Patrimonio culturale: Aosta, Aymavilles, Charvensod, Gressan, Jovençan

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Area megalitica di Aosta - museo e parco archeologico

Archeologia  -  Aosta

Avviso: sabato 30 novembre 2024 sito chiuso al pubblico a partire dalle 14:00

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Uno dei più interessanti siti archeologici della preistoria in Europa ma anche un luogo dove la storia ha continuato a lasciare testimonianze anche nei secoli successivi.  Vieni ad Aosta ed approfitta delle iniziative e delle visite guidate del museo e scopri tutte le novità del recente e moderno allestimento.

Il sito archeologico

L’area, riportata alla luce nel 1969, si estende per circa un ettaro e rivela uno dei più interessanti siti archeologici della preistoria in Europa: significative testimonianze di quasi cinque millenni di storia, dai momenti finali del Neolitico ai giorni nostri.
Il termine area megalitica è stato utilizzato per definire sinteticamente il ritrovamento di Aosta, che non presenta finora riscontri, all’infuori di quello, seppur parziale, con il sito di Sion, Petit-Chasseur, in Svizzera.

Per “area megalitica” si intende una porzione di terreno, più o meno estesa ma ben delimitabile, nella quale sono presenti testimonianze monumentali megalitiche multiple e di tipo diverso.
Non si tratta, infatti, di un semplice allineamento di menhir o di stele antropomorfe, oppure di una necropoli o di singole tombe dolmeniche: i ritrovamenti mostrano invece l’esistenza di un’area sacra destinata sin dall’inizio a essere sede di ricorrenti manifestazioni legate al culto e alla sepoltura.

Sono state individuate cinque fasi strutturali che, a partire dal Neolitico recente (fine del V millennio a.C.) e attraverso tutta l’Età del Rame (IV-III millennio a.C.), giunge all’Età del Bronzo (II millennio a.C.).

Configurata dapprima come un santuario all’aperto destinato al culto dei viventi, l’area assume solo negli ultimi secoli del III millennio funzioni funerarie, divenendo una necropoli privilegiata, con tombe monumentali di varia tipologia megalitica.
In ordine cronologico è possibile apprezzare: le tracce di un’aratura propiziatoria (fine V millennio a.C.) seguita dalla creazione di pozzi allineati sul cui fondo trovano posto offerte quali macine unite a resti frutti e cereali.

In un momento successivo (inizi del III millennio a.C.) si ha l’allineamento di almeno 24 pali totemici in legno orientati da Nord Est a Sud Ovest progressivamente affiancati e poi sostituiti da più di 46 imponenti stele antropomorfe, prima vera manifestazione del megalitismo in quest’area, magistrali capolavori della statuaria preistorica.

La destinazione d’uso dell’area si fa nettamente funeraria con la costruzione delle prime tombe megalitiche, probabilmente occupate da membri di eminenti famiglie della comunità, costruite totalmente fuori terra. Protagonista esemplare è la cosiddetta “Tomba 2”, eretta su un’insolita piattaforma triangolare di pietrame, utilizzata per quasi un millennio come sepoltura collettiva ospitante i resti di ben 39 individui.

Il museo

Visitare il museo comporta una discesa temporale dall’odierno alla preistoria: lungo un tragitto costellato da immagini riferite alla storia umana, le passerelle dall’ingresso del museo conducono il visitatore al livello del sito archeologico vero e proprio (a circa 6 metri sotto il livello stradale).

Si apre allo sguardo un ambiente grandioso: attraversando la dimensione del tempo, i toni delle luci colorano l’atmosfera che avvolge i reperti archeologici, il dolmen, le stele abbattute, le piattaforme, le tracce delle arature. La visita è un continuo affaccio sul sito archeologico, in una sorta di costante dialogo “interno-museo / esterno-sito”.
Spiegazioni, approfondimenti e interpretazioni sono disponibili su apparati didattici e multimediali.

Da non perdere:

  • la suggestiva Rampa del Tempo arricchita da elementi tridimensionali
  • la sorprendente Sala immersiva
  • la Grande Sala delle Stele dove ammirare 46 stele antropomorfe ritrovate nel sito.
  • La sezione dedicata alla Protostoria che illustra i grandi cambiamenti verificatisi nell’area all’inizio del II millennio a.C., quando la funzione agricola prende il sopravvento su quella funeraria: si possono osservare numerose orme umane impresse nel terreno arato ritrovate in occasione dei più recenti scavi archeologici. In questo spazio, inoltre, si apprezza il grande tumulo funerario dell’Età del Ferro (I millennio a.C.) con il suo piano di calpestio originale.
  • al piano superiore protagonista è l’epoca romana declinata in due sezioni: una dedicata alla vita quotidiana in ambiente rustico, e l’altra alle necropoli scavate nel corso degli anni lungo la strada, al di sotto della chiesa parrocchiale e della scuola materna: si trovano 20 tombe connotate da corredi ricchissimi, nonché da pratiche e rituali funerari molto diversi tra loro per cronologia e tipologia.
  • conclude il percorso la sezione medievale che presenta le testimonianze gravitanti intorno alla chiesetta romanica di Saint Martin.

Presenti anche un ampio spazio relax, un'area dedicata ad esposizioni temporanee e una sala conferenze di 160 posti.

 

    (+39) 0165552420
    beniculturali@regione.vda.it

Basilica paleocristiana di San Lorenzo

Archeologia  -  Aosta

Sito incluso nel biglietto cumulativo Aosta archeologica

Sotto l’antica chiesa parrocchiale del Borgo, gli scavi archeologici hanno riportato alla luce la basilica cruciforme paleocristiana, indicata come Concilium Sanctorum , Assemblea dei Santi, perché eretta sulle tombe dei primi martiri, sepolti nell’area cimiteriale romana, sorta a sua volta su un insediamento funerario protostorico.
All’interno sono visibili parti delle strutture liturgiche, la piattaforma reliquiaria con i sepolcri dei tre vescovi vissuti tra il V e il VI sec. (Grato, Agnello, Gallo) ed altri vani tombali databili tra V e VIII sec.

    (+39) 3496429216

Cimitero di Sant'Orso

Archeologia  -  Aosta

Nel vecchio cimitero del Borgo di Sant’Orso sono sepolte numerose personalità della cultura, della scienza e della politica valdostana, decedute tra la prima metà dell’Ottocento ed i primi decenni del XX secolo. Vi sorge una cappella neogotica costruita verso la metà del XIX secolo dai Conti Crotti di Castigliole che vi avevano la loro tomba di famiglia.

Nel Novecento il cimitero venne abbandonato come luogo di sepoltura a favore del cimitero aostano di viale Piccolo San Bernardo. L'antico cimitero è visitabile in alcuni periodi grazie all'assocaizione Amis du cimetière du Bourg.

    (+39) 3337432902
    amisducimetieredubourg@gmail.com

Acquedotto Grand Arvou

Architettura  -  Aosta

Sopra Aosta, nella frazione Porossan, in località Chiou, si trova questo maestoso ponte-acquedotto, situato sul canale “ru Prévôt”. Si tratta di una spettacolare costruzione in muratura di pietrame e calce, parzialmente intonacata, lunga circa 70 metri, che permette al canale di superare il sottostante vallone percorso dal torrente Parléaz, tra le località Neyves e Serod (Porossan) di Aosta. Il ponte ha l’aspetto di un maestoso edificio e questo sia perché dotato di un tetto di copertura in lose, sia per la presenza di alcune finestrelle che illuminano l’interno permettendone l’ispezione.

I “rus” sono opere di canalizzazione per portare l’acqua nelle zone più aride della regione.
Questa fitta rete di canali, la più completa e organizzata della catena alpina, è riconducibile al Medioevo, fra l’inizio del XIII e la fine del XV secolo, quando il clima caldo e asciutto e la scarsità delle precipitazioni resero necessarie nuove strutture irrigue. I rus, passando attraverso boschi, pascoli e colline, scendono fino alla vallata centrale, convogliando verso gli abitati l’acqua attinta dall’alto corso dei torrenti, rendendo fertili i costoni montuosi.

Il Ru Prévôt prende il nome dal prevosto della Cattedrale Enrico di Quart che lo fece edificare nel 1288 e comprende nel suo tracciato l’acquedotto di Porossan, lungo 70 metri, definito dall’abbé Henry, storico, scrittore e alpinista, “uno dei più bei monumenti che ci abbia conservato il Medioevo”.

Casa di Sant'Anselmo

Architettura  -  Aosta

La tradizione vuole che questo edificio, ubicato in via Sant’Anselmo 66, abbia visto nascere Anselmo d’Aosta (1033 – 1109), che sarebbe diventato abate del monastero di Bec in Normandia e poi arcivescovo di Canterbury in Inghilterra.
Anselmo d’Aosta è famoso come teologo e filosofo; il suo nome è in particolare legato alla prova “ontologica” dell’esistenza di Dio.

