniva e fornisce tutt’ora l’acqua per l’irrigazione nelle varie comunità della vallata. Le Chanteurs Du Ru Herbal provengono dalle località toccate da questo canale. A fine 2003 il coro ha creato il primo cd “Rentrons, amis” composto da diversi brani anche inediti che danno vita al titolo delcd.

    ruerbal@arcova.org

Challand Art - museo all'aperto

Musei  -  Challand-Saint-Victor

Challand Art è un percorso artistico con 14 opere d’arte uniche, realizzate con materiali naturali: terra, foglie, legno, pietra, ferro.
Una facile passeggiata nel bosco consente di vistare questo museo a cielo aperto che si snoda lungo il sentiero n. 11 che collega il lago di Villa al Col d’Arlaz (lungo la tappa n. 6 del Cammino Balteo Challand-Saint-Victor - Saint-Vincent).

Corale "Les Voix du Glaciers"

Gruppi folcloristici / bande / corali  -  Champoluc/Ayas/Antagnod

Questa corale è nata nel 2002. Il nome evoca le comunità sorte lungo la val d’Ayas che trae vita proprio dal ghiacciaio del Monte Rosa. Nella corale sono rappresentati quattro comuni: Ayas,Brusson, Challand Saint-Anselme e Challand Saint-Victor.
Direttore: Valter Choucher

    voixduglaciers@arcova.org

Coro A Musica en fiour

Gruppi folcloristici / bande / corali  -  Champoluc/Ayas/Antagnod

Direttore: Valter Chouquer.
Il coro nasce nel 1999 da in’idea del maestro e di alcune mamme.Il coro è composto da bimbi con una età compresa tra i sei e i quattordici anni. Nel 2000 il coro coinvolge anche i bimbi di Ayas, Challand Saint-Victor e di Challand Saint-Anselme raddoppiando così il numero dei cantori. A giugno di ogni anno il coro organizza il baby festival canoro di primavera invitando altri gruppi.Il coro ha partecipato a diverse manifestazioni quali Telethon, l’adunata nazionale degli alpini,la presentazione dei cortrometraggi, Fete internazionale du Patois et des Emigrés. Attualmente il coro è composto da 30 bambini, dirige Valter Choucher e i loro canti sono accompagnati da una fisarmonica o una tastiera suonata da Leonardo Rous.

    musicaenfiour@arcova.org

Cappella di San Rocco

Chiese e santuari  -  Emarèse

La chiesa si trova all’ingresso della frazione di Erésaz.
L’originaria cappella dedicata a San Rocco è stata costruita presumibilmente nei primi anni del ‘700, poiché il primo scritto che la menziona risale ad una visita pastorale del 1713.
Tra il 1978 ed il ’79 fu realizzato, ad opera del geometra Villettaz, un ampliamento che comportò la demolizione del coro originario e l’abbattimento del campanile, seguito dal suo completo rifacimento; la chiesa così rinnovata fu dedicata, oltre che a San Rocco, anche alla Sacra Famiglia ed alla Madonna delle Nevi.

Il progetto nacque per volere della signora Maria Bonis Trèves, con il contributo della Regione Valle d’Aosta: la donna intendeva realizzare il sogno dello zio, l’Abbé Trèves, che aveva sempre nutrito il desiderio di erigere ad Emarèse un santuario dedicato alla Sacra Famiglia.
Una volta completato l’ampliamento, le spoglie dell’Abbé Trèves furono trasportate dal cimitero di Excenex fino ad Erésaz, per essere inumate sotto l’altare della chiesetta.

    (+39).0166.79100

Chiesa parrocchiale di San Pantaleone

Chiese e santuari  -  Emarèse

La parrocchia, dedicata a San Pantaleone, non sorge nel villaggio di Emarèse, bensì a metà strada tra il Capoluogo e la frazione di Erésaz; dedicata a Santa Maria, risulta riconosciuta in un documento del 1176, ma in seguito è annessa a quella di Saint Germain, situata a Montjovet. Nel 1373 le due parrocchie risultano unite e così restano fino al 1747, quando il vescovo Mons. Pierre François de Sales ne decreta la separazione.
La chiesa di San Pantaléon esiste comunque già prima del XVIII secolo, infatti il primo documento in cui compare risale al 1433. E’ stata interamente ricostruita tra il 1882 ed il 1883: in questa occasione il campanile è stato sopraelevato. Internamente, risultano di particolare pregio due antichi altari lignei: quello della Madonna con due colonne tortili, risalente alla fine del ’700, è in legno intagliato e dorato in alcune parti; quello di San Giuseppe dell’inizio del XVIII secolo, anch’esso intagliato e dorato, viene restaurato dopo il 1786, perché già in pessimo stato. Sopra l’altare della Madonna una volta si potevano ammirare due statue raffiguranti figure angeliche che suonavano la tromba, purtroppo rubate nel 1975.

