Patrimonio culturale: Lillianes, Perloz, Pont-Saint-Martin

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Chiesa parrocchiale di San Rocco

Chiese e santuari  -  Lillianes

Costruita sulle fondamenta di un’antica cappella del 1490, la nuova Parrocchiale di San Rocco fu terminata nel 1723.
L’interno della chiesa parrocchiale è molto ampio, a tre navate, separate da due file di pilastri in pietra. L’altare maggiore in stile barocco, realizzato nel 1763 dallo scultore J.B. Gilardi e dal figlio Giuseppe, è un vero capolavoro di scultura. Ben quattro gli altari laterali, anch’essi barocchi, in legno dorato; inoltre si possono ammirare alcune statue dedicate a San Giuseppe, Sant’Antonio e alla Santa Vergine. Il busto presso l’altare ricorda il vescovo di Aosta Giovanni Battista Jans (1764-1847), nativo di Lillianes. Il portale in pietra reca il motivo gotico a goccia rovesciata. Accanto alla chiesa sorge il cimitero.

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Museo della Castagna

Musei  -  Lillianes

Il piccolo museo è stato allestito nell’edificio sede della cooperativa “Il Riccio”, che si occupa della raccolta, della selezione, dell’essiccazione e della commercializzazione della castagna.
Raccolta di strumenti ed oggetti utilizzati soprattutto nel passato per la lavorazione delle castagne, il museo presenta inoltre diverse specie zonali di questi frutti, per secoli alimento base delle famiglie che abitavano i territori della bassa valle del Lys e per questo motivo chiamati anche “il pane dei poveri”.

L’edificio che ospita il museo è composto da una “gra” (luogo per l’essicazione delle castagne) ricostruita sul modello di quelle antiche, e da locali comuni di abitazione (cucina e camera da letto).
Oltre a conoscere le tecniche di lavorazione di un tempo, nel mese di ottobre il museo offre la possibilità di seguire le fasi della raccolta e del trattamento attuale del prodotto, con macchine moderne che permettono una più vasta commercializzazione della castagna.

    (+39) 3493403923

Antico torchio di Perloz

Architettura  -  Perloz

Il torchio di Perloz è una interessante testimonianza della storia della viticoltura e delle tradizioni rurali della zona.
La torchiatura consentiva l’estrazione, tramite pressatura, della parte liquida dalle vinacce, ciò che restava al termine della fermentazione alcolica dopo che il vino era stato spillato dai tini.
L’albero è costituito da un’enorme trave di castagno della lunghezza di 7,3 metri che si muoveva grazie alla vite posta all’estremità del braccio più lungo.
L’antico torchio, oggi restaurato, si trova in un locale lungo e stretto, ad accesso libero.

LA STORIA DEL TORCHIO
La parte più antica dell’edificio è riconducibile al XVI secolo.
Nel XVII secolo il terreno su cui è stato costruito il torchio apparteneva al feudo dei Vallaise. Ricerche di archivio ne attestano la proprietà alla famiglia Gavy che, avendo contratto vari debiti, nel 1781 per ordine del giudice dovette cedere tutti i suoi beni ai creditori.
L’edificio passò così ai fratelli Glésaz, famiglia che manterrà la proprietà del torchio sino al XIX secolo.
Tra il 1790 e il 1812 l’edificio ha subito una ricostruzione globale, ben riconoscibile nel muro est.
Il torchio funzionò regolarmente sino agli anni ‘20 del XX secolo, terminando la sua attività per la drastica riduzione della viticoltura.
Anche se inattivo, il torchio rimase in buone condizioni fino al termine della seconda guerra mondiale quando un devastante incendio appiccato dai nazifascisti il 30 giugno 1944, nel corso di una rappresaglia contro i partigiani, ne compromise definitivamente la struttura.