Proprietà privata - non visitabile.

Hôtel des Etats

Architettura  -  Aosta

È l’appendice occidentale (a sinistra, guardando la facciata) del palazzo del Municipio di Aosta. L’edificio è stato eretto nel 1724 (è quindi antecedente al Municipio); in esso si svolgevano le sedute dell’Assemblea Generale degli Stati, presieduta dal Vescovo e dal Balivo, si riuniva il “Conseil des Commis” ed avevano sede gli archivi del Ducato di Aosta.

Attualmente il palazzo ospita alcuni uffici comunali, nonché esposizioni temporanee.

Sito non accessibile ai disabili.

Municipio - Hôtel de Ville

Architettura  -  Aosta

Il grande palazzo porticato in stile neoclassico fu costruito nel 1839 sul sito del convento francescano dei Cordeliers, gravemente danneggiato dalle truppe rivoluzionarie francesi.
Le due fontane ottocentesche sulla facciata simboleggiano i due corsi d’acqua della città, la Dora Baltea e il Buthier.
La piazza antistante, oggi dedicata a Emile Chanoux, martire della Resistenza, fu ricavata demolendo la chiesa di San Francesco, annessa al convento.
In orario di apertura degli uffici comunali, si possono visitare lo scalone e l’atrio, in cui si trova un pregevole plastico della Valle d’Aosta.

Palazzo Ansermin

Architettura  -  Aosta

Edificio, ricco di elementi architettonici degni di nota, situato in via Porta Praetoria 42-52, ma accessibile anche da piazza Plouves.
E’ stato costruito all’inizio del XVIII secolo da François René di Nus (era infatti chiamato “Palazzo dei baroni di Nus”).

La proprietà passò nel 1800 alla famiglia Ansermin.
Durante la costruzione dell’Hôtel de Ville (1836 – 1842) il palazzo ospitò gli uffici amministrativi della città di Aosta.

Privato - visitabile l’androne

Palazzo Roncas

Architettura  -  Aosta

Situato sulla piazza omonima, il palazzo fu fatto costruire nel 1606 da Pierre-Léonard Roncas, primo segretario di stato del Duca di Savoia Carlo Emanuele I. Divenne in seguito sede dell’amministrazione sabauda, di sottoprefettura in età napoleonica e di intendenza.
Le volte dell’atrio, dello scalone e del loggiato che si affacciano sul cortile interno sono decorate con affreschi di scuola italiana, raffiguranti scene mitologiche, naturalistiche e con segni dello zodiaco, di gusto manieristico.

Il palazzo, in passato sede del comando del Gruppo Carabinieri di Aosta, non è visitabile

Palazzo Vescovile

Architettura  -  Aosta

Sito in Via des Sales n° 3, il palazzo vescovile, restaurato alla fine del XIX secolo, è collegato con la Cattedrale di Santa Maria Assunta per mezzo di una galleria, iniziata nel 1667 e terminata circa un secolo più tardi.
Nel salone detto “di Cognia” si tennero, tra il 1222 e il 1466, le Udienze Generali, un’ istituzione di giustizia tenuta periodicamente dai duchi di Savoia.
In un’altra sala sono invece conservati medaglioni affrescati con i ritratti dei vescovi aostani.

Arco di Augusto

Architettura romana  -  Aosta

Appena passato il ponte sul torrente Buthier, lungo la strada che portava alla monumentale Porta Praetoria, principale via di accesso alla città romana, fu innalzato l’arco onorario dedicato all’imperatore Augusto
Si trattava di un segno eloquente della presenza e della potenza di Roma che nel 25 a.C. aveva definitivamente sconfitto il popolo dei Salassi e fondato la nuova colonia.

L’arco, che si caratterizza per la sua severa imponenza, tipica dell’architettura del tardo periodo repubblicano, è a un solo fornice a tutto sesto, largo metri 8,29 come la strada che lo attraversava. I pilastri che lo fiancheggiano presentano ai quattro angoli delle semicolonne su basi attiche sormontate da capitelli corinzi, le stesse che scompartiscono le facciate e i lati. In origine queste superfici erano interrotte dai rilievi con probabile figurazione a trofei che erano collocati nelle quattro nicchie della facciata.

Una trabeazione dorica a triglifi e metope chiude in alto quel che rimane del monumento, da secoli privo dell’attico sul quale era apposta, a lettere di bronzo, l’iscrizione dedicatoria. Nel medioevo l’Arco era denominato “Saint-Vout” da una immagine del Salvatore che vi era stata collocata e sostituita in seguito col Crocifisso. Nel 1716 il Conseil des Commis decise di preservare il monumento dalle infiltrazioni d’acqua ricoprendolo con un tetto d’ardesia. L’Arco fu definitivamente restaurato dal negli anni 1912-1913; uno scavo nelle sue vicinanze, risalente ai primi anni del ’900, portò alla luce due grandi lettere in bronzo dorato, con tutta probabilità appartenenti all’iscrizione dedicatoria.

  • Monumento simbolo della città di Aosta
  • Uno dei punti di partenza per la visita a piedi della città

Area funeraria fuori Porta Decumana

Architettura romana  -  Aosta

Avviso: chiusa temporaneamente per lavori

Questa importante necropoli di epoca romana si trova a circa 200 metri dalla Porta Decumana, lungo la strada che conduceva alla Alpis Graia (colle del Piccolo San Bernardo).
È un rinvenimento analogo a quello di altre necropoli site presso la Porta Praetoria e la Porta Principalis Sinistra, altri accessi ad Augusta Praetoria (Aosta).
Il sito ha avuto un lungo periodo d’uso, dal I secolo d.C. fino alla fine del primo millennio, quando iniziò il progressivo abbandono. La necropoli è stata quindi usata sia in epoca romana sia in epoca paleocristiana; era abbastanza usuale la compresenza di sepolture pagane e cristiane, così come molto simili erano i riti legati al culto dei defunti.
Nell’area troviamo tre mausolei con destinazione funeraria ad aula rettangolare, noti come cellae memoriae , risalenti al IV secolo. Una basilica paleocristiana , la cui datazione va dalla fine del IV a tutto il V secolo, ha evidenti somiglianze con edifici cristiani analoghi sorti su necropoli romane fuori le mura, quali la Chiesa di San Lorenzo e la Chiesa di Santo Stefano.

  • Ingresso gratuito
  • Accesso solo su prenotazione
    (+39) 0165.275911

Criptoportico forense

Architettura romana  -  Aosta

Sito incluso nel biglietto cumulativo Aosta archeologica

Si è molto discusso sulla specifica destinazione di questo monumento che è datato all’epoca augustea; suo scopo principale era di costituire una struttura di contenimento e di regolarizzazione del terreno che in quella zona della città doveva essere in leggera pendenza da nord a sud e creava un dislivello tra l’area sacra e l’adiacente platea forense. Oltre a questa sicura funzione strutturale, è stata nel tempo avanzata l’ipotesi che la parte seminterrata potesse servire da magazzino e da granaio militare (horreum), ma in seguito agli ultimi studi ci si sente di escludere radicalmente tale destinazione d’uso, sia per l’aspetto strutturale del monumento, sia per la sua particolare ubicazione, sia in seguito al confronto con altri esemplari analoghi. Il colonnato marmoreo (porticus triplex) che lo sovrastava (ormai distrutto e del quale non rimangono evidenze archeologiche in situ) fungeva invece da scenografica cornice ai due originari templi gemelli della terrazza sacra.

Ci troviamo qui nel settore nord del complesso forense di età romana, proprio di fronte all’ingresso della Cattedrale, in corrispondenza di un’area sacra sopraelevata, a sua volta divisa da quella a destinazione civile e commerciale (piazza Severino Caveri), grazie al passaggio di un decumano minore, all’incirca corrispondente all’attuale via Mons. De Sales.

Dal punto di vista tecnico-planimetrico il criptoportico di Aosta si articola in tre bracci disposti a ferro di cavallo e internamente divisi in due navate voltate a botte con una sequenza centrale di archi ribassati. I due bracci laterali misurano m 71,80; quello centrale, più esteso, raggiunge una lunghezza interna di m 87,10.

In origine due accessi monumentali dovevano aprirsi alle estremità delle ali laterali aprendosi ai lati della scalinata centrale.
Le gallerie sono illuminate da una serie di finestrelle strombate che assicurano anche un idoneo ricambio d’aria; nel corso dell’anno la temperatura all’interno del criptoportico si mantiene costante.

Confrontato con tutti quei casi, vecchi e nuovi, italici e provinciali, che la letteratura archeologica ha definito e continua a definire come esempi di criptoportico pubblico, in particolar modo forense, anche l’esemplare aostano potrebbe essere interpretabile come una struttura di prestigio legata tanto al culto imperiale, quanto all’autocelebrazione dei notabili locali così come delle corporazioni religiose o professionali cittadine.
E’ pertanto legittimo supporre che i criptoportici possano essere letti come ambienti dotati di una funzione politico-liturgica particolare: una sorta di luogo “cerniera” tra il sacro (l’area sacra e i relativi edifici templari) ed il profano (cioè la vera e propria “pubblica piazza”).