    (+39).0166.79100

Centro Studi AbateTrèves

Musei  -  Emarèse

È dedicato ad una figura tra le più eminenti del Novecento valdostano, l’abate Joseph-Marie Trèves, il centro di studi inaugurato a Émarèse nel mese di ottobre 2012.

Ricevuti gli ordini sacerdotali nel 1900, l’abbé Trèves è ricordato, tra le altre cose, per l’impegno antifascista, per le accorate campagne in favore della partecipazione delle donne alla vita sociale e per la lotta contro l’alcolismo e l’analfabetismo.
Nel 1926 fondò insieme ad Émile Chanoux il gruppo “Jeune Vallée d’Aoste”, riunendo giovani che cercò di educare all’insegna dei valori di democrazia, libertà e autonomia.
Il pensiero di Trèves si ricostruisce attraverso i pochi scritti a sua firma, ma soprattutto grazie al ricco epistolario, pubblicato solo parzialmente.

    (+39) 3203029058
    (+39) 0166.519103
    abbetreves@gmail.com

Sito archeologico sottostante la chiesa di Saint-Vincent

Archeologia  -  Saint-Vincent

Chiuso temporaneamente per lavori

Il sito archeologico sottostante la Chiesa parrocchiale di Saint-Vincent testimonia tracce di attività riconducibili già alla fine dell’età del bronzo / età del ferro.
In epoca romana (II - IV secc. d.C.) si riscontrano vari nuclei di strutture con funzione termale.
Dopo l’inizio del V secolo d.C. l’area fu occupata da sepolture orientate in senso est-ovest, tipiche della prima cristianità. La loro presenza sembra aver determinato la nascita di un primo edificio a carattere funerario, seguito da ulteriori fasi di sepolture nei secoli VII e VIII che precedono l’impianto della chiesa romanica.

Un apposito percorso di visita corredato di pannelli didattici divulgativi e di supporti multimediali condurrà il visitatore alla scoperta del sito.

    (+39) 0166512867
    (+39) 3297395561
    parrocchia_stvincent@libero.it

I raccard di Valmignanaz

Architettura  -  Saint-Vincent

La collina di Saint-Vincent annovera con orgoglio, nel corpo dei suoi numerosi villaggi, diversi raccard, granai con un’area centrale, per lavorare il grano, simili a quelli della Valle d’Ayas.

In effetti, nel XVII secolo e all’inizio del XVIII, su entrambi i versanti del Col di Joux, lavoravano gli stessi carpentieri. Inoltre, numerose famiglie intrattenevano rapporti e le abitazioni, fossero esse in pietra o in legno, appartenevano alla medesima area culturale.

I terreni nelle vicinanze dei villaggi della collina erano coltivati a cereali e fieno. A pochi passi dalle case si trovava un bacino idrico, scavato nella terra, che veniva riempito con l’acqua del Ru (Rio) della montagna, proveniente dai ghiacciai di Ayas. Il Ru Courthod passa proprio al Col di Joux, dopo aver percorso quasi 27 km lungo una pendenza assai dolce, attraverso i pascoli, i boschi e le rocce.

I villaggi di Lérinon, Crétamignanaz et Valmignanaz sono tra i meglio conservati. Consentono di compiere un percorso ad anello e osservare tre tipi di borghi abitativi: Lerinon con il suo forno per il pane e le sue grandi abitazioni in pietra dalle funzioni polivalenti; un po’ più in basso Crétamignanaz, un villaggio abbandonato, appartenente un tempo ad una sola famiglia e, infine, Valmignanaz che presenta diversi esempi di raccard con un’area di trebbiatura centrale, granai in aggetto e ceppi di sopraelevazione su una casa di due o tre piani in muratura, ospitante la stalla dabbasso e gli alloggi al piano superiore. Valmignanaz gode del vantaggio d’essere collocato sul ciglio della strada del Col di Joux e poter approfittare del parcheggio di Grun.

Ruderi del ponte romano

Architettura romana  -  Saint-Vincent

Le imponenti rovine, visibili lungo la statale per Montjovet, suggeriscono l’antica maestosità del ponte e ricordano come la via consolare delle Gallie attraversasse anche questa parte della valle.