Chemp, Varfey e altri villaggi a Perloz

Architettura  -  Perloz

All’arrivo a Crétaz di Miochaz, dove si parcheggia l’automobile, si diramano due percorsi; entrambi conducono agli ultimi villagi di Perloz che venivano definiti inaccessibili perché bisognava salirvi o discenderne a piedi.
Sono, in apparenza, dei “nidi d’aquila”, ma agevoli sentieri li raggiungono, salendo, in meno di un’ora di escursione.
I villaggi di Chemp e Varfey sono oggi raggiungibili anche in auto (Varfey da Lillianes e Chemp da Perloz).
Tra le case del villaggio di Chemp si può visitare un museo a cielo aperto con pregevoli opere di vari artisti che rendono questa meta ancora più interessante.

VARFEY
Sul tratto a monte di Crétaz, sopra una vasta terrazza che domina la valle centrale e la piana del Canavese si trova Varfey, dove alcuni granai richiamano la funzione cerealicola delle terrazze abbandonate d’attorno. Questo piccolo villaggio ha la peculiarità di trovarsi a cavallo della linea di confine tra i comuni di Perloz e Lillianes e le lettere P / L sono impresse sul sentiero e sui muri.

CHEMP
A un livello inferiore, Chemp è insediato, invece, su un’altura di rocce smussate dai ghiacciai al limitare dei frutteti di castagni. Fiere sagome di grandi abitazioni in pietra della fine del XIX secolo si stagliano sul paesaggio, al fianco di quelle di una minuscola cappella immacolata e di costruzioni rurali più semplici o più antiche.
A Chemp un bel granaio del XVII secolo fiancheggia una dimora abbellita, nella facciata, da una loggia ad arcate, nota come “la casa del notaio”.
Lontano dal frenetico contesto odierno delle città, questi villaggi sono oasi di pace, tuttora abitate in alcuni periodi dell’anno. Vi si lavora ancora nella stalla o nel laboratorio di scultura.
Visitare Chemp significa scoprire non solo edifici dalla pregevole architettura rurale, di cui solo una piccola parte restaurate, ma anche ammirare le opere d’arte, collocate tra le case, che animano questo antico villaggio.

Curiosità:
Il territorio di Perloz riserva anche altre sorprese: in primavera, cresce un fiore straordinario al Col Fenêtre di Perloz (1670 m): la peonia. La zona, per le sue peculiarità botaniche, fa parte della rete ecologica “Natura 2000”.
Il sentiero che in 20 minuti conduce al colle costeggia due villaggi che affascineranno gli appassionati d’architettura tradizionale: Pesse, insediato su una terrazza in dolce pendenza sovrastante il vallone di Nantey, è abitato soprattutto nella bella stagione, mentre il villaggio di Fenêtre, abbarbicato al versante dedicato un tempo all’agropastoralismo, è in abbandono.

Il mulino di Glacières

Architettura  -  Perloz

Azionato dalle acque del “ru” (canale irriguo) di Marine il mulino di Glacières (o Giassère) è molto antico, come dimostrano le date incise in alcuni punti della costruzione. La prima citazione documentale risale al 1501 e si trova nell’atto di infeudazione dei gestori del mulino da parte dei signori di Vallaise.

Il mulino passò poi dalla gestione privata a quella comunitaria del villaggio di Marine che agli inizi del ‘600 installò una nuova macina.
La comunità affittava il mulino ai conduttori che dovevano garantire la manutenzione del mulino e anche del ruscello. I pagamenti per i servizi di molatura avvenivano in cereali e farina.
Il mulino fu rimesso in funzione durante la seconda guerra mondiale dai partigiani della Brigata Lys e l’uso è continuato fino al primo dopoguerra.

Oggi l’impianto non è più attivo ma è comunque funzionante. All’interno sono conservate le due macine con le tramogge in legno per l’inserimento dei cereali e le madie per la raccolta della farina.

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Castello dei Vallaise

Castelli e torri  -  Perloz

Situato al centro del capoluogo, è il castello più antico del comune di Perloz, che risale sicuramente al XII secolo, dato che un documento del 1195 parla di una “sala domini” in Perloz.
Ancora ai nostri tempi viene chiamato l’ “Ohtal” (dal latino “hospitalis” e dal francese antico “ostel”), cioè dimora comoda con tutti i servizi.