Come sembrano poi documentare alcune carte medievali, le strutture del Criptoportico continuarono ad essere utilizzate anche nei secoli successivi, quando vennero trasformate in cantine e denominate, per consuetudine popolare, “Marché des Romains”.

  • Uno dei monumenti sotterranei romani meglio conservati
  • Interessante il video che ricostruisce le fasi della sua costruzione
  • Nel cuore del centro pedonale di Aosta
    (+39) 3357981505

La cinta muraria

Architettura romana  -  Aosta

La cinta muraria di Augusta Praetoria formava un rettangolo di 727 m per 574 ed era costituita da uno strato interno di ciottoli fluviali e malta e uno esterno di blocchi di travertino.
Tratti in cui sono ancora ben visibili: via Hotel des Monnaies, via Carducci, via Carrel (in corrispondenza della stazione degli autobus), via Monte Solarolo, via Abbé Chanoux. In via Festaz, specialmente al suo incrocio con via Vevey, si possono vedere le brecce aperte nelle mura per il passaggio delle moderne vie cittadine.

Le Torri

Architettura romana  -  Aosta

Le torri erano due per ogni porta, quattro angolari, piu altre otto: venti in tutto. Per il loro numero, per la forte sporgenza verso l’esterno e per il risalto dato loro da un doppio ordine di finestrelle arcuate poste su tutti e quattro i lati, bisogna pensare che la loro funzione fosse anche quella di fungere da elemento decorativo: la cinta muraria, infatti, non era stata costruita solo con un intento difensivo, ma pure col desiderio di creare una delimitazione monumentale dell’area urbana.
Nei secoli successivi alla caduta dell’impero romano, Aosta conobbe una fase di abbandono e di forte declino; nel corso del medioevo gli abitanti tornarono a poco a poco, le abitazioni si strinsero lungo le vie principali e i nobili appoggiarono le loro case forti e i loro castelli alle vecchie mura. Molti bastioni furono adattati a dimora feudale, e alcune torri sopraelevate e trasformate utilizzando il paramento esterno delle mura che venne in gran parte asportato.
Le sole torri che hanno parzialmente conservato l’aspetto originario sono quelle del Lebbroso e del Pailleron, restaurata, quest’ultima, da Alfredo D’Andrade nel 1894.
A nord-ovest della città, dalle mura romane si erge la suggestiva Tour Neuve, mentre all'angolo nord orientale, la Torre dei Balivi si pregia di ospitare la scuola di musica “Conservatoire de la Vallée d’Aoste”.
Accanto all’area archeologica del Teatro Romano è possibile ammirare la Tour Fromage ; a sud delle mura sorge infine la leggendaria Torre di Bramafam.

Ponte romano sul Buthier

Architettura romana  -  Aosta

Provenendo dalla Bassa Valle, il primo monumento antico di Aosta che accoglie il visitatore è il ponte romano gettato al di sopra dell’antico corso del torrente Buthier. Esso caratterizza il quartiere orientale della città, chiamato appunto del Pont de Pierre, cioè del “ponte di pietra”. Parallelo a corso Ivrea, poco lontano dall’Arco di Augusto, il ponte è perfettamente conservato e tuttora utilizzato per il transito, anche se nel corso del medioevo il torrente Buthier ha cambiato sede e le acque non scorrono più sotto la sua unica arcata a schiena d’asino di 17,16 m di apertura. Largo circa 6 m., venne costruito in età augustea con blocchi di pietra, secondo i consueti modelli romani.

Porta Decumana

Architettura romana  -  Aosta

Il Decumanus Maximus corrispondeva alle attuali vie Porta Pretoria, De Tillier e Aubert.

A doppia cortina e a tre passaggi fiancheggiati da torri, questa porta venne riadattata e rimase in uso per tutto il medioevo e l’eta moderna. Collegava la Porta Praetoria all’uscita occidentale della città romana: la Porta Decumana. Da qui si dipartiva la via che conduceva all’Alpis Graia (colle del Piccolo San Bernerdo). Era conosciuta sotto il nome di Porta Friour, del Plot, di Saint-Genis, di Savoie e di Boczana, ma il nome più frequente era quello di Vaudane (da Vaudagna = Valdigne).

La porta perdurò fino al 1812, anno in cui venne demolita per ordine del prefetto del Dipartimento della Dora, in vista del risanamento del quartiere e dell’allargamento della strada. I risultati di una serie di campagne di scavo condotte in quest’area tra il 1988 e il 1991, in concomitanza con la ristrutturazione dell’ex Ospizio di Carità per la realizzazione della nuova Biblioteca Regionale, hanno permesso di delineare la fisionomia originaria della porta.

La torre situata sul lato nord dell’attuale via Aubert è ancora conservata per un’altezza considerevole, quella meridionale, invece, quasi interamente rasata a livello delle fondazioni. Gli scavi hanno riportato alla luce anche un tratto del basolato del decumanus maximus e parte di una cloaca.

Il sito non è attualmente visitabile.

Porta Praetoria

Architettura romana  -  Aosta

Il monumento si trova tra via Sant’Anselmo e via Porta Praetoria.

Situata nella parte orientale delle mura, era l’accesso principale alla città di Augusta Praetoria, edificata nel 25 a.C. dopo la sconfitta dei Salassi ad opera di Terenzio Varrone.

Era dotata di tre aperture, ancor oggi visibili: quella centrale per i carri e quelle laterali per i pedoni. L’area all’interno delle aperture era utilizzata come cortile d’armi; nella sua parte meridionale, il terreno è stato scavato fino a raggiungere il presunto livello del suolo in epoca romana (circa due metri al di sotto del livello attuale – la differenza è dovuta ai materiali traspostati dalle piene fluviali). Nelle aperture rivolte all’esterno sono ancora visibili le scanalature entro cui correvano le cancellate che di notte venivano calate.

Nella facciata orientale sono ancora visibili alcune delle lastre di marmo che rivestivano l’intero monumento, che all’interno è costituito di blocchi di puddinga.

Nel medioevo, sulla sommità del monumento in corrispondenza dell'antico camminamento di ronda, fu costruita una cappella dedicata alla Santissima Trinità, da cui prese nome, per diversi secoli, anche la stessa Porta Praetoria. In seguito alla demolizione della cappella nel 1926, fu restaurato un antico oratorio addossato al lato orientale della porta (ora non ne resta che una nicchia).

  • Una delle Porte romane meglio conservate
  • Conserva ancora traccia del marmo che la ricopriva
  • Perfettamente integrata nel centro città e ad accesso gratuito

Porta Principalis Dextera

Architettura romana  -  Aosta

La Porta Principalis Dextera si trovava nella cortina meridionale delle mura e permetteva di accedere alla campagna e al ponte sulla Dora situato in località Clerod di Gressan. Era ad un solo fornice carrabile, priva di cortile d’armi e affiancata da due torri. Gli scavi che permisero la sua scoperta iniziarono nell’Ottocento con D’Andrade, mentre la completa messa in luce e la sistemazione di tutta l’area circostante risalgono al 1936.

Fra il materiale romano reimpiegato nel medioevo per chiudere la parte inferiore della porta fu rinvenuta, nel 1894, la base in arenaria di una statua di Augusto eretta dai Salassi nel 23 a.C., recante l’iscrizione dedicatoria dei “Salassi incolae qui initio se in coloniam contulerunt”. Nei pressi si trovano anche i resti di un quartiere popolare e commerciale risalente al II secolo d.C. (area del Giardino dei ragazzi).

Nel medioevo la porta prese il nome di Beatrix; i visconti di Aosta, che controllavano tutta la cinta sud-occidentale delle mura, costruirono la loro casa forte sulle rovine di una delle torri romane che la fiancheggiavano. Questo complesso, denominato castello di Bramafam, mostra un bastione a pianta circolare, alla cui base sono ancora visibili i muri romani sui quali fu innalzato.

Porta Principalis Sinistra

Architettura romana  -  Aosta

Dalla Porta Principalis Sinistra si snodava l’itinerario che portava al Passo del Gran San Bernardo (Summus Poeninus). Sino al 1843 i resti di questa costruzione erano ancora visibili nella parte settentrionale della piazza Roncas; Palazzo Rolle, l’edificio degli anni ’30 che si trova a lato di Palazzo Roncas, occupa l’area di una delle torri (quella occidentale) che fiancheggiavano la porta romana.

La torre orientale, invece, chiamata nel medioevo “de la porte”, divenne il nucleo attorno al quale sorse una dimora feudale; l’antico bastione fu demolito nel corso del XVII secolo quando faceva ormai parte del convento della Visitazione. Il suo aspetto è riconoscibile in una veduta tardoseicentesca di Aosta, mentre la sua presenza è ancora attestata nella pianta del De Tillier del 1730.