Della costruzione originaria, sul torrente Cillian, rimane oggi soltanto la spalla di sinistra, poiché l’arcata centrale crollò nel 1839.

Notevole per il disegno elegante e rivestito di lastre squadrate di piccolo formato, il ponte doveva essere importante non solo per la naturale funzione di attraversamento, ma anche quale segno di potenza e di solidità costruttiva.

Chiesa di Moron

Chiese e santuari  -  Saint-Vincent

È situata nell’abitato di Moron, sulla collina di Saint-Vincent.

La sua struttura attuale, dall’ampia abside circolare, risale al XV secolo, allorché furono apportate importanti modifiche a un probabile preesistente edificio romanico. Essa ha conservato a lungo alcune prerogative delle chiese parrocchiali (funzioni festive e cimitero), pur non essendo mai stata parrocchia.

La volta dell’abside è segnata da una bella serie di costoloni di pietra. Restauri recenti hanno eliminato strutture e decorazioni moderne, tentando di restituire alla chiesa il suo aspetto originario.
In passato, nel giorno del lunedì di Pasqua, si svolgeva la cosiddetta “processione delle vigne”, che in quasi sei ore attraversava tutti i villaggi e le cappelle della collina di Saint-Vincent.
Oggi la chiesetta è dedicata a San Maurizio (festa patronale il 22 settembre).

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Chiesa parrocchiale di San Vincenzo

Chiese e santuari  -  Saint-Vincent

Edificata dai Benedettini nell’XI secolo, in stile romanico, la chiesa è stata oggetto di molteplici sovrapposizioni architettoniche, ma anche di significativi restauri moderni (1968 - 1972).

Essa sorge sulle strutture di un edificio romano, in cui si riscontrano nuclei di strutture con funzione termale, riportato alla luce in occasione di recenti restauri, e risalente al 300-400 d. C., forse una grande villa patrizia o un edificio pubblico che disponeva di un doppio sistema di riscaldamento ad aria soffiata sotto il pavimento, che provvedeva a riscaldare il “calidarium”.
Il sito archeologico sottostante è attualmente chiuso.

L’interno è di grande effetto per il contrasto netto tra la sobrietà dell’ambiente e la ricchezza della decorazione pittorica della zona absidale. La navata è scandita da una successione di colonne alternativamente quadrate, circolari e poligonali.

In origine la chiesa non aveva le volte (sono del 1696) né le grandi finestre attuali. Il tetto era retto da capriate in vista o con soffitto a cassettoni e la luce entrava, discreta, attraverso finestre alte, strette, centinate, a doppia strombatura. Anche l’arco a sesto acuto che sovrasta l’altare è posticcio, sebbene assai antico. L’arco trionfale che, probabilmente nel XIII secolo ha ristretto il catino absidale, ha sensibilmente ridotto l’area della sottostante cripta romanica, raccolta in mistica cappella sotterranea a tre piccole navate, ciascuna a tre arcate e le cui colonnine in pietra sorreggono capitelli risalenti all’VIII secolo.

Gli affreschi della chiesa più antichi sono quelli dell’absidiola nord, dovuti a Iacopo Jacquerio (o alla sua scuola), datati 1416.
Sempre nel XV secolo Giacomino da Ivrea dipinse l’arco trionfale con un ciclo di dottori della Chiesa, santi e profeti. Sopra questi dipinti, scialbati e intonacati, Filippo da Varallo eseguì verso la fine del XVI secolo le decorazioni che ancora si vedono (in parte, e grazie ai restauri degli anni ’70), e che a suo tempo ricoprivano interamente la conca presbiteriale.
Il Cristo in Croce del presbiterio è opera bronzea di Luciano Minguzzi.

Merita la visita il museo di arte sacra in fondo alla navata sinistra, che conserva sculture lignee, come il San Maurizio policromo del XV secolo proveniente dalla chiesa di Moron, ed altre opere d’arte che vanno dal XV al XVIII secolo, tra cui croci processionali, reliquiari e oggetti liturgici.

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Il santuario di Grun

Chiese e santuari  -  Saint-Vincent

Situato nel cuore della collina di Saint-Vincent.