La costruzione è imponente, con cinque piani fuori terra, e queste dimensioni dovevano avere anche un significato politico: l’imponenza della casa-forte doveva infatti colpire lo sguardo di quanti risalivano la Valle del Lys, dando prova della potenza della Famiglia Vallaise.
Interessanti sono una serie di finestre a bifora, trilobate, a tutto sesto e a crociera, bordate di pietra grigia. All’interno il palazzo era dotato di un pozzo a cui attingere acqua fresca. Due camini monumentali sono ancora visibili: su uno di essi lo stemma dei Vallaise, scolpito nella pietra grigia.

Il castello fu incendiato durante il rastrellamento nazi-fascista del 30 giugno 1944: il tetto è stato rifatto, ma non è stato possibile ripristinare i due piani di pavimento in legno.

Castello Vallaise "Charles"

Castelli e torri  -  Perloz

Il Castello Charles è un insieme di caseforti. Fu abitato da Jean Charles, notaio e castellano di Perloz e giudice reale di Bard, che nel 1709, avendo contribuito a liberare il forte dai francesi, fu premiato dal Duca Vittorio Amedeo II con la nobilitazione.

La casa è situata sul lato sinistro della strada carrozzabile arrivando da Pont-Saint-Martin.
Si tratta di un complesso di tre fabbricati affiancati, costituiti da quattro piani fuori terra, costeggianti una scarpata impervia con un ruscello al fondo.

La torre laterale, munita di caditoia, possiede all’interno un bel “viret” (scala a chiocciola) del 1616, ornato da una balaustra in pietra.
I due piani superiori della casa-forte presentano ancora i soffitti originali in legno; una stanza è munita di controsoffitto con vano-nascondiglio. Nella cucina è presente un enorme camino con cappa in legno.
Le cantine e le cosiddette prigioni poggiano sulla viva roccia, mentre a picco sul torrentello vi è un’apertura che facilitava la fuga dall’abitazione in caso di pericolo. Poco distante dalla torretta-ingresso è presente un’altra scala che permetteva l’accesso al corpo inferiore del castello, dove si trova una porta con lo stemma dei Vallaise-Challant, in memoria del matrimonio tra Pierre di Vallaise-Challant (ramo De la Côte) e Antoinette de Challant (1400 circa).

Questi edifici furono nel tempo rielaborati e modificati, ma la loro costruzione potrebbe risalire al XIV o XV secolo, con aggiunte del XVI e XVII secolo.

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Torre di Héréraz

Castelli e torri  -  Perloz

Il castello di Héréraz (o castello Hérères) apparteneva al ramo dei Vallaise-Hérères, estintosi nel 1390.
L’originario corpo abitativo è stato trasformato in casa parrocchiale e l’antica cinta muraria è servita come materiale di costruzione della chiesa. Il mastio, o “donjon” del castello, con mura di oltre sei metri di lato e spesse circa due metri, è stato adattato a torre campanaria: a sette metri da terra è ancora possibile vedere l’antica porta di accesso, con architrave sormontato da arco cieco, databile intorno all’ XI secolo.

Il castello fu ceduto da Alessandro di Roero Guarene, figlio di Rosalia di Vallaise, per la costruzione della chiesa di San Giuseppe, benedetta nel 1878.

Cappella della Santissima Trinità

Chiese e santuari  -  Perloz

Nel villaggio di Plan-De-Brun, al lato della antica mulattiera che sale al borgo di Perloz e lungo l’itinerario escursionistico Cammino Balteo, si affaccia la cappella dedicata alla Santissima Trinità che pare esistesse già nel XVIII secolo come risulta da una visita pastorale svoltasi nel 1786.