Nei sotterranei del Museo Archeologico Regionale (ex convento della Visitazione) è possibile osservare i resti dello spigolo sud-est di questa torre, con i piani d’uso romani e l’unico tratto di terrapieno, con relativo muro di controscarpa, ancora addossato ad un tratto delle mura romane.

Teatro Romano

Architettura romana  -  Aosta

Il Teatro romano è chiuso dal 7 novembre 2023 a maggio 2025

La sola facciata attualmente visibile è quella meridionale, alta ben 22 metri, caratterizzata da una serie di contrafforti e di arcate ed alleggerita da tre ordini sovrapposti di finestre di varia forma e dimensione.
Ben individuabili sono pure le gradinate ad emiciclo che ospitavano gli spettatori (cavea), l’orchestra (il cui raggio è di 10 metri), ed il muro di scena (ora ridotto alle sole fondamenta) che un tempo si innalzava col suo ricco prospetto ornato di colonne, di marmi e di statue.
Si è calcolato che il Teatro potesse contenere tre o quattromila spettatori. Alcuni studiosi ritengono che il teatro fosse dotato di copertura fissa.
Con la caduta dell’impero, fino sino al XVIII sec. si perse ogni memoria della funzione originaria dell’edificio ed i suoi resti non furono riconosciuti come tali che molto tardi: durante il Medioevo vi furono addossate numerose costruzioni, demolite nel corso dei moderni lavori di recupero e restauro.
Nel 1864 alcuni saggi di scavo portarono alla luce una serie di muri, mentre negli anni ’20 del Novecento si diede una prima sistemazione al monumento, demolendo le casupole che lo circondavano. La completa messa in luce avvenne però tra il 1933 e il 1941, quando furono effettuati importanti lavori di restauro e integrazione.
Le ultime ricerche condotte sulle murature hanno permesso di ipotizzare che le strutture attualmente visibili non siano nate tutte in prima fase (I sec. a.C.), ma che siano il frutto di successive modificazioni avvenute ancora in epoca antica.

    (+39) 3311491462

Terme

Architettura romana  -  Aosta

Site in via Chabloz, all’interno della scuola media di Piazza San Francesco, a Nord del Municipio.
La costruzione risale al I secolo d.C.
Sono stati individuati alcuni locali riscaldati, mentre non è stato rinvenuto il “frigidarium”.

Il sito non è visitabile

Villa della Consolata

Architettura romana  -  Aosta

Avviso: la Villa è temporaneamente chiusa

Si tratta delle fondamenta di un’elegante abitazione romana, esterna alla cinta muraria della città; sono riconoscibili alcuni locali, con resti di pavimentazione in mosaico e tracce di un impianto di riscaldamento.
L’indagine archeologica nella villa suburbana in regione Consolata fece seguito nel 1971 a lavori edili, riportando in luce la maggior parte delle strutture antiche al momento visibili; ulteriori scavi, a metà degli anni ’80, ampliarono le conoscenze della parte centrale del complesso - atrium tetrastilo con impluvium, tablinum -.

Situata in una zona connotata da tracce significative di popolamento anteriore alla fondazione di Augusta Praetoria (25 a.C.), prossima a un ramo subcollinare della viabilità antica verso l’Alpis Poenina - Gran San Bernardo -, la villa presenta una pianta di forma rettangolare, compatta, in cui predominano gli ambienti a carattere residenziale (pars urbana), riservati al dominus e ai suoi ospiti, rispetto a quelli di servizio, di deposito e, eventualmente, di lavorazione di prodotti agricoli (pars rustica e fructuaria); la presenza di questi ultimi, seppur limitata, indica una connessione con attività esercitate in un fundus (podere, tenuta).

    (+39) 0165.231665

L'Artisanà - negozio di artigianato - Aosta

Artigianato  -  Aosta

Storicamente gli artigiani valdostani usavano il termine l’Artisanà per identificare il negozio in centro ad Aosta in cui, conclusa la Fiera di Sant’Orso e, durante il resto dell’anno, veniva conferita la loro produzione per la vendita. L’Institut Valdôtain de l’Artisanat de Tradition ha così deciso di farne il proprio marchio di comunicazione che unisce il settore culturale e commerciale della propria attività.
L’Artisanà comprende oggi 4 negozi di artigianato valdostano distribuiti sul territorio regionale, vetrine originali di una produzione viva e in evoluzione che affonda le proprie radici nella tradizione.
Le boutiques de L’Artisanà offrono a turisti e appassionati la possibilità di portarsi a casa un pezzo autentico di Valle d’Aosta: oggetti in legno, pietra ollare, ferro forgiato, prodotti tessili e di ceramica sono il frutto della tradizione millenaria della nostra regione.

La boutique di Aosta

Pioniere dell’esposizione e della vendita dell’artigianato valdostano di tradizione, la boutique di Aosta ha aperto i battenti il primo gennaio 1942. Situata nel medesimo luogo di allora, sotto i portici di Piazza Chanoux al piano terreno del municipio di Aosta, il negozio è noto agli addetti ai lavori e agli innumerevoli visitatori come L’Artisanà. È qui, che oggi come allora, gli appassionati possono trovare il meglio del savoir faire locale.
Nel dicembre 2017 la boutique è stata rinnovata per rendere l’ambiente ancora più accogliente.

Gli orari di apertura sono soggetti a variazioni: si consiglia di verificarli prima della visita (cfr. sezione “Contatti”) oppure cliccando qui

    (+39)01651835142
    aosta@lartisana.vda.it

Castello di Montfleury

Castelli e torri  -  Aosta

Sorge alla periferia Ovest di Aosta, in via Piccolo San Bernardo.
La villa prende il nome dalla località omonima di Aosta, Montfleury, toponimo in lingua francese traducibile in italiano come “monte fiorito”.

Di forma ottagonale, l’edificio fu costruito verso la fine del XVIII secolo dalla famiglia Barillier, che lo cedette poi al barone Bich, il quale lo conservò fino al 1880.

In seguito fu utilizzato dai canonici del Gran San Bernardo per la scuola regionale di agricoltura e, dal 2004, è sede del CoReCom (Comitato Regionale per le Comunicazioni) della Valle d’Aosta.

Castello Jocteau - Scuola Militare Alpina

Castelli e torri  -  Aosta

Il castello, costruito agli inizi del 1900 in stile eclettico, situato sulla collina di Beauregard a nord-est di Aosta, è sede del comando della Scuola Militare Alpina di Aosta.
È conosciuto anche come “Castello Duca degli Abruzzi” o “Castello Generale Cantore”.
Il giardino ospita una palestra di roccia naturale, mentre nei locali interni è allestito un piccolo museo.

Torre dei Balivi

Castelli e torri  -  Aosta

La Torre dei Balivi (o Tour du Baillage), situata in via Guido Rey, all’angolo nord-orientale della cinta muraria romana, fu costruita nel Medioevo sulle strutture della preesistente torre romana.
Nel 1263 Guglielmo De Palatio vendette la torre al Conte Pietro II di Savoia che, a decorrere dal 1430, la destinò a residenza dei Balivi, gli amministratori della città, nonché a carcere. In seguito, a partire dal 1626, i Balivi preferirono trasferirsi in un edificio più idoneo (Palazzo Roncas) e il complesso, rimaneggiato, mantenne unicamente la funzione di prigione, che conservò fino al 1984.

Attualmente l’edificio ospita i locali della scuola musicale Conservatoire de la Vallée d’Aoste.

Torre del Lebbroso

Castelli e torri  -  Aosta

Antico bastione romano, la Torre del Lebbroso venne trasformata in residenza feudale dai nobili Friour, dei quali si ha notizia dal 1191.
Nel corso del ‘400 fu costruita la torre scalare sul lato nord per permettere un più comodo accesso ai piani e aperte le finestre in pietra sul lato sud.
Dopo alcuni cambi di proprietà fu acquistata nel 1773 dall’Ordine Mauriziano che vi ospitò il lebbroso Pietro Bernardo Guasco, originario della città di Oneglia, la cui permanenza nella Torre fu resa famosa dalle pagine del romanzo Le lépreux de la cité d’Aoste, scritto nel 1811 dal nobile savoiardo Xavier de Maistre.

Non visitabile.

Torre di Bramafam

Castelli e torri  -  Aosta

La Torre di Bramafam si trova all’angolo tra via Bramafam e viale G. Carducci, lungo il lato meridionale della mura romane.
Denominato Castello di Bramafam, ma comunemente designato come torre, il monumento mostra un bastione a pianta circolare, alla cui base sono ancora visibili i muri romani e parte della torre che fiancheggiava la Porta Principalis Dextera, su cui fu innnalzato intorno al XII-XIII secolo.
Inizialmente la torre fu proprietà dei nobili di Challant che, con la carica di visconti di Aosta, controllavano tutta la cinta sud-occidentale delle mura e che, dopo aver ricevuto nel 1295 il feudo della valle di Challand, divennero la più importante famiglia nobiliare della Valle d’Aosta.
La casa forte passò successivamente nelle mani del Conte di Savoia.
Nel corso dei secoli successivi subì ulteriori vari passaggi di proprietà, perdendo la sua importanza rappresentativa ed amministrativa, fino a subire l’abbandono definitivo nel XVI secolo.