La costruzione del santuario si deve all’idea concepita verso il 1720 dal sacerdote Pierre Bréan, già vice parroco del paese dal 1705 al 1713 e molto devoto alla Madonna. Con un accordo stipulato nel 1725 gli abitanti di Grun e Valmignana si impegnavano a fornire il terreno e i materiali necessari, mentre il reverendo Bréan si impegnava a pagare i lavori e ad arredare la cappella. Il tempio fu ultimato nel 1727; tra i partecipanti alla festa di inaugurazione vi era anche l’abate Jean-Baptiste Perret, che nel 1770 scoprirà la sorgente dell’acqua termale.
Il santuario diventò ben presto luogo di pellegrinaggio e furono sempre più numerosi gli ex voto, portati dai fedeli che avevano chiesto una grazia di guarigione o di conversione.

La chiesetta, ampliata nel 1864, ha una navata, un coro, una sacrestia e una piccola cantoria. Alle pareti, accanto alla Via Crucis, vi sono tantissimi ex voto; sull’altare in muratura, tra quattro colonne, c’era in passato un grande dipinto di Maria, rubato nel 1992. Oggi, su un ripiano, è posta una statua della Madonna, in legno di noce, dono di un devoto.
All’esterno, l’ingresso, rientrato rispetto alla muratura, forma un portico. Degno di nota è l’affresco eseguito da Mus, raffigurante la Vergine che accoglie con le braccia aperte i pellegrini.

Un tempo erano diverse le processioni dal borgo di Saint-Vincent al santuario di Grun; ricordiamo in particolare quella effettuata alla fine del mese di maggio e la processione “della pioggia”, fatta per chiedere la grazia della pioggia o della sua cessazione.

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La cappella di Cillian

Chiese e santuari  -  Saint-Vincent

Sorge nel cuore del villaggio, su di un terreno occupato in precedenza da un vecchio torchio comunitario.

Ultimata nel 1954, questa cappella di famiglia, dedicata ai Santi Innocenti, fu costruita per volontà dei coniugi Thérèse e Vincent Gorris, per onorare un voto espresso durante la seconda guerra mondiale.

La facciata è stata affrescata dal pittore valdostano Italo Mus. Sul lato nord, un’invocazione in francese invita il passante alla riflessione.
L’interno, completamente rivestito di ciottoli estratti dalla Dora, è molto raccolto. Nel coro, un grande dipinto su legno, opera di Italo Mus, mostra la Madonna, avvolta in un mantello rosso, nell’atto di schiacciare il serpente. Degni di nota sono anche i due altari (quello originario su cui è scolpito il Sacro Cuore e quello costruito secondo le disposizioni della riforma liturgica, rivolto verso i fedeli) e le due vetrate rappresentanti i santi patroni dei coniugi Gorris, Vincenzo e Teresa.

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La cappella di Tromen

Chiese e santuari  -  Saint-Vincent

È stata costruita per volontà degli abitanti di Écrivin, Moulin e di altre frazioni della zona sugli argini del Grand-Valey per invocare la protezione su un territorio soggetto agli straripamenti del torrente.

Dedicata dai fondatori a San Michele e, dopo l’ampliamento del 1747, a Nostra Signora delle Nevi, la cappella, nota in passato come il “Santuario”, aveva grande importanza per i residenti e a suo favore esistevano diversi “legati” (in particolare donazioni per la celebrazione delle messe). Il tempio, tuttavia, non disponeva di grandi rendite. Infatti, secondo un documento del 1866, il tesoriere della chiesa, per reperire i fondi necessari agli improrogabili interventi di restauro, convocò gli eredi degli antichi fondatori e ricordò loro un impegno sottoscritto nel 1747.

Degno di nota è il grande affresco che ricopre la facciata con scene del Giudizio Universale. Caratteristico è il piccolo campanile sul tetto aggettante.

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    parrocchia_stvincent@libero.it

Sacrario dei Partigiani

Chiese e santuari  -  Saint-Vincent

Questa cappella si trova un paio di chilometri prima di arrivare al Col de Joux, partendo da Saint-Vincent.

I lavori di edificazione della cappella sacrario dei Partigiani di Amay vennero iniziati nel 1951 e si conclusero nel 1962 per volontà di un capo partigiano figlio di una tra le più vecchie e patriarcali famiglie di Saint-Vincent: Edoardo Page (1899-1977) che in questo modo volle riunire nell’attiguo cimitero, anche dopo la morte, alcuni “ragazzi” che con lui avevano combattuto. Sulla facciata è apposta una grande lastra in pietra su cui è scritto “Ai caduti per la libertà 9-9-1943 / 25-4-1945”.