L’edificio venne ricostruito nel 1835 a spese di un abitante del villaggio.
Sul lato destro sorgono la sacrestia ed il campanile che ancora oggi reca evidenti segni di colpi di mitragliatrice essendo stato teatro di scontri tra partigiani e nazifascisti nel 1944 durante la lotta di liberazione.

La facciata richiama in parte l’architettura del santuario di Notre-Dame-De-la-Garde con un portico a tre archi davanti all’ingresso.

L’altare maggiore è in muratura, sovrastato da una cornice in legno intagliato e dipinto che racchiude una tela raffigurante l’incoronazione della Vergine ed i santi Pantaleone, Giovanni Battista, Giovanni evangelista, Vittore, Bartolomeo, Caterina e Anna.
Gli altari laterali sono in legno intagliato dipinto e dorato dedicati al Sacro Cuore di Gesù e al Sacro Cuore di Maria.

Cappella di San Rocco

Chiese e santuari  -  Perloz

Nel borgo principale di Perloz, questa cappella del XVII secolo è dedicata a San Rocco che, nell’iconografia artistica, presenta solitamente come elementi distintivi la conchiglia e il bastone di pellegrino e così è rappresentato nell’affresco centrale della facciata.
All’interno, il dipinto sull’altare rappresenta il Santo col cane, nell’atto di sollevare la veste per mostrare i segni della peste.

Chiesa di San Giuseppe

Chiese e santuari  -  Perloz

Guardando la chiesa dedicata a San Giuseppe, nel villaggio di Tour d’Héréraz, spicca la torre medievale che oggi è il suo campanile. A quel tempo molti viaggiatori passavano le acque del torrente Lys transitando sul vicino Ponte Moretta, situato a valle della chiesa, e questa torre serviva per controllare i viandanti ed il passaggio delle merci. Faceva parte di un complesso fortificato donato alla comunità di Tour d’Héréraz da un discendente della famiglia Vallaise nella seconda metà dell’800.

Nel 1878, anno di consacrazione della chiesa, la torre venne trasformata nel campanile modificando la sua parte terminale per far posto alla cella campanaria. A sette metri di altezza si può ancora vedere l’antica porta di accesso con architrave sormontato da un arco cieco.

La chiesa è generalmente chiusa.

Chiesa parrocchiale del Santissimo Salvatore

Chiese e santuari  -  Perloz

In passato la chiesa del Salvatore ha rivestito un ruolo molto importante perché la parrocchia di Perloz comprendeva tutta la valle del Lys. In seguito a partire dalla fine del 1100 si sono formate delle parrocchie autonome nei territori limitrofi.

Tra le più antiche della Valle d’Aosta, non si conosce con certezza la data in cui è stata costruita, secondo alcuni risalirebbe al 772, ma probabilmente è stata eretta intorno all’anno Mille. Di questo primo insediamento è rimasto solo il campanile (la cui base è del IX o X secolo ma le sopraelevazioni sono più recenti) perché nei primi anni del 1600 è stato interamente demolito per far spazio alla nuova chiesa.
La chiesa, costruita tra il 1616 e il 1620 nel medesimo luogo della precedente, ma con un diverso orientamento, è rimasta pressoché integra fino ai nostri giorni. La sua pianta è rettangolare ed è costituita da un’unica navata a tre volte a vela.

La facciata principale è affrescata con un dipinto raffigurante il giudizio universale risalente al 1676 ad opera di Bernardino Fererio della Val d’Ossola (Piemonte) prendendo come modello i dipinti della parrocchiale di Issime. Nella nicchia che sovrasta la porta compaiono i santi patroni della parrocchia, Il SS. Salvatore, Orso e Pietro.

Internamente si possono osservare l’altare maggiore in marmo nero a tarsie multicolori del 1786, la balaustra ed il pulpito che sono in noce intagliato.
Belli i pannelli con le statue di sant’Orso, san Grato, san Giovanni Battista, san Giovanni Evangelista e ovviamente il Santissimo Salvatore che è posizionato al centro.
Il reliquiario contiene una spina che dovrebbe essere della corona di Gesù, portata nella chiesa all’epoca delle crociate.