Per spiegare l‘origine del nome di questa torre, a tutt‘oggi sconosciuta, una leggenda narra che un membro della famiglia Challant, per gelosia, vi avrebbe rinchiuso la moglie, che ivi sarebbe morta, gemendo e lamentandosi per le sofferenze patite a causa della fame (brama fam). Altri, invece, attribuiscono questa denominazione al fatto che, per un certo periodo, il complesso ospitò il granaio pubblico, cosa che indusse la popolazione di Aosta, in seguito ad una grave carestia, a radunarsi ai piedi del maniero implorando cibo. Un’altra versione è quella che vorrebbe questa torre indicata come Porta Biatrix dal nome di Beatrice di Ginevra, moglie di Godefroi de Challant; tuttavia nessun indizio storicamente affidabile può avvallare tale tesi.

Non visitabile.

Tour du Pailleron

Castelli e torri  -  Aosta

Lungo il lato meridionale delle mura romane, sulla piazza della stazione ferroviaria, si può osservare la torre meglio conservata della cinta, chiamata del Pailleron poiché fu a lungo utilizzata come pagliaio.
La torre, a pianta quadrata e aperta su ciascuno dei quattro lati da sei grandi finestre, tre per ogni piano, è collegata ad un tratto di mura che nel medioevo fu aperto per ricavarvi la cosiddetta “porta ferrière”.

In seguito ai danni provocati da un incendio, alla fine del XIX secolo la torre fu oggetto di un accurato restauro con l’impiego di laterizi, posto in opera da Alfredo d’Andrade.

Non visitabile.

Tour Fromage

Castelli e torri  -  Aosta

Situata a nord della Porta Praetoria, inserita nell’area archeologica del Teatro Romano ed affiancata da edifici di origine medievale, deve il suo nome ai nobili De Casei (francesizzato poi in Fromage) che la occuparono nel Medioevo.
Citata per la prima volta in un documento del 1191, la torre passò in eredità ai nobili Vaudan nel Quattrocento, a seguito del matrimonio di Claude Vaudan con Jeannette du Fromage, ultima discendente del suo casato.
A pianta quadrata e non molto elevata, appoggiata da un lato alle mura cittadine e dall’altro al muro di sostegno dell’ agger, conserva la primitiva fisionomia.

Non visitabile.

Tour Neuve

Castelli e torri  -  Aosta

Situata all’angolo fra via Tourneuve e via Monte Solarolo, l’antica torre cilindrica, munita di merlatura e di porta ad altezza di sicurezza, emerge nella parte nord-occidentale delle mura romane, in questo tratto ben conservate e isolate in un’area verde.
Citata in documenti come possedimento degli Challant che, investiti della carica di visconti di Aosta, controllavano tutta la cinta sud-occidentale delle mura, fu poi ceduta ai Signori De Turre Nova, da cui prese il nome.

Non visitabile.

Cappella di San Grato

Chiese e santuari  -  Aosta

La cappella, ubicata nella parte di Aosta chiamata anticamente Terziere della Bicheria, si affaccia sull’odierna via De Tillier, nel Medioevo importante arteria cittadina per il transito e le attività commerciali. Nella “Bicheria” esisteva almeno dal 1245, una chiesa dedicata a San Grato che sorgeva presumibilmente tra le attuali via Croix de Ville e Lostan. La cappella invece, fu edificata con ogni probabilità nel XV secolo sotto il patronato del Capitolo della Cattedrale di Aosta. Per un certo periodo essa dovette coesistere con l’antica e più grande chiesa di San Grato; forse solo dopo che quest’ultima perse completamente la sua importanza, il piccolo edificio fu dedicato al santo vescovo di Aosta. Nel settecento iniziò il suo declino fino alla cessione ai vigili del fuoco (1780) ed al susseguente utilizzo come magazzino: risale a questo periodo la distruzione parziale dell’affresco in facciata e della porzione superiore del portale per la realizzazione di un nuovo ingresso. Nella seconda metà dell’Ottocento la cappella fu utilizzata come sartoria e negozio di abbigliamento.

La facciata è decorata da un affresco votivo offerto dal cittadino Malcastia nel 1512: sull’onda di un gusto tardogotico ormai destinato al tramonto, il dipinto rappresenta la Madonna col Bambino tra i santi Nicola, Caterina, Barbara e Margherita, cui fu aggiunto in seguito San Grato. Si tratta di una delle rare testimonianze della pittura di inizio Cinquecento in Valle d’Aosta. L’interno è costituito da un ambiente ad aula a pianta rettangolare, voltato a crociera a sesto acuto. I costoloni caratterizzano la sobria architettura tardogotica: essi si dipartono dalla chiave di volta per disporsi lungo i quattro angoli fino a poggiare sul pavimento. La parete absidale della cappella mostra un affresco risalente verosimilmente all’ultimo quarto del XVI secolo, menzionato per la prima volta in una visita pastorale del 1624. Al centro, un’elaborata struttura architettonica di gusto classicheggiante dipinta a trompe l’œil rappresenta una Pietà fitta di personaggi, ai piedi di tre imponenti croci. Alcune vetrine con ripiani e supporti sono state sistemate per l’esposizione del materiale archeologico rinvenuto durante gli scavi effettuati nelle fasi di restauro.

Attualmente sconsacrata, la cappella ospita mostre di opere realizzate dall’Associazione Artisti Valdostani, che l’hanno ribattezzata “Galleria San Grato”.

Cattedrale di Santa Maria Assunta

Chiese e santuari  -  Aosta

L’odierna piazza Giovanni XXIII sorge sulla parte meridionale di quella che al tempo di Augusta Praetoria era l’area sacra del Foro romano, delimitata dal criptoportico.
La cruciale importanza che questa zona rivestiva per la vita della città, non venne meno nei secoli che videro il progressivo declino e la fine di quello che fu il mondo romano: ad est del criptoportico infatti, sorse il primo edificio dedicato al culto cristiano.

In questo complesso preesistente, sorse verso la fine del IV secolo la Cattedrale. Si trattava di un edificio di imponenti dimensioni, ad un’unica navata absidata, dotato di un battistero ad ovest e di vari locali annessi, uno dei quali destinato a battistero secondario. La facciata si trovava a pochi metri dalle strutture del braccio orientale del criptoportico ed era praticamente collegata a questo dalle strutture del battistero principale. Questo complesso, al quale vennero ad aggiungersi alcuni vani meridionali destinati a residenza episcopale o ad abitazioni del clero, restò in uso per più secoli ed il suo aspetto non venne significativamente modificato, salvo una fase costruttiva altomedievale, sino al grande cantiere romanico che diede alla Cattedrale l’aspetto che sostanzialmente conserva ancora oggi.
A questa fase dell’XI secolo risale anche l’importante ciclo di affreschi che sono stati riportati alla luce nel sottotetto della chiesa: assieme a quelli di Sant’Orso, fanno di Aosta uno dei principali centri di arte Ottoniana in Europa.

Nella seconda metà dell’XI secolo venne completamente rifatto il corpo di fabbrica occidentale che risultò composto da due torri e da un’abside centrale aggettante; nel XIII secolo vennero abbattute due delle cinque absidi originarie e realizzato il deambulatorio, un corridoio anulare attorno al coro. Tra il XV ed i primi anni del XVI secolo, poi, i vescovi di Aosta promossero un radicale restauro della chiesa e la arricchirono di numerose opere d’arte. L’alto coro, dominato da un crocifisso ligneo del XIV secolo, presenta due ordini di stalli scolpiti verso il 1460; sul pavimento sono visibili due mosaici del XII e del XIV secolo, che rappresentano rispettivamente i mesi dell’anno e una serie di animali reali e fantastici assieme ai fiumi Tigri ed Eufrate.

L’altare maggiore è barocco, in marmo nero con intarsi multicolori. Scendendo dal coro, due scale, una a destra e l’altra a sinistra, danno accesso alla cripta dell’XI secolo; la sua pianta è articolata in tre navate separate da agili colonnine medievali e da più robuste colonne romane di reimpiego. Sulla parete di fondo sono visibili le entrate originarie poste ad ovest.

La facciata della Cattedrale si compone di due parti distinte: un atrio cinquecentesco ed una fronte neoclassica aggiunta nel 1848. L’atrio presenta un elegante prospetto architettonico in cotto, ornato da statue e da affreschi raffiguranti scene della vita della Vergine cui la chiesa è dedicata, bell’esempio di arte rinascimentale in Valle d’Aosta.