L’edificio è costituito da una sola navata su cui troneggia un grande affresco, opera del maestro Lucio Bulgarelli, in cui sono raffigurate forme umane poste ai lati di un globo di fuoco e luce su cui da un arcobaleno che rappresenta la pace è scritta la parola “Libertà” e la data “1961”. Caratteristico è il campanile a sezione di cono, anch’esso totalmente in pietra.

La cappella è di proprietà privata; è aperta il 7 settembre di ogni anno per commemorare i partigiani caduti durante la Seconda Guerra Mondiale.

    (+39) 0166512867
    parrocchia_stvincent@libero.it

Coro Saint - Vincent

Gruppi folcloristici / bande / corali  -  Saint-Vincent

Il “Coro Saint-Vincent”, chiamato in origine “Coro Monte Zerbion”, è nato nel 1965 per volontà di un gruppo di amici appassionati del canto di montagna.
Il repertorio di questo Coro maschile spazia dai canti valdostani alle canzoni savoiarde, trentine e venete, comprende brani del patrimonio polifonico sacro e profano e composizioni originali dei maestri che si sono avvicendati alla sua guida.
Dal 2004 il Coro è diretto dal Maestro Corrado Margutti.
Il Coro ha partecipato ad importanti manifestazioni nazionali ed internazionali (in Francia, Svizzera e negli USA).

    (+39)3275581528
    3284265031
    v.pongan@libero.it waltergaspard@alice.it

Maura Susanna

Gruppi folcloristici / bande / corali  -  Saint-Vincent

La cantautrice Maura Susanna, considerata la voce più genuina dell’animo popolare valdostano, si è rivelata ancora dodicenne alla gara “Microfono libero” organizzata dai Padri Canossiani di Saint-Vincent. Nei primi anni ’70 partecipò con successo a diversi concorsi canori e nel ’73 una sua canzone fu inserita nel 33 giri compilation del “Cantagiugno Eporediese”.
Per qualche anno trascurò l’attività musicale per dedicarsi al teatro, in patois (ne “La veillà de Tsateilon”) e in italiano (nella compagnia “L’Arca” di Saint-Vincent).
Su invito di Luis de Jyaryot, tornò alla musica nel 1980 in occasione di un concerto di beneficenza per i terremotati della Campania. Nel 1982 fondò la cooperativa “Ambrokal” con Jyaryot, Bessolo, Bianchedi, Servodidio e i Trouveurs e nel 1983 pubblicò il 33 giri “Fables de nos jours”, dedicato alle canzoni di Maguì Bétemps, la prima cantautrice valdostana. In quel periodo cominciò ad esibirsi in Italia (Roma, Palermo, Bari, Foggia) e all’estero (Londra, Parigi, Tokyo).
Nel repertorio di Maura Susanna, accanto alle canzoni della cultura popolare valdostana, sono entrati brani popolari di tutto il mondo, cantati in francese, catalano, creolo, spagnolo e giapponese. L’intenzione è quella di cantare i sentimenti, gli stati d’animo di tutti gli uomini, utilizzando la musica, che è il linguaggio più universale.
Dal 1988 l’attività musicale di questa cantautrice di straordinario talento si è diradata per gli impegni legati alla gestione di un ristorante al Col de Joux. Il ’95 tuttavia è stato segnato da due eventi degni di nota: la pubblicazione del CD “Il viaggio” e l’incontro con Joan Baez.
Il successo dei concerti tenuti negli ultimi anni al cinema Giacosa per la “Saison Culturelle” o al “Palais Saint-Vincent”, nel settembre 99, testimonia il grande affetto che il pubblico valdostano nutre per Maura.
L’ultimo successo discografico dell’artista è stato l’album “Terra mia” del 2011.

Museo mineralogico e paleontologico

Musei  -  Saint-Vincent

Il Museo, creato dal gruppo mineralogico del Cenacolo Italo Mus nel 1978, ha come scopi principali quelli di raccogliere, classificare e far conoscere i minerali della Valle d’Aosta e numerosi cristalli e pietre dure provenienti da varie parti del mondo.

L’esposizione conta circa 750 pezzi, di cui gran parte provenienti dalle montagne vicine a Saint-Vincent, in particolare dal Monte Barbeston, da Emarèse, da Brusson e da Champorcher, siti notoriamente ricchi di minerali.
I pezzi più belli e rari provengono da miniere d’oro, di ferro, di magnetite e di amianto oggi dismesse. Molto interessanti i quarzi purissimi, i granati e rarissime vesuviane locali.

Il museo possiede inoltre una collezione di circa 170 fossili.

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