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Santuario della Madonna della Guardia

Chiese e santuari  -  Perloz

Il santuario di Notre-Dame de la Garde è posto in posizione panoramica nel territorio del comune di Perloz, all’imbocco della valle del Lys.

La prima costruzione del santuario sembra risalire al secolo XII, dovuta al ritrovamento casuale, come racconta la tradizione, di una statuetta della Madonna, probabilmente nascosta durante l’epoca delle invasioni barbariche. Tra il 1715 ed il 1718 venne realizzato un ampliamento.

La facciata è molto elegante, con un portico sostenuto da quattro colonne.
L’interno, affrescato nell’Ottocento dai fratelli Avondo, è sovrastato da volte a vela e tappezzato di quadretti votivi, manifestazioni della fede popolare e della gratitudine per la “grazia ricevuta”.

Degni di nota, i tre altari in legno del ’700 e la statua della Vergine miracolosa, assisa con il bambino, del XIV secolo.
Sul davanzale interno della facciata, a sinistra, una pietra ovale che serve da “élémosinaire”, con incisi la sigla IHS e lo scudo dei Vallaise.

Nella piazzetta davanti alla chiesa si trovano una bella fontana con colonna, con un mascherone datato 1642, ed una vasca scavata in un unico blocco di pietra.
Sul retro della chiesa si trovano il campanile e la casa dei pellegrini, con un elegante porticato da cui la vista spazia verso la pianura.

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Mostra "L'école d'autrefois"

Musei  -  Perloz

Il museo riproduce fedelmente un’aula di scuola dell’inizio del ‘900. Vi sono raccolti alcuni arredi ed oggetti scolastici provenienti dalla vecchia scuola di Marine, ora ristrutturata ed adibita a museo, oltre che a sala manifestazioni della Proloco.
Vi trovano spazio la cattedra, i banchi in legno con piano inclinato ed il posto per il calamaio, la stufa, quaderni, penne, pennini abbecedari e sussidiari. Sul muro sono collocate le carte geografiche con i confini dell’epoca e vari cartelloni, inoltre vi è la lavagna in ardesia, con i segni lasciati dalle pallottole di moschetto dei fascisti durante la rappresaglia del 1° luglio 1944.

La mostra apre su richiesta oppure in occasione di manifestazioni che si svolgono nella frazione.
Per informazioni e prenotazioni chiamare i numeri inseriti nella sezione “Contatti”.

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Museo della Resistenza Brigata Lys

Musei  -  Perloz

Il Museo, inaugurato nella nuova sede il 25 aprile 2008, è ospitato in Località Capoluogo all’interno dello storico edificio che fu dimora, subito dopo la guerra, della prima banda partigiana attiva nella bassa Valle d’Aosta, la Brigata Lys protagonista nel 1943 della prima azione di resistenza nella Bassa Valle, nel quadro più generale della guerra e della lotta per la Liberazione in Valle d’Aosta.
Cimeli, divise, elmetti, capi d’abbigliamento, bandiere, carte topografiche, armi, oggetti di vario genere sono opportunamente accostati a prezioso materiale documentario, fotografico e iconografico, valorizzato grazie alle tecnologie multimediali e a modalità comunicative nuove e coinvolgenti. Il Centro di Documentazione allestito nel Museo stesso è provvisto di pubblicazioni, video, CD, musicassette, manoscritti e documenti d’archivio. Il museo si è arricchito di video sulla Resistenza in Valle d'Aosta e a Perloz e di audioguide multilingue, che sotto forma di racconto, conducono il visitatore lungo tutto il percorso della mostra permanente

Visite su prenotazione contattando il Municipio ai numeri riportati nella sezione “Contatti”.

Les Chemins de la Liberté
Assieme al museo è possibile scoprire i luoghi della lotta partigiana lungo l’itinerario che si snoda dalla località Plan de Brun fino alla frazione di Marine, percorribile in circa un’ora di cammino.