Attiguo alla chiesa, sul lato settentrionale, si trova il chiostro. Si tratta di un edificio a pianta trapezoidale terminato nel 1460 che venne a sostituirne uno analogo che già esisteva nell’XI secolo. I suoi elementi architettonici sono caratterizzati dalla presenza di materiali diversi: il bardiglio grigio, usato per i pilastri, si alterna al gesso cristallino dei capitelli e al calcare, utilizzato per i conci degli archi. I capitelli sono di due tipi: alcuni sono decorati con motivi vegetali e figure di uomini e animali, altri recano scolpiti i nomi di coloro che contribuirono alla costruzione. Nello spiazzo centrale si erge una colonna romana sormontata da un capitello corinzio, probabili testimonianze della vicina area forense. Verso il 1860 l’ala meridionale del chiostro venne in gran parte demolita per lasciare spazio alla neogotica cappella del Rosario.

Il Museo del Tesoro presenta una panoramica significativa dell’arte valdostana dei secoli XIII-XVIII, unendo ai pezzi del ricco tesoro della Cattedrale alcune opere d’arte provenienti da diverse parrocchie della Valle.

Chiesa di Saint-Etienne

Chiese e santuari  -  Aosta

La chiesa di Santo Stefano è localizzata nella zona Nord della città di Aosta appena fuori dal perimetro murato di Augusta Praetoria nei pressi dell’antica strada romana che, uscendo dalla Porta Principalis Sinistra, conduceva all’Alpis Poenina (attuale valico del Gran San Bernardo).

Le prime notizie documentali sulla parrocchia di Santo Stefano risalgono al XIII sec. In alcuni documenti medievali l’edificio di culto veniva indicato come “Basilica” forse per la sua particolare posizione all’interno di un’area funeraria di epoca precedente.

La chiesa, comunque, in epoca medievale costituì il punto di aggregazione di una realtà micro-urbana quale appunto il quartiere di Aosta denominato “Il Faubourg de Saint Etienne” o “De La Rive”, dal nome del canale che lo attraversa ancora oggi.

Tale sobborgo fino al 1776, al pari di altri analoghi quartieri, ha rappresentato una vera e propria entità urbano-amministrativa distinta dal resto della città di Aosta.
L’attuale edificio fu costruito sulle strutture murarie di una precedente chiesa del XV sec., a cui si riferisce un’iscrizione posta sull’architrave della porta d’ingresso destra “Hoc opus fecit fieri Jaquemin Pastor” (Jaquemin Pastor fece costruire questo edificio). La chiesa fu ampiamente restaurata nel 1728-29, come risulta dalla convenzione stipulata il 25 aprile 1728 dal parroco Clérin, che fece anche sopraelevare il campanile. Gli affreschi della facciata furono, invece, fatti eseguire dal suo successore Michel-Joseph Rosaire, parroco tra il 1729 e il 1735.

    016540112

Chiesa di Santa Croce

Chiese e santuari  -  Aosta

Affacciata sulla centralissima via Aubert nei pressi della Biblioteca regionale, la chiesa fu fatta costruire nel 1682-‘83 dalla Confraternita della Misericordia, che aveva il compito di assistere i carcerati e di accompagnare al patibolo i condannati a morte. La Confraternita fornì il materiale e Jean-Boniface Festaz, tesoriere generale del Ducato di Aosta e fondatore dell’Ospizio di Carità, pagò le spese della mano d’opera.

La decorazione ottocentesca à trompe-l’œil della facciata finge un’architettura che include un dipinto con il Ritrovamento della Vera Croce da parte di Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino.
L’interno conserva arredi di varia epoca dal ’600 all’800. Il sontuoso altare maggiore in stile barocco valsesiano si deve probabilmente alla generosità del priore di Sant’Orso Charles-Hyacinte Beltram, che nel 1737 fece importanti donativi alla Confraternita.

Chiesa e chiostro di Sant'Orso

Chiese e santuari  -  Aosta

La chiesa
Lo scavo archeologico, condotto in più lotti tra il 1976 e il 1999, ha permesso di ripercorrere le vicende costruttive dell’edificio. Le indagini hanno interessato un’area che in antichità faceva parte di una vasta necropoli extraurbana dove, agli inizi del V secolo, sorse un complesso paleocristiano che comprendeva anche la chiesa cruciforme di S. Lorenzo. Al centro della navata sud si è rinvenuto il basamento di un edificio funerario databile tra IV e V sec. d.C.; la chiesa primitiva, sorta a nord di questo mausoleo, era costituita da una semplice aula absidata circondata da un porticato destinato a sepolture privilegiate.
Nel IX secolo, la chiesa viene completamente ricostruita e ingrandita, spostando verso sud l’asse generale dell’edificio; l’estremità orientale è dotata di tre absidi, mentre la facciata è ricostruita a ovest di quella paleocristiana. Nel 989 si aggiunge alla facciata un campanile i cui resti sono ancora visibili per un’altezza di circa 15 m.
All’inizio dell’XI secolo, viene costruita la chiesa romanica che ingloba il campanile nella nuova facciata, malgrado la sua posizione sia eccentrica rispetto all’asse longitudinale della nuova chiesa. L’edificio è a pianta basilicale, diviso in tre navate concluse da absidi semicircolari.
L’attuale torre campanaria, costruita nel XII secolo, apparteneva originariamente ad un sistema difensivo costituito da una cinta muraria e da una seconda torre di grandi dimensioni, i cui resti sono stati scoperti addossati al muro perimetrale nord della chiesa.
I resti archeologici non sono visibili perché situati immediatamente al di sotto del pavimento della chiesa.

Da segnalare il bellissimo coro ligneo quattrocentesco, l’antica cripta e l’importante ciclo di affreschi (sec. XI) visibile nel sottotetto della chiesa.

Lo scavo archeologico del coro della chiesa di S. Orso ha permesso di riportare alla luce un mosaico pavimentale di forma quadrata, sconosciuto e non menzionato dalle fonti, realizzato con tessere bianche e nere con alcuni inserti di tessere di colore marrone chiaro. Una serie di sei cerchi, inscritti nel quadrato, funge da cornice alle decorazioni centrali. Nel medaglione centrale appare un’elegante rappresentazione di Sansone che uccide il leone.

Il chiostro
Il chiostro è il gioiello del complesso monumentale di Sant’Orso cui si accede da un androne aperto sulla destra della facciata. Il primitivo impianto romanico risale quasi certamente al 1132 e fu opera di maestranze provenzali o lombarde; quando la bolla di Papa Innocenzo II impose la regola di Sant’Agostino ai canonici di Sant’Orso il chiostro esisteva già, come risulta da un’iscrizione apposta sopra un capitello. I capitelli, scolpiti in marmo ma rivestiti già in tempi antichi di vernice scura, completano colonne semplici e binate dalle forme diverse e raffigurano mirabilmente scene simboliche del Nuovo e Vecchio Testamento, della vita di Sant’Orso, personaggi e animali fantastici o contengono elementi decorativi diversi. Sono considerati fra le più alte espressioni della scultura romanica religiosa.

    (+39) 3295444625
    mirabiliaosta@gmail.com

Il priorato di Sant'Orso

Chiese e santuari  -  Aosta

Tra la fine del 1400 e i primi anni del 1500 Giorgio di Challant, priore di Sant’Orso e grande mecenate-umanista, fa costruire, accanto alla chiesa di S. Orso, il Priorato: una sontuosa residenza di rappresentanza, un edificio ispirato ai contemporanei palazzi pubblici piemontesi e lombardi. E’ una miscela di nuovo e vecchio stile: la facciata è rinascimentale, con le cornici delle finestre ornate da formelle di terracotta; altri elementi come la torre ottagonale e le ogive sono un retaggio dell’architettura gotica.

All’interno sono degni di nota gli affreschi del XV secolo della Cappella di San Giorgio, probabilmente opera delle maestranze facenti capo al Maestro Colin, già operanti all’interno della Collegiata. Tra le scene rappresentate: San Giorgio che uccide il drago salvando una principessa e successivamente battezza il re suo padre in presenza della corte; la Madonna col Bambino in trono e Giorgio di Challant in preghiera al loro fianco e un’Annunciazione. Sotto le scene principali corre una decorazione che riprende quella di un tessuto damascato.

  • Palazzo unico in città, per lo stile e il materiale
  • Suggestiva cappella affrescata nella seconda metà del XV secolo
  • Visite quotidiane a siti normalmente non aperti al pubblico
    (+39) 3295444625
    mirabiliaosta@gmail.com

Associazione Culturale ''Coro Penne Nere''

Gruppi folcloristici / bande / corali  -  Aosta

Il Coro Penne Nere nasce nel 1958 grazie ad una richiesta dell’A.N.A. di Aosta ed alla volontà di pochi appassionati amanti del canto e della festa, ed è stato diretto per oltre quarant’anni dal maestro Guido Sportelli.

