La storia del castello di Graines è ben documentata ma il suo aspetto fiabesco e la sua posizione arroccata hanno anche dato origine a fantasiose leggende.

Il castello di Graines, per la natura montuosa ed impervia del luogo in cui sorge, non divenne mai residenza effettiva dei signori di Challant, che preferivano dimore più confortevoli.

Vennero quindi nominati dei castellani, residenti nel mandamento che da loro dipendeva, cui venivano affidati incarichi amministrativi e giudiziari. Difatti negli atti e nelle sentenze relativi al mandamento di Graines, a partire dal secolo XVI, compare la figura del castellano-giudice. Si deve ai castellani la redazione dei verbali delle udienze, e i cosiddetti “Registres des cries”, rendiconti delle rendite feudali provenienti da ciascun cantone del mandamento.

I Castellani amministravano per conto del Signore di Challant ed erano tenuti a presentare ogni anno, in un periodo convenuto, il cosiddetto “Rolle des biens”, con la specificazione delle singole voci in entrata e in uscita. Nella discussione delle cause i castellani si rifacevano sovente al diritto consuetudinario vigente da tempo immemorabile nella Valle d’Aosta, di cui erano garanti i “Sapientes huius Patrie Vallis Augustae”, ossia gli esperti del diritto non scritto.

Si riporta che il castellano di Graines, Antoine Vaudan, a nome del il conte René di Challant, alla presenza di numerosi testimoni e del mistral di Ayas, Jacquemetus Bertholini, tenne udienza in difesa dei diritti e interessi fiscali del conte contro alcuni uomini di Antagnod e Lignod, difesi da due notai della città di Aosta. Gli inquisiti furono accusati di essere entrati armati nel bosco e di aver rubato una certa quantità di legname, contravvenendo agli editti e alle consuetudini della Valle d’Aosta. Costoro furono detenuti nel castello di Graines.

Leggende

Il tesoro - Sotto il castello di Graines si narra sia sepolto un tesoro; nessuno mai è riuscito a portarlo alla luce, anche se molti ci hanno provato, tra gli altri un giovane mandriano. In sogno, una voce gli aveva indicato il punto dove avrebbe dovuto scavare, ammonendolo però di lasciare il nascondiglio prima che il gallo cantasse tre volte.
La notte successiva, l’uomo fece come gli era stato detto e, scoperta una botola, penetrò nella stanza del tesoro. Abbagliato dallo sfavillio dell’oro e delle gemme che a mucchi riempivano la grotta, indugiò a contemplare quelle favolose ricchezze, affondandovi cupidamente le mani. Il gallo cantò: una, due, tre volte. La botola si chiuse senza far rumore: e l’uomo restò prigioniero nella caverna incantata, né alcuno seppe più nulla di lui.

Le castellane - Il castello di Graines domina la valle dell’Évançon, là dove essa si allarga in distese di prati e di boschi, dall’alto di uno sperone di roccia. Vuole la tradizione che il maniero abbia avuto signori dispotici e castellane dal delicato pallore.
Affinché il riverbero del sole sulla neve e sui ghiacciai della Becca Torché non abbronzasse la bianca carnagione delle dame di Graines, si racconta che la gente del contado era obbligata dal feudatario a coprire di terra i pendii innevati della montagna.