 

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Ponte Romano

Architettura romana  -  Pont-Saint-Martin

È un’imponente testimonianza della romanizzazione della Valle d’Aosta. Incerta la sua datazione: per alcuni sarebbe stato costruito verso il 120 a.C., per altri nel 25 a.C.

Il ponte
Ancorato alla viva roccia da entrambi i lati, è alto 25 metri e la sua unica arcata è larga 35 metri. Alla base sono visibili, scavati nella viva roccia, gli alloggiamenti per le travi lignee che hanno costituito l’impalcatura necessaria per la costruzione dell’arcata in pietra. A fine Ottocento furono collocate alcune chiavi in ferro per consolidare la struttura. All’inizio dell’Ottocento fu costruito, poco più a valle, un altro ponte in legno, sostituito poi nel 1876 dall’attuale costruzione in muratura.

La leggenda
La fantasia popolare ha attribuito la costruzione del ponte al diavolo. La leggenda narra che San Martino, vescovo di Tours, dovendo ritornare dall’Italia nella sua diocesi, si trovò bloccato dal torrente Lys, che con la sua piena aveva travolto l’unica passerella. Il diavolo gli propose di risolvere il problema costruendo, in una sola notte, un solido ponte, ma pretese in cambio l’anima del primo che avrebbe attraversato il ponte. Il santo accettò, ma la mattina dopo, lanciando un pezzo di pane all’altra estremità del ponte, fece sì che il primo ad attraversarlo fosse un cagnolino affamato. Il diavolo, furente, scomparve nel Lys tra lampi e zaffate di zolfo, ed alla popolazione rimase il ponte. La leggenda costituisce tuttora uno dei temi fondamentali del carnevale di Pont-Saint-Martin, che si conclude proprio con il rogo del diavolo sotto il ponte romano.

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Casaforte l' Castel

Castelli e torri  -  Pont-Saint-Martin

Anticamente denominato della Rivoire, il castello fu costruito in diverse fasi ed utilizzato come residenza dai signori di Pont-Saint-Martin a partire dalla fine del secolo XV. Più volte rimaneggiata, mantenendo tuttavia ancora vari aspetti significativi, nelle sue forme primitive la struttura poteva essere identificata come una fortificazione rurale (da cui la denominazione di casaforte), ma la sua funzione, oltreché difensiva, era anche ostentativa, venendo incontro all’esigenza di sottolineare il prestigio di cui godevano i proprietari.
L’edificio si sviluppa su quattro piani: un vano seminterrato, con funzione di magazzino o locale per la lavorazione di prodotti agricoli, due piani che rappresentano i piani nobili ed un terzo, con finestre a sedile, dalle caratteristiche abitative più modeste.
Sul lato sud-ovest si nota un corpo aggettante che poggia su mensole sovrapposte di pietra squadrata. A nord-ovest, verso via Castello, è ben visibile la struttura muraria originaria, in pietrame e malta di calce; in alto spicca un caratteristico camino. Sul lato nord-est si trovano l’ingresso ed il vano scale da cui si accede al piano rialzato ed ai due sopraelevati. Vari elementi interessanti presenta anche il lato sud-est, che si affaccia sul cortile interno: tre finestre con inferriata, un balcone in legno poggiante su un sistema di mensole, travi e saette ed infine la piccionaia.
Il restauro realizzato nel 2012 ha permesso di recuperare il fabbricato sottraendolo all’incuria e ai segni del tempo e permettendone la restituzione alla popolazione e a tutti coloro che sono interessati alla storia del paese.

La visita
Dopo la ristrutturazione, la casaforte dei signori di Pont-Saint-Martin è divenuta dimora non più di nobili famiglie, bensì di talenti e cultura, un museo e polo culturale che riconsegnano degnamente alla collettività questo edificio storico in tutto il suo splendore.