Concerto dopo concerto, il Coro è cresciuto artisticamente, passando attraverso cambiamenti musicali che, dalle forme più strettamente tradizionali, sono arrivati al genere moderno, fino a sconfinare in alcune sperimentazioni.

    (+39) 3466936069
    coropennenere@tin.it

Associazione folkloristica ''L'Ensemble du Grand Combin - Cor des Alpes''

Gruppi folcloristici / bande / corali  -  Aosta

“L’Ensemble du Grand Combin – Cor des Alpes “ nasce nell’estate del 2002 in Aosta per la divulgazione e la conoscenza del “cor des Alpes”, antico strumento a fiato, conosciuto in tutti i territori di montagna tra cui le confinanti Svizzera e Savoia.

La semplicità e la povertà del legno lavorato ed usato per la costruzione dello strumento, è simbolo e specularità delle più significative tradizioni alpine, costituendo un vivo “trait d’union” tra la normale vita quotidiana e le più vive manifestazioni in ambiente pastorale e rurale.

Dall’estate del 2002, “L’ensemble du Grand Combin “ ha partecipato a numerosi eventi sia in questa regione sia in Piemonte e Lombardia, riscuotendo un crescente entusiasmo, suscitando e generando negli spettatori, particolari ed evocative emozioni.

    338/98.28.440
    cordesalpes@tiscali.it

La Clicca

Gruppi folcloristici / bande / corali  -  Aosta

Il gruppo folkloristico “La Clicca de Saint-Martin de Corléans” di Aosta, nasce nel 1958, nel quartiere nord-occidentale di Aosta, per contribuire alla salvaguardia ed alla diffusione del ricco patrimonio delle tradizioni popolari della Valle d’Aosta.

Nel 1989 si è costituito il gruppo dei bambini e dei ragazzi: il primo comprende bambini che hanno un’età compresa tra i tre e gli otto anni i secondi dai nove ai quindici anni.

    (+39) 3466602434
    laclicca@libero.it

Traditions Valdotaines

Gruppi folcloristici / bande / corali  -  Aosta

La storia
Il panorama storico valdostano è costellato da episodi che dimostrano la volontà dei Valdostani di essere “maîtres chez-eux” con un forte sentimento d’identità e d’indipendenza politica e culturale che ha permesso di arricchire la cultura locale senza cancellare le lingue del paese (francese e franco-provenzale) e, soprattutto, la cultura dei propri antenati.
E’ per valorizzare questo patrimonio culturale che il 20 gennaio 1948, i Signori Paul Contoz ed il Colonnello Octave Bérard prospettarono la creazione del “Comité des Traditions Valdôtaines”.
Nel 1982 la “corale Traditions Valdôtaines” prende la fisionomia di gruppo folkloristico avente come attività principali la danza, le musiche popolari suonate dalle fisarmoniche, il Fléau, il Boeus e canti popolari a libera interpretazione.

    (+39) 0165361089
    comitedestraditions@gmail.com

MAR - Museo Archeologico Regionale

Musei  -  Aosta

Fino all'autunno del 2024, il MAR-Museo Archeologico Regionale diventa Cantiere Museale Partecipato, META\MAR METAMORPHOSE

Sito incluso nel biglietto cumulativo Aosta archeologica

L’allestimento del MAR - Museo Archeologico Regionale si articola in un percorso tematico e cronologico.

Nella prima sala, dedicata al tema del collezionismo e alla memoria del canonico Justin Boson, primo direttore del Regio Museo nel 1929, sono esposte alcune formelle e lucerne nord-africane oltre ad alcune tavolette sumere appartenenti al gruppo dei testi economici della III Dinastia di Ur (2100-2000 a.C. circa).
Sulla suggestione degli assi commerciali e culturali dall’area mesopotamica e anatolica e della trasmissione di modelli di monumenti megalitici, trovano collocazione alcune delle stele antropomorfe ritrovate ad Aosta nello straordinario sito archeologico di Saint-Martin-de-Corléans; nelle vetrine sono esposti reperti rinvenuti in Valle d’Aosta che vanno dal Mesolitico fino all’epoca dei Salassi.

Proseguendo nella visita inizia il lungo momento consacrato alla romanizzazione che prende le mosse dal plastico di Augusta Prætoria e dal miliario costantiniano posto lungo la via delle Gallie.
Seguono le due sale dedicate ai rituali funerari dove sono presentati alcuni corredi rinvenuti all’interno delle tombe, oltre alla ricostruzione del letto funerario della necropoli di San Rocco situata all’ingresso orientale della città romana. Gli spazi dedicati all’epigrafia funeraria e ai culti della regione espongono vari reperti su cui spiccano il noto Balteo bronzeo con scene di battaglia tra Barbari e Romani e il busto di Giove Graio in argento sbalzato, rinvenuto sul Colle del Piccolo San Bernardo, associato a un ricco corredo rituale. L’edilizia pubblica è rappresentata sia da una raccolta di stampe con i principali monumenti aostani, sia da frammenti scultorei e porzioni di affreschi, mentre la vita quotidiana è presentata attraverso le suppellettili da tavola e da cottura allestite attorno alla ricostruzione di un thermopolium (locale pubblico dove si servivano vivande e bevande) di modello pompeiano. L’esposizione sulla romanità si conclude con reperti relativi agli ornamenti personali, al lusso e al benessere.

L’epoca cristiano-medievale trova espressione nella piccola sala che chiude il percorso con l’esposizione dell’ambone dell’VIII secolo, rinvenuto negli scavi della Cattedrale di Aosta, e alcuni corredi funerari, dal IV al XIV secolo, tra cui i bicchieri decorati in oro con teoria di Santi e la spada di cavaliere con speroni proveniente da Sant’Orso.

Nei sotterranei del Museo Archeologico Regionale sono conservati i resti dello spigolo sud-ovest della torre orientale della Porta Principalis Sinistra, una delle quattro porte urbiche di Augusta Prætoria, con i piani d’uso romani e l’unico tratto di terrapieno, con relativo muro di controscarpa, ancora addossato ad un tratto delle mura romane.

Il Museo ospita inoltre la prestigiosa collezione numismatica “Pautasso”, esposizione di monete dall’età greca fino al periodo sabaudo. Importante il nucleo delle monete celtiche, galliche e padane.

La sala della Collezione Carugo ospita reperti della civiltà etrusca, dell’antico Egitto e della Mesopotamia.

Per eventuali approfondimenti sulle iniziative del museo:
https://valledaostaheritage.com/mar-museo-archeologico-regionale/o_archeologico_i.aspx

Il Museo Archeologico si trova in Piazza Roncas, n° 12, nel centro storico di Aosta e si raggiunge da via Croix de Ville, da via Martinet, da via Tourneuve e da via San Giocondo, tutte vie pedonali.
Il parcheggio pubblico più vicino è quello coperto dell’Ospedale Parini di Aosta, situato lungo la strada statale (via Parigi), a soli 500 m. circa dal museo.

    (+39) 0165.275902
    mar@regione.vda.it

Museo del Tesoro della Cattedrale

Musei  -  Aosta

Collocato nel deambulatorio della Cattedrale di Santa Maria Assunta, il museo presenta una panoramica significativa dell’arte valdostana dei secoli XIII-XVIII, unendo ai pezzi del ricco tesoro della Cattedrale alcune opere d’arte provenienti da diverse parrocchie della Valle.
Tra gli esemplari più preziosi, un cammeo di età romana incastonato in cornice d’oro con pietre e perle del XIII secolo, utilizzato come fibbia di piviale, nonché un pezzo unico, un dittico consolare di Onorio, testimonianza dell’arte tardo-romana.
Molto importanti le sculture gotiche, tra le quali un antico paliotto in legno scolpito del XIII/XIV secolo.
Ricchissima la rassegna di oreficerie con oggetti francesi di arte limosina e pregevoli busti reliquiari in argento incisi ed incastonati con cristalli e pietre. Sono presenti pezzi d’eccezione come la grande cassa reliquiario di San Grato, la cui esecuzione, inizialmente affidata a Guglielmo di Locana, fu completata dopo la sua morte dal fiammingo Jean de Malines.
Fa parte del museo una raccolta di sculture marmoree sepolcrali, produzioni quattrocentesche dell’artista valdostano Stefano Mossettaz.

Museo Manzetti

Musei  -  Aosta

Innocenzo Manzetti (Aosta, 1826 – 1877) è stato uno scienziato ed inventore. Mente creativa ma pragmatica, era noto nella comunità scientifica per le sue invenzioni: un automa che suona il flauto, un’automobile a vapore, una pompa idraulica, uno speciale cemento idraulico, una macchina per scolpire dall’eccezionale precisione e altro ancora. Secondo alcune fonti fu un precursore dell’invenzione del telefono, che studiò e perfezionò tra 1844 e il 1864, pur non brevettandolo.

La mostra permanente Innocenzo Manzetti: l’inventore e il suo Automa è allestita al Centro Saint-Bénin di Aosta in una sala dedicata, ricavata nell’antica sacrestia della chiesa.
Una moderna teca contiene l’Automa e l’armonium originali ideati, costruiti e adattati dallo stesso Manzetti.
Sulle pareti, sei schermi interattivi permettono di accedere a tutte le informazioni disponibili su Manzetti e sulle sue invenzioni.
Gli approfondimenti proposti riguardano in particolare temi quali i cenni biografici sull’inventore, l’illustrazione del contesto storico in cui visse, gli interessi scientifici e la descrizione puntuale di tutte le sue creazioni. Un’animazione virtuale in 3D simula invece il funzionamento dei meccanismi dell’Automa in rapporto al movimento dei tasti dell’armonium.
Due piccoli schermi, infine, contengono informazioni semplificate appositamente pensate per i bambini.

    0165.273457

La tornalla di Ozein

Architettura  -  Aymavilles

Nella località Pos del villaggio di Ozein sorge un’antica costruzione con una torre tonda, la Tornalla. Si tratta di una casaforte del XV dotata di una scala a chiocciola che viene anche comunemente chiamala “casa del Vescovo” ma non è chiaro da dove derivi questa definizione.
La costruzione, di proprietà privata, è ormai ridotta a rudere e si raggiunge percorrendo la stradina che si trova sulla sinistra rispetto alla Chiesa di Ozein.

Il ponte-acquedotto romano di Pont d'Ael

Architettura romana  -  Aymavilles

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In prossimità del villaggio di Pont d’Ael, situato sulla destra della strada che da Aymavilles conduce a Cogne, sorge un ponte-acquedotto di epoca romana sul torrente Grand-Eyvia. Si tratta di una grandiosa opera in muratura e blocchi di pietra da taglio, alta circa 56 metri e lunga più di 50.

Il monumento aveva una funzione di ponte-acquedotto. Si presenta, infatti, suddiviso in due livelli: un condotto superiore pavimentato in grosse lastre litiche squadrate (lo specus) e originariamente impermeabilizzato da apposita malta idraulica, che consentiva il passaggio dell’acqua, e un camminamento inferiore, largo circa un metro e opportunamente aerato ed illuminato, che consentiva il transito di uomini e animali.

Un’iscrizione sul fronte nord consente la datazione all’anno 3 a.C. e ne ricorda il promotore e proprietario, Caius Avillius Caimus originario di Patavium (Padova). Esponente di una facoltosa gens di imprenditori (gli Avilli) che, ormai ben insediatasi anche nel nord-ovest della Cisalpina, possedeva tutti i requisiti sociali ed economici per ambire alla gestione delle locali cave di marmo e per investire in un’attività estrattiva che sicuramente gli avrebbe dato visibilità e guadagno nell’ambito della giovane colonia di Augusta Praetoria.

Molto rari gli esempi noti di acquedotti privati che non siano collegati ad una villa o ad un possedimento terriero; il ponte-acquedotto di Pont d’Ael, infatti, si evidenzia proprio in quanto attinente ad un utilizzo dell’acqua per scopi “industriali”, adducendo l’acqua necessaria all’estrazione e alla lavorazione del marmo bardiglio le cui cave sono state individuate più a valle, in località Pesse del comune di Aymavilles. Questo tipo di marmo presenta un colore che va dal grigio-azzurro al grigio-perla venato e non è difficile riconoscerlo in gran parte dei monumenti pubblici e privati di Aosta romana.

I recenti lavori di ricerca, restauro e valorizzazione nel sito del Pont d’Ael a Aymavilles sono consistiti, oltre che in una serie di campagne di scavo archeologico effettuate sia sul camminamento superiore, sia lungo la sponda in sinistra orografica, anche nel completo restauro conservativo del ponte-acquedotto, nella realizzazione di un percorso di visita e nel recupero di un fabbricato adiacente destinato a diventare il Centro di interpretazione del sito.

Il progetto di valorizzazione ha permesso la ricostituzione dell’originario percorso ad anello consentendo così ai visitatori, dopo aver transitato nel condotto superiore, di entrare nel livello pedonale attraverso l’accesso in sponda sinistra e uscire guadagnando la sponda destra dove sarà riprodotta, grazie ad una passerella in acciaio, l’antica strada romana di servizio ricavata nella roccia naturale e che oggi in parte non esiste più a causa della natura scistosa e friabile della roccia locale.

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Castello di Aymavilles

Castelli e torri  -  Aymavilles

Il castello è chiuso dall'11 al 25 novembre 2024

Un castello unico nel suo genere che concentra nel suo aspetto esteriore fasi medievali e barocche, frutto delle iniziative architettoniche dei diversi membri della famiglia Challant che nel corso dei secoli hanno adattato l’edificio alle esigenze e al gusto dell’epoca.

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Il castello di Aymavilles è situato nell’omonimo comune in Valle d’Aosta, su una collina circondata da vigneti lungo la strada per Cogne.
Il castello è stato oggetto di un lungo e articolato intervento di recupero iniziato nel 2000, che ha coinvolto molteplici professionalità per la progettazione, gli studi e le ricerche storiche, le indagini archeologiche e i restauri.
Il restauro ha interessato sia la struttura architettonica che gli apparati decorativi interni, riuscendo a valorizzare le particolarità delle diverse campagne edilizie e dei numerosi rimaneggiamenti avvenuti nei secoli.
Numerosi aneddoti, sorprese e curiosità sono emersi dal passato durante le ricerche d’archivio e nel corso dei lavori, oggi tutti visibili durante il percorso di visita.

La storia

La prima citazione del castello risale al maggio 1207. Il castello inizia a subire notevoli trasformazioni a partire dal XIV secolo, con il passaggio agli Challant, importante famiglia nobile della Valle d’Aosta.
Nel corso del XV secolo il castello è arricchito dalle quattro torri angolari, da una doppia cinta muraria e dalla costruzione dell’ultimo piano.
Una grande campagna costruttiva risale all’epoca di Joseph-Félix de Challant quando, tra il 1713 e il 1728, gli spazi compresi tra le quattro torri angolari sono impreziositi dalle logge, decorate con eleganti elementi a stucco, mentre gli interni della dimora vengono trasformati notevolmente e resi più confortevoli.
La creazione del parco a terrazzamenti contribuisce a dare al castello l’aspetto di una moderna residenza signorile immersa nel verde, perdendo completamente quello della fortezza difensiva medievale.
Nel corso dei secoli XIX e XX, in seguito ai diversi passaggi di proprietà, il castello subisce numerosi rimaneggiamenti interni, legati al suo utilizzo dapprima come casa museo per volontà dell’ultimo discendente di casa Challant, Vittorio Cacherano della Rocca e in seguito per le villeggiature estive da parte di famiglie piemontesi e liguri. Nel 1970 il castello entra a far parte dei beni della Regione autonoma Valle d’Aosta.
Lo spazio verde del castello si estende su terrazzamenti degradanti verso il paese e fiancheggia, con la sua forma a promontorio circolare, le collinette circostanti adibite alla coltura dei vigneti. In primavera e in estate ospita eventi e concerti.
Appartengono alle pertinenze del castello le grandze, un tempo utilizzate per scopi agricoli, e le scuderie, quest’ultime oggi adibite a biglietteria.

La visita

Il percorso museale
La visita guidata e le installazioni multimediali permettono di scoprire la storia del castello attraverso le fasi salienti della sua trasformazione, legate alle diverse famiglie che lo hanno abitato.
Il percorso museale si snoda su quattro livelli:

  • Livello Ila storia delle famiglie che si sono avvicendate nel castello: al piano terreno le sale illustrano le vicende della casata Challant e dei Bombrini, ultimi proprietari del castello prima dell’acquisto da parte della Regione autonoma Valle d’Aosta
  • Livello IIil collezionismo ottocentesco, da Vittorio Cacherano della Rocca Challant alla collezione della Accademia di Sant’Anselmo: al primo piano il grande salone rappresenta il punto di snodo tra la storia del castello e la nascita della raccolta della associazione culturale valdostana nel XIX secolo a cui sono dedicate tutte le stanze di questa sezione
  • Livello IIIle stanze di Madama Giovane e la collezione della Accademia di Sant’Anselmo: l’esposizione convive con le testimonianze di vita quotidiana al castello nell’Ottocento
  • Livello IVle fasi evolutive del castello e il soffitto ligneo del Quattrocento: il sottotetto, integrandosi con le testimonianze architettoniche ancora visibili, illustra le trasformazioni dell’edificio nel corso dei secoli con il supporto di tecnologie multimediali.
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Cappella di San Grato a Vieyes

Chiese e santuari  -  Aymavilles

La Cappella di San Grato, già menzionata nel 1693, fu sostituita nel 1855 dall’edificio attuale. Nel 1845 mons. Jourdain vi istituì una rettoria

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