Memorie storiche
L'alpinismo nella Valdigne
Località: Courmayeur
Contatti
Già frequentati in epoche preistoriche, soprattutto nei periodi di clima più caldo, i valichi alpini vennero razionalmente utilizzati in epoca romana, con la costruzione delle due strade consolari dell’Alpis Graia (Piccolo san Bernardo ) e del Summus Penninus (Gran San Bernardo).
Per incontrare una frequentazione umana che si spinga più in alto, verso le vette, bisogna però aspettare il XVIII° secolo e lo spirito positivista, che intende indagare scientificamente anche su quella parte di ambiente abitualmente inospitale per l’uomo. Fisici e naturalisti intendono spingersi sempre più in alto per effettuare le loro ricerche e misurazioni: è su loro impulso che gli abitanti della montagna escogitano strumenti e cercano itinerari per arrivare “lassù”. Nel 1760 lo scienziato e naturalista ginevrino Horace Béndédict De Saussure mette in palio un premio per chi fosse riuscito a trovare una via per raggiungere il Monte Bianco, che nel 1745 era stato individuato come sommità delle Alpi; il premio fu intascato da Jacques Balmat, cercatore di cristalli, e da Michel Paccard, medico, che l’8 agosto 1786 raggiunsero la vetta partendo da Chamonix. Fu l’inizio di un’autentica processione, che nel 1808 vide l’ascesa della prima donna, Marie Paradis, e nel 1820 il primo incidente: la comitiva del Dott. Hamel di Pietroburgo fu travolta da una valanga e tre montanari di Chamonix vi persero la vita. Anche sulla scia di questo fatto, nacquero le prime Società delle Guide: nel 1825 a Chamonix, nel 1850 a Courmayeur.
La frequentazione della montagna, intanto, andava cambiando: non erano più solo scienziati quelli che arrivavano per scalare le montagne, ma erano anche turisti, attirati dalla bellezza della natura alpina e dal gusto romantico della sfida con se stessi e con gli elementi. Questo porta le guide di Courmayeur a cercare una via di accesso al Monte Bianco che partisse dal loro paese: problema risolto nel 1863 attraverso un complesso itinerario (Col du Midi, Mont Blanc du Tacul, Mont Maudit) dalle guide Julien Grange, Adolphe Orset e Joseph-Marie Perrod, che accompagnavano l’alpinista britannico R.W. Heads. Un’altra importante conquista fu la cima delle Grandes Jorasses, raggiunta nel 1868 dall’alpinista inglese Walker. Il Monte Ruitor (m. 3.486) fu salito dalla valle di La Thuile nel 1862 dagli alpinisti inglesi Mathews e Bonney, con la guida Michel Croz.
Dopo questa fase, l’alpinismo, che fino a quel momento aveva cercato i punti deboli delle montagne per conquistarne le cime, cominciò a porsi nuovi obiettivi, più sportivi: creare dei nuovi itinerari sempre più difficili, per arrivare a delle cime già conquistate o delle cime secondarie. Un ardito problema è stato il Dente del Gigante, tentato nel 1880 dall’inglese Mummery con la guida Burgener, i quali si ritirarono sotto la Gran Placca perché ritenuta un ostacolo impossibile. Nello spirito degli sportmen inglesi di fine secolo, infatti, la lotta con le difficoltà della montagna doveva essere una lotta leale, senza l’ausilio di mezzi artificiali. Ma nel 1882 le guide Jean Joseph, Daniel e Baptiste Maquignaz, facendo un largo uso di mezzi artificiali, conquistarono la vetta: era veramente l’inizio dell’era moderna dell’alpinismo.