Oltre ad alcuni disegni del maestro Francesco Corni, la struttura ospita diversi arredi d’epoca appartenuti alle collezioni dell’Amministrazione regionale, allestiti al piano nobile insieme alla mostra “Presenze”, abiti e biancheria antichi interpretati da Daniela Evangelisti.
Il terzo piano è dedicato alle opere dello scultore Cristiano Nicoletta, messe a disposizione dalla Soprintendenza per i Beni e le Attività Culturali della Regione Autonoma Valle d’Aosta, nonché all’esposizione “Il bombardamento di Pont Saint Martin – 1944”. Salendo all’ultimo livello si trova infine la mostra fotografica “Vignobles” a cura di Enrico Peyrot.

    (+39) 0125.807793
    (+39)335.1251920
    biblioteca@comune.pontsaintmartin.ao.it

Castello Baraing

Castelli e torri  -  Pont-Saint-Martin

Costruito a partire dal 1883 su una rupe sovrastante il vecchio borgo, il castello fu voluto dal dottor Pietro Annibale Baraing, una delle figure di rilievo di Pont-Saint-Martin.
In stile neo-gotico, secondo il gusto del tempo, e circondato da un ampio giardino con serre e fontane, l’edificio fu terminato nel 1893.
Nel 1931 venne donato al comune di Pont-Saint-Martin che ne fece la sede del municipio; dal dopoguerra ai primi anni ’60, esso ospitò l’Avviamento Professionale Regionale.
Dopo anni di abbandono, è stato restaurato ed adibito a sede della Comunità Montana Mont Rose.

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La chiesa di Fontaney

Chiese e santuari  -  Pont-Saint-Martin

La Chiesa di Fontaney si trova lungo la strada regionale di Perloz, poco al di sopra del centro di Pont-Saint-Martin, nascosta dalla vegetazione dei cipressi e dei bossi, in un luogo ricchissimo di sorgenti la cui umidità ha causato purtroppo il declino di questo bel modello, che riproduce in miniatura la pianta della Cattedrale di Aosta, e da cui deriva il toponimo, che significa “luogo delle fontane”.

Storia
Costruita tra il 1590 e il 1595 dal barone Pierre di Vallaise su un terreno di proprietà della sua famiglia, a lato della casa-forte, fu intitolata al Preziosissimo Sangue e Corpo del Nostro Signore Gesù Cristo e alla Beata Vergine Maria.
Al momento della costruzione della chiesa, il territorio di Pont-Saint-Martin apparteneva ancora alle parrocchie di Perloz e Donnas; dopo infinite suppliche e istanze da parte degli abitanti e del barone costruttore, il 5 giugno 1614 la chiesa fu finalmente eretta in parrocchiale dal vescovo Martini, e tale rimase fino al 1899.

Descrizione
La chiesa è a pianta rettangolare, a tre navate, divise da pilastri affrescati con scene di vita di Santi. I dipinti interni, in discreto stato di conservazione, portano la data del 1726. L’abside poligonale è provvista di deambulatorio che prolunga le navate laterali. Le volte sono a vela, divise da cordoni di pietra grigia. La facciata è stata affrescata nel 1600: i dipinti rinascimentali raffigurano scene delle Sacre Scritture.
Sul fianco destro è addossata la Cappella del Santo Rosario, contemporanea al resto della costruzione.
Il presbiterio è posto su un gradino sopraelevato rispetto al pavimento della navata: era anticamente delimitato da due colonne di tufo, ancora visibili sui muri laterali.
Le navate sono illuminate da quindici grandi finestre, un tempo dotate di vetri a piombo con le immagini di San Martino, la Gloria di Cristo, la Vergine e i Dodici Apostoli.
All’interno, un affresco su di una colonna rappresenta l’episodio di San Martino, il santo che dà il nome al comune, che soccorre un mutilato, mentre sulla fiancata destra si vede la Cappella del Santissimo Rosario, dove sono sepolti dei membri della famiglia dei Mongenet, originari della Francia e fondatori nei secoli XIX e XX di importanti fabbriche a Pont-Saint-Martin e nei dintorni.
La sacrestia era in comunicazione con il campanile, ormai crollato.

Nel 1839, con l’inaugurazione della nuova parrocchiale, costruita in pianur, l’antica chiesa iniziò ad essere spogliata di ogni ornamento e fu progressivamente abbandonata.
Nel 1904 un’ordinanza del Consiglio Comunale di Pont-Saint-Martin ne avrebbe addirittura disposto la demolizione, per consentire l’ampliamento del cimitero attiguo. L’intervento del parroco don Fortunato Quendoz fu decisivo e valse a salvare dalla distruzione questo gioiello di architettura sacra: la Direzione Regionale dei Monumenti Antichi dichiarò infatti nel 1910 la Chiesa di Fontaney monumento nazionale.
Nel 1968 si intervenne sugli intonaci e nel 1998 si provvide alla ricostruzione della copertura, al termine di una serie complessa di interventi di recupero e di restauro che hanno ridato l’identità al monumento.
Dal 2009 la Chiesa di Fontaney è stata finalmente restituita alla popolazione.

Museo del Ponte Romano

Musei  -  Pont-Saint-Martin

Il museo è dedicato al grandioso ponte costruito dai Romani nel I secolo a.C., la cui maestosa arcata è la più ampia tra quelle risalenti alla stessa epoca ancora esistenti in Europa.

Un’interessante serie di fotografie, disegni e documenti sul tema, permette di soddisfare qualsiasi tipo di curiosità legata al ‘‘Ponte del Diavolo”: i materiali utilizzati e la tecnica costruttiva, le leggende che vedono il ponte protagonista, il restauro ottocentesco, lo scampato pericolo corso con il bombardamento alleato dell’agosto 1944.
Inoltre il museo del ponte romano è il punto di partenza per un’approfondita visita a 360° del paese Pont-Saint-Martin, presentato in un filmato proiettato nella stessa saletta.

Carnevale storico

Tradizioni  -  Pont-Saint-Martin

Il Carnevale di Pont-Saint-Martin è nato nel 1910 e trae origine da due distinte leggende popolari.
Una è imperniata sul personaggio del Diavolo che, come vuole la leggenda, fu interpellato da San Martino per la costruzione di un ponte solido sul torrente Lys. Il Maligno innalzò un bellissimo arco in una sola notte, ma in cambio chiese l’anima che per prima vi fosse transitata. Il Santo però ingannò il Diavolo facendo passare sul ponte un cane: il Maligno si infuriò e voleva distruggere la propria opera: aveva già aperto una breccia sul parapetto del ponte, ma San Martino piantò una croce nel suo punto più alto e fece scomparire il Diavolo. In seguito venne eretto un oratorio nel luogo dove era stata fatta la breccia, per annullare il maleficio che non permetteva di ripararla in nessun modo.
Il personaggio della Ninfa si rifà invece alla leggenda della Fata di Colombera: secondo la tradizione questa leggiadra creatura abitava in un antro scavato nella roccia nei pressi di Réchanter. Ma gli abitanti del borgo la accusarono di iniquità ed ella decise di lasciare quel luogo inospitale. Fece cadere una pioggia torrenziale che ingrossò le acque del rivo di Réchanter, poi fermò le acque del Lys formando un lago nel quale ella si adagiò, per poi ridare nuovamente sfogo ai flutti. La terribile ondata, arrivata nei pressi di Pont, rischiava di travolgere il Ponte Romano ed alcuni abitanti del paese invocarono la ninfa: “Baissez-vous, la belle, et laissez-nous le pont!” La giovane creatura, commossa, risparmiò il Ponte ed il paese, cosa che gli abitanti ricordano ancor oggi con riconoscenza.
Durante la festa si svolge anche la “corsa delle bighe”, in ricordo dell’occupazione Romana al tempo dei Salassi, ed i festeggiamenti si concludono con il rogo del Diavolo sotto il ponte.
La manifestazione inizia il sabato grasso per terminare il mercoledì delle Ceneri